Una linea dedicata espressamente all’apnea. Si tratta di una muta monopezzo da 2 millimetri con la cerniera posteriore e di una pinna con la pala in carbonio e la scarpetta che deriva da quella montata sui modelli da pesca, alla quale sono stati accorciati i longheroni
di Stefano Tovaglieri
Con l’evoluzione dell’apnea agonistica e l’incremento del numero dei partecipanti alle gare, anche l’interesse delle aziende per la produzione di articoli dedicati al freediving è in forte crescita. In particolare, l’introduzione delle specialità delle due pinne nelle competizioni indoor e outdoor, ha riportato l’attenzione dei grandi brand sulla produzione e distribuzione di attrezzature sempre più performanti per agonisti di alto profilo, e non solo. Lo stesso vale per le mute, che dai mari tropicali al Mare Nostrum devono sempre più garantire confort ma anche velocità, riducendo al minimo gli attriti.
È seguendo questo trend che anche la Pathos ha realizzato una nuova linea dedicata all’apnea per supportare le ambizioni degli agonisti. Due sono i prodotti, che abbiamo testato in mare e in piscina: la muta e le pinne Nerò. Un nome che già di per sé evoca l’anima e la filosofia che spinge l’apneista puro verso il Mare: “acqua”. Due elementi dell’equipaggiamento che fin dalle prime battute regalano quelle sensazioni di benessere che originano proprio dallo sperimentare la fusione con l’elemento liquido, una sensazione che ogni apneista ricerca nel suo rapporto intimo con il Mare e, più in generale, con l’acqua.
Muta Nerò
Si tratta di una monopezzo con la cerniera dorsale. Viene confezionata in neoprene liscio esterno e foderato interno da 2 millimetri. La fodera interna, in jersey, garantisce la massima elasticità, mentre il glide skin esterno assicura una notevole scorrevolezza, riducendo al minimo gli attriti. Aspetto, questo, particolarmente apprezzato nei tuffi profondi quando, oltre certe quote, si procede in caduta, sfruttando le energie spese nella prima parte del tuffo.
Particolari sono gli inserti bifoderati in jersey sotto le ascelle che, contro ogni aspettativa, non limitano la distensione delle braccia in avanti, oltre la testa, per la ricerca dell’assetto ottimale e della migliore posizione idrodinamica nella prima parte dell’immersione profonda, ma anche nelle prove di dinamica, nelle quali il passo gara rappresenta il giusto compromesso tra pinneggiata, assetto e scorrevolezza.
Una soluzione tecnica, questa, apprezzata anche nei tuffi in caduta nei quali, dopo i primi metri, si procede alla ricerca del totale rilassamento. È qui che le braccia, inizialmente distese oltre la testa, tornano lungo i fianchi per favorire il rilassamento del collo e della testa e non limitare la compensazione.
Gli inserti bifoderati in questo caso riducono gli attriti che, invece, il neoprene liscio esterno produrrebbe. Insomma, dettagli, come direbbe Michelangelo: “… che fanno il capolavoro”.
Ottima la coibentazione nonostante i soli 2 millimetri di spessore. Personalmente, l’ho utilizzata in mare, in Mediterraneo, per tuffi le cui profondità variavano tra i 40 e i 55 metri e, nonostante i termoclini che già dai 18 metri in giù creavano un gradiente termico di rilievo, la percezione del freddo è stata minima.
Ne deduco che lo schiacciamento del neoprene è davvero contenuto nonostante le quote raggiunte. M’immergevo con una temperatura che in superficie segnava circa 25 gradi, mentre al primo taglio freddo si passava a circa 16, per poi abbassarsi ulteriormente dopo i 27/30 metri.
Non ultimo per importanza, il design. Caratterizzato dai colori blu cobalto e bianco sullo sfondo classico del nero neoprene, catalizza l’attenzione proprio sull’elemento “Nerò”; l’acqua, di cui è fatto per l’80% per cento il nostro corpo e che porta l’apneista a integrarsi totalmente con il Mare e, ancora prima, con la piscina, dove quasi sempre hanno inizio gli allenamenti. E poi la finitura! Davvero precisa nel taglio e nelle cuciture, tutte interne.
Ottima la vestibilità. La cerniera dorsale si chiude e si apre facilmente in autonomia grazie al cordino in dotazione, che può essere bloccato dalla chiusura del girocollo in velcro.
Le taglie disponibili sono: S, M, L, XL e XXL e ottimo il rapporto qualità/prezzo: 222 euro.
Pinne Nerò
La prima cosa che colpisce è la leggerezza. Sono delle piume! Un senso di leggerezza che chiunque può apprezzare già dalle prime pinneggiate. Non si sentono proprio ai piedi.
Una sensazione nuova, insolita, ma che inizialmente può generare qualche perplessità per le risalite da quote importanti. Già, perché il mio approccio a queste pinne è stato in primis al mare e, poi, in piscina. Piscina che inizialmente nemmeno avevo preso in considerazione per le mie valutazioni ma che, in seguito, dopo i primi tuffi e in occasione dei trasferimenti in superficie, avevano acceso la mia curiosità.
L’angolo tra la scarpetta e la pala di 33 gradi non solo permetteva un buon allineamento delle gambe con il corpo durante le cadute, aiutando il controllo dell’assetto, ma rendeva davvero facile l’azione in superficie.
Le scarpette, già collaudate per i modelli da pesca, sono state adattate a queste pale innovative accorciando i lungheroni per permetterne il miglior utilizzo; o meglio, un utilizzo alla pari dei modelli di ultima generazione che, sfruttando la deformazione a doppia “S” delle pale, rendono più efficace, efficiente ed economica la pinneggiata della parte bassa dell’arto e, quindi, dell’asse caviglia/ginocchio.
Realizzate in puro lattice vulcanizzato nello stabilimento di Pathos, in Grecia, da macchine a iniezione appositamente progettate, si utilizzano, nel rispetto dell'ambiente, solo materiali riciclati o riciclabili. Nel dettaglio, come scrive Pathos sul proprio sito, “questa scarpetta è composta da tre diverse miscele di puro lattice. Lo scopo è renderla morbida su punta e tallone, media sui fianchi laterali, per permettere alla pala di muoversi liberamente e dura su metatarsi e pianta del piede, per ottimizzarne la stabilità”.
Una soluzione, questa, che, abbinata alle nuove pale, pone le Nerò tra le top di gamma della produzione mondiale. La scarpetta viene incollata direttamente alla pala per migliorarne la resa, riducendo al minimo la dispersione di energia durante l’azione.
Molto interessante il prezzo, fissato in 240 euro.
Vediamo nel dettaglio le caratteristiche di queste pale, disponibili in due gradazioni di rigidezza: medium e soft. Lunghe 820 millimetri e larghe 190, mettono in evidenza la trama delle fibre di carbonio, anche se in parte è coperta da un’accattivante serigrafia blu cobalto, come quella utilizzata per la muta. Accanto al nome Nerò, infatti, è ben in evidenza il nome della nuova linea: Freediving.
Infine, troviamo i sottili canalizzatori, di colore grigio, che stabilizzano la pinneggiata sul piano frontale, sconguirando il derapage della pala e facilitando l’allineamento del piede con l’asse caviglie/ginocchia, per ottimizzare la falcata.
Dopo vari test effettuati in mare e in piscina, le conclusioni sono davvero positive; ma con una premessa chiara. Per sfruttare al meglio la spinta, è necessario adottare una pinneggiata di caviglia in cui l’azione dell’anca sia ridotta al minimo. In questo modo si riuscirà ad apprezzare a pieno la validità delle Nerò e, contemporaneamente, avere un esiguo impegno muscolare. Minimo sforzo, massima resa.