È passato un anno dal webinar condotto da Silvio Mercadante, Carlo Altomonte e Federico Mana. Da qui è stata introdotta questa didattica, a oggi non riconosciuta. Ce ne parla Mercadante
Filippo Carletti
Estro, acronimo di Endless Self-Teacing Results Oriented, nasce da un’esperienza precedente, chiamata FeX e creata assieme ad Andrea Vitturini ormai diversi anni fa. Nel tempo si è arricchita di contributi provenienti da molte decine di apneisti, e ultimamente si è impreziosita della collaborazione con Carlo Altomonte e Federico Mana.
Alla base di questo percorso c’è il desiderio di creare un metodo di allenamento che ne rispetti e ne catturi le forti specificità rispetto ad altri sport. Tra i punti di partenza, lo studio di dati relativi alla crescita prestazionale di molti apneisti, da cui emerge la necessità di riconoscere che a fasi diverse dello stesso tuffo corrispondono tassi di consumo anche molto diversi. Dunque, non un unico tasso di consumo caratteristico di ogni atleta, in funzione della tecnica, dell'attrezzatura, della condizione atletica, ma piú tassi diversi, dipendenti principalmente dallo stato emotivo.
Se nella prima fase, quella di benessere (denominata "A" nella terminologia Estro), consumiamo tutti poco, nelle fasi successive, fuori dalla zona comfort, il consumo dipende moltissimo dalle capacità di gestione emotiva dell'apneista. Dunque, molto piú un fatto mentale che atletico!
L'idea è semplice: finita la parte facile di un tuffo, entra in gioco la paura per un atto, la sospensione del respiro, per cui l'uomo non è affatto ben adattato. E la paura, spesso inconscia, provoca reazioni che modificano di molto il tasso di consumo.
«La paura ha sede in strutture neuro-psicologiche complesse, di cui peraltro non sono esperto - spiega Mercadante -. Ecco perché ho coniato l'idea di “bambolina”, che ha tanti estimatori e anche qualche detrattore, ma che è solo una metafora per semplificare. Come una matrioska, penso all'essere umano come caratterizzato da tanti strati, tanti gusci, al cui centro c'è l'istinto di conservazione, la bambolina piú interna della matrioska. Che "parla poco"… proprio perché quando lo fa vuole essere ascoltata.
«La trovo una metafora potente che, per esempio, mi porta a dire che la bambolina va svegliata col profumo di caffè. E il caffè va messo su prima che lei si svegli. Se aspetti che lo faccia, ormai è tardi: si sveglierà nervosa, e ti renderà impossibile l'apnea. Per dirla con Corrado Guzzanti, bisogna occuparsi di lei prima che lei si occupi di noi.
«Nell'approcciare l'apnea agonistica, venendo da diversi altri sport, ho subito sentito la mancanza di fondamentali. Nel tennis dritto, rovescio, eccetera, e in apnea? Non parlo della nuotata in immersione, dove i fondamentali sono facilmente riconoscibili, ma proprio della capacità di trattenere il respiro. Non trovandoli… me li sono creati.
«Ecco perché Estro consiste in una serie di strumenti molto concreti per l'allenamento della gestione emotiva delle fasi "difficili' dell'apnea. Per farlo, ha inoltre messo a punto un vocabolario comune (A, B, CsuB, B+, ZeN, bambolina…), con lo scopo di facilitare la condivisione di esperienze di allenamento, trasformando, di fatto, l'apnea da sport individuale a sport di squadra.
Questa è la filosofia che segue anche il tuo club, SottoSotto. Perché si chiama così?
«Sí, questo è il nostro modo di capire l'apnea. Quanto al nome del club… è nato durante un viaggio in auto. Ci è sembrato simpatico. Richiama la profondità, lo stare sott’acqua, ma è anche un’espressione idiomatica: sotto sotto qualcosa c’è. Tra di noi è familiarmente s8s8, e anche questo ci piaceva. Il nostro club è nato con una vocazione didattica, principalmente per l’apnea. Poi abbiamo intrapreso il percorso agonistico, con successi anche importanti, e l'interesse per questa disciplina è diventato esclusivo».
Come si imposta un allenamento di squadra col metodo Estro?
