Il mese di gennaio rappresenta per il pescatore l’arrivo dell’inverno vero, con l’abbassamento repentino delle temperature. Ciò determina un cambiamento di comportamento di tutte le specie. Io indosso una giacca da 8,5 millimetri e cerco sempre di cambiarmi a casa. Lo strano caso dei serra che, a dicembre, vanno “in letargo” nel porto di Otranto
Luigi Puretti
Buongiorno ragazzi, visto il periodo vi voglio parlare dell’inverno e di cosa questo comporta per le nostre uscite in mare. Diciamo che gennaio rappresenta ormai l’arrivo del freddo “vero”. Un tempo non era così, ma da alcuni anni la bella stagione tende ad allungarsi sempre di più e il caldo, almeno qui al sud, continua per tutto ottobre, inizi di novembre, con temperature quasi estive, addirittura a sfiorare i 30 gradi. Di conseguenza, anche il mare si raffredda meno velocemente. Una volta, invece, era diverso. Già a metà dicembre l’acqua era gelida, mentre adesso la troviamo ancora sui 17, 18 gradi per poi precipitare, appunto, a gennaio e toccare il minimo dell’anno a inizio primavera.
La visibilità, dopo le prime alluvioni e le forti piogge al nord e al centro, si riduce drasticamente. Questo perché la corrente che in Adriatico spinge da nord a sud porta il torbido in meridione fino a 15, 20 miglia dalla costa.
In inverno il termoclino è assente, però in superficie la temperatura cala bruscamente fino a 10, 11 gradi, mentre mano a mano che si scende fa progressivamente meno freddo; e infatti, a 60, 70 metri si assesta sui 15 gradi circa. Il termoclino ricompare poi attorno a maggio.
Queste variazioni di temperature hanno un impatto significativo sul comportamento dei pesci; molte specie migrano verso il fondo oppure verso zone più calde. E ciò influisce anche sulla riproduzione e sulla crescita di tali specie, e anche dei microorganismi. Succede che con il calare delle temperature, diminuisce la quantità di cibo presente, ed essendo i pesci animali a sangue caldo il loro metabolismo rallenta: significa che hanno bisogno di meno cibo per vivere.
A Otranto accade tutti gli anni un episodio curioso. A dicembre, quando il mare raggiunge circa i 15 gradi, nel piccolo porto si riversano centinaia di serra, anche di 5 o 6 chili di peso, che stanno lì fin tanto che la temperatura inizia a crescere, dunque fino al mese di aprile; vanno in una sorta di letargo. Un veterinario ittico mi ha spiegato che stanno lì, abbassano tanto il metabolismo cadendo appunto in una sorta di letargo e possono non mangiare per tre o quattro mesi. Lo stesso credo accada per tante altre specie, in primis i predatori. Questo per spiegare cosa accade nel nostro mare in inverno.
Io sono freddoloso e devo dunque usare alcuni accorgimenti per immergermi in questa stagione. Mi passa la voglia, cala l’attenzione, però bisogna sempre rimanere ben vigili per non farsi sfuggire le occasioni. Con il mare a 17, 18 gradi uso una giacca da 8,5 millimetri, ben tagliata; con tali spessori, infatti, la muta deve vestire in maniera perfetta, altrimenti diventa davvero scomoda. Indosso poi 2 tipi di pantaloni, a seconda delle situazioni. Quando esco in gommone, uso un modello liscio fuori e spaccato dentro, poiché si asciuga più velocemente durante gli spostamenti e prendo dunque meno freddo; partendo da terra passo invece a un pantalone foderato internamente. Entrambi sono da 5 millimetri. Tra i pro e i contro, va detto che il liscio è molto delicato, mentre il foderato è più robusto, però è meno caldo e ci mette più tempo ad asciugare.
Lo stesso dicasi per guanti e calzari. Importantissimo: non bisogna mai esagerare con il loro spessore poiché, così facendo, ci illudiamo di proteggerci meglio, ma se sono troppo stretti e pesanti succede che la scarpetta stringa, idem per le dita delle mani. Risultato: il sangue non circola bene e noi ci congeleremo. Ecco perché ho una scarpetta per l’estate e una per l’inverno, così da garantire la giusta circolazione del sangue.
Occhio poi ai colpi d’aria, al vento, che possono causare problemi (anche gravi) ai seni frontali e alle orecchie, portando a sinusiti, cervicali e via dicendo. Ideale sarebbe vestirsi sotto la doccia, a casa.
Per tanti anni ho pescato profondo anche in pieno inverno, ma è davvero tosto. La luce con il mare torbido filtra pochissimo oltre i 30 metri e non è per nulla piacevole. A quelle quote, la temperatura è costante, peccato però che la muta si schiacci a causa della pressione, ragion per cui ci ritroveremo con uno spessore anche del 30, 40 per cento in meno. E dopo una manciata di tuffi il freddo ti è entrato nelle ossa.
Da giovane prendevo qualche dentice, spesso intanato, qualche cernia, adesso però non scendo quasi mai a quelle quote, meglio il sottocosta, che nelle giuste condizioni riserva belle sorprese. La regina è la spigola, peccato che rispetto a qualche anno siamo diminuite drasticamente. Non so se dipenda dall’aumento dei serra visto che i due predoni si contendono il medesimo territorio, fatto sta che di branzini se ne vedono e prendono sempre meno.
Il momento migliore per insidiarli va da metà dicembre a tutto gennaio, quando sono impegnati nella riproduzione. E qui subentra un discorso di etica. Un vecchio pescatore mi diceva che i pesci si catturano soprattutto in due periodi: mentre si riproducono e mentre mangiano. E a dicembre e gennaio si avvicinano alla costa per fare entrambe le cose.
Nel bassofondo invernale incontreremo dunque le spigole, i serra, un pesce abbastanza semplice da portare a tiro, i cefali, le salpe (gli sparo per allenamento poiché, soprattutto con il limpido, non sono per nulla semplici da inquadrare). Mentre saraghi e orate sono presenti soprattutto a febbraio e marzo.
Per i più temerari e coraggiosi, vale la pena tentare qualche aspetto un po’ più fuori, sui 15, 20 metri, dove sempre più spesso incrociano i dentici; di norma, sono esemplari molto smaliziati e si incontrano a quelle batimetriche perché, probabilmente, intenti a cacciare polpi e seppie. Ho parlato di temerari non a caso. Infatti, con l’acqua a 10 gradi fare l’aspetto nel gelo con tanta zavorra addosso non è per nulla piacevole. Fa davvero freddo poiché un conto è nuotare in continuazione tra onde e risacca, un altro è starsene immobili per decine di secondi in attesa che compaia qualcosa...