
Si è appena concluso il Campionato in Brasile e ancora prima di trarre delle conclusioni abbiamo preferito sentire il parere del Direttore Tecnico, che abbiamo intercettato al rientro in Italia. Gli abbiamo chiesto un parere generale che in seguito approfondiremo intervistando gli atleti
Emiliano Brasini
«Come in ogni competizione ci sono luci e ombre, che con il senno del poi sembrano chiare ma sono invece molto complesse - inizia a spiegare Bardi -. Il risultato di De Mola è l’ennesima dimostrazione di come Giacomo sia un atleta polivalente e con doti che non si limitano solo alla profondità come viene spontaneo credere. Ho sempre sostenuto che le sue qualità migliori non sono quelle apneistiche, e lo ha ampiamente dimostrato. Negli ultimi 3 Mondiali ha ottenuto un primo, un terzo e adesso un secondo posto, in un periodo storico nel quale gli avversari di alto livello sono tanti. Ha fatto bene sia negli abissi che in oceano. In particolare, in questa gara è riuscito a disputare 2 giornate di alto livello e solo per una manciata di punti non ha vinto, duellando comunque con un atleta fortissimo, che stimo molto, ovvero il vincitore Lamartiniére; a conti fatti ha vinto con una differenza davvero minima, tanto che tutti davano per certa la conquista del titolo da parte di De Mola, fino a quando la bilancia per pochi grammi ha decretato il contrario. Comunque, oltre alla stima per chi ha vinto, direi che la medaglia d’argento di Giacomo è una grande soddisfazione.
«Puretti nella prima giornata ha dimostrato le sue qualità di adattamento alle mutate condizioni marine, decidendo una strategia che poi si è dimostrata vincente. Ha disputato una prova maiuscola e se non avesse perso un bel pesce proprio a inizio gara avrebbe vinto la frazione. Poi, nella seconda giornata, per una questione di dettagli non è riuscito a mantenere la testa della classifica, ma considerato tutto, direi che ha disputato un bel campionato e, come dicevo, con un paio di dettagli differenti poteva stare sul podio, ma le gare sono così.
«Invece, è andata decisamente peggio a Cubiciotto, che ovviamente è deluso dalla sua prova, ma va detto che durante la nostra seppur breve preparazione è quello che aveva trovato i punti migliori, poi a causa delle improvvise condizioni di acqua sempre più torbida e per il mare mosso, quei punti importanti che avrebbero potuto dargli grandi soddisfazioni. E si sono rivelati una trappola. Infatti, avevamo previsto che a causa delle condizioni mutevoli, forse non conveniva impostare la gara su quegli spot trovati in precedenza, ma in oceano è davvero difficile fare previsioni perché cambia tutto in un attimo e allora per diversificare abbiamo deciso insieme di rischiare questa scelta, perché se si fosse dimostrata valida avrebbero potuto cambiare anche De Mola e Puretti; al contrario, invece, avrebbero avuto la serenità di continuare la gara nel modo prescelto, come hanno poi fatto. In pratica Alfonso era indeciso, ma alla fine ha fatto anche un sacrificio per la squadra.
«Mi spiego meglio. C’era un pesce che poteva portare a un grande salto di punteggio in classifica nonostante se ne poteva prendere solo uno, ma erano grandi e stavano in tana. Pesci dai 3 ai 5 chili che Alfonso aveva trovato su delle spacche in 8 metri di profondità. Dopo che ha capito che non conveniva andare a segnale, perché in tana non si vedeva niente e sentiva solo le scodate, ha dovuto cambiare strategia, portandosi dietro il fardello della delusione e dovunque andava c’erano decine di persone che da almeno 2 ore avevano già setacciato tutto, per cui se si somma lo stato d’animo alle condizioni di gara, non è facile per nessuno venirne fuori.
«Il secondo giorno le nostre fonti ci dicevano che le condizioni sarebbero di nuovo cambiate e siccome aveva dei segnali ancora più importanti e strategici, abbiamo deciso di nuovo di rischiare, ma questa volta per meno tempo. Purtroppo, anche durante la seconda frazione non c’erano più di 30 centimetri di visibilità e le tane di Alfonso, con pesci da 4-5 chili, erano impraticabili, così come l’aspetto a dei grossi pesci in un paio di zone differenti. Dopo che ha tentato queste carte, si è di nuovo buttato nella mischia, ma oramai era passati in tanti per via dei campi di gara minuscoli.
«Adesso è facile dire che sono state scelte sbagliate, ma spesso il risultato si gioca sul filo di lana. Se avesse preso anche solo uno di quei pesci al giorno, adesso parleremmo di tutta un'altra storia. Non è stata una questione di abitudine o di tecnica perché in preparazione sembrava quello che si fosse meglio adattato, in tutte le varie simulazioni, tanto che i suoi compagni lo davano per quello che avrebbe fatto meglio, ma purtroppo un poco di sfortuna e un pizzico di inesperienza in oceano ci hanno messo lo zampino. È difficile che tutti e 3 gli atleti di una nazionale fanno bene; lo dimostrano i risultati delle altre squadre. Per quanto mi riguarda, Cubiciotto è un atleta fortissimo, che avrà senz’altro modo di rifarsi e sono sicuro che trasformerà questa esperienza in una crescita.
«Voglio spendere con piacere due parole sul resto del gruppo, ovvero Dessi, Vallicelli e Fazzolari, che si sono impegnati al massimo e si sono comportati da veri uomini squadra, tra l’altro facendo una bella esperienza formativa. Molti avrebbero schierato Dessì titolare, ma chi ci dice che non avrebbe poi incontrato dei problemi con il rischio di bruciare la sua fiducia? Invece, credo che questa esperienza lo abbia reso più consapevole di quanto sono differenti le gare internazionali, soprattutto in oceano. Lo stesso vale per Luca e Andrea, ben consapevoli ancora prima di partire che una gara come questa, dove i pesci sono strani e hanno comportamenti molto diversi dai nostri e dove il mare cambia continuamente, sarebbe stato complicato. Purtroppo, si prendono decisioni a distanza e molto tempo prima. Poi anche io sbaglio, ma se le mie scelte fino a oggi hanno portato risultati e crescita generale di tutta la Nazionale, mi inducono a continuare su una strada che funziona. Poi ,è chiaro che ci sono anche gli altri concorrenti, non a caso Francia, Tahiti e Spagna erano arrivate in Brasile con il doppio delle persone rispetto a noi e hanno studiato la zona e le condizioni per un tempo nettamente più lungo del nostro. Nonostante questo siamo finiti a una manciata di punti dalla vittoria individuale e da una buona medaglia per Nazioni e per giunta in un oceano che ci ha sempre visti in difficoltà. Quindi, non posso dire che tutto è andato bene, ma nemmeno che sia andato male. La più grande soddisfazione è l’orgoglio che provo verso questa squadra così unita e volenterosa, nonostante le difficoltà. Quando hai un gruppo come quello attuale, arrivano anche i risultati; è solo questione di pazienza per trovare il posto e il momento giusto. Ora siamo ancora più consapevoli che possiamo fare bene ovunque e che abbiamo anche un bel ricambio, perché oltre a quelli che erano in Brasile abbiamo diversi altri atleti con tante potenzialità, pronti a dare il loro contributo».