«Ormai sono 2 anni che seguo a distanza, da ottobre a maggio, diversi gruppi. Sono principalmente agonisti, ma ci sono anche istruttori interessati agli aspetti didattici e allievi curiosi e motivati. Gli allenamenti non sono basati sul ritmo. Niente tabelle con tempi di ripartenza imposti. Lo stesso allenamento, addirittura nella stessa corsia, può essere svolto da apneisti con prestazioni molto diverse. Questo, tra l'altro, giova moltissimo alla coesione del gruppo. Inoltre, negli ultimi tempi questo approccio lo abbiamo applicato anche a bambini di 8, 9 anni, con risultati spettacolari».
Pensi che diventerà mai una didattica?
«Ma lo è già! Ok, non è riconosciuta, magari lo diventerà. Certamente è un metodo strutturato che molti apneisti stanno già usando da tempo. Uno dei passi che dovremo compiere con Carlo e Federico è quello di creare una figura di “formatore Estro” che sia in qualche modo certificata, a garanzia dell'utenza».
Si potrebbe dire che se Apnea Academy è la didattica del rilassamento e Share Equalization è quella della compensazione, allora Estro è quella dello sforzo e dell’impostazione mentale?
«Guarda, la metterei cosí: Estro si concentra sulla gestione della parte mentalmente piú impegnativa dell'apnea. Il mantra è: fuori dalla zona comfort c'è un sacco di roba interessante».
Questo genere di allenamenti hanno ottenuto successo?
«Vorrei che lo dicessero i numeri, perché il mio parere è certamente di parte! Come squadra, s8s8 ha vinto un paio di titoli italiani assoluti e ha collezionato altri podii. E poi “vantiamo” Cristina Rodda, che è anche la mia compagna. Non è solo un'atleta fortissima, quest'anno nuovamente in Nazionale. È anche e soprattutto un esempio di sportività e di umanità. Poi ci sono alcune decine di atleti di altre società, che ho allenato o che ho contribuito ad allenare. Da questo punto di vista, la collaborazione con Altomonte, coach di una società “rivale”, costituisce forse un unicum sportivo di cui andiamo entrambi fieri. Il mio punto d'orgoglio maggiore, però, è sapere che molti apneisti “normali” sono riusciti, grazie a Estro, a superare blocchi che ritenevano definitivi. Nasce per l'apnea indoor, ma la collaborazione con Mana lo sta arricchendo di strumenti specifici per l'outdoor».
Trovi una grande differenza nel pensiero di chi gestisce lo sforzo indoor e outdoor?
«Se sei a dieta preferisci passare davanti a una ferramenta che davanti a una pasticceria, giusto? Poche cose costano sul piano emotivo quanto le tentazioni. E credo che la questione sia anche piú profonda di un “mero fatto psicologico”. Te la racconto così. Diciamo che ti scappa la pipì, ma sei in giro. Potresti cercarti un bagno pubblico… ma preferisci quello di casa tua. Elimini non solo quel pensiero, ma entro certi limiti anche quella necessità. Poi arrivi finalmente a casa, e quando sei in ascensore fai fatica a trattenerla! Quel pensiero, ma soprattutto quella necessità, sono diventati quasi insopportabili. Sono venuti meno quei “freni inibitori” che prima erano in atto. Quando sei a 40 metri, non se ne parla di respirare. Ma quando pinneggi in orizzontale, sotto un metro d'acqua, la tentazione di uscire a farlo non ti abbandona mai. In un tuffo a 80 metri, arrivi al piattello a circa un terzo del “serbatoio” (la risalita costa almeno il doppio della discesa…). Il tuo potere decisionale lo puoi esercitare solo in discesa, quando sei in una fase di benessere. Ma in superficie ci devi tornare per forza. Quindi le negoziazioni con te stesso puoi farle solo nel primo 30 per cento circa. In dinamica, negozi di continuo, fino alla decisione di uscire. La tentazione non ti abbandona mai. Gestirla può diventare logorante, se non impari a farlo correttamente. Il lavoro che svolgo con gli atleti outdoor che seguo (tra cui Stefano Byloos e Fabio Russo) è diverso da quello indoor, anche se ovviamente il paradigma concettuale per me rimane lo stesso».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Sicuramente continuerò la formazione a distanza e a occuparmi dei miei atleti. Occasionalmente potranno esserci stages, del tipo di quelli che fanno anche Altomonte e Livia Bregonzio (anche lei testimonial Estro). Poi c'è un progetto molto ambizioso a cui sto lavorando, con Mana e altri due soci. Per ora non dico altro, ma ti prometto che lo farò non appena verrà lanciato!».