Nonno pescatore, padre pescatore e lei, ovviamente, ha iniziato presto a seguire le loro gesta. Fino a diventare campionessa italiana lo scorso anno. Ha un debole per lo scorfano e per tana
Emiliano Brasini
Campionessa italiana in carica, sarda doc e una passione enorme, infinita per il mare. Così potremmo definire Cinzia Cara che, come ci racconta, si è innamorata del liquido elemento fin da piccola. «Mio nonno era un pescatore e anche papà. Nonno era un tanista sfegatato, gli piaceva controllare nei posti più insoliti e amava la profondità. Papà ha sempre seguito le sue orme, basti pensare che quando sono nata lui era in mare! Ogni volta che andavano a pescare vedevo la felicità nei loro occhi e riuscivano a trasmettermela, così da incuriosirmi. E così, quando ho indossato la prima maschera con le pinne, è stato amore a prima vista. Farmi uscire dall’acqua era diventata un’impresa! Ho avuto la fortuna di avere come compagno di avventura mio fratello. Passavamo ore a razzolare alla ricerca di polpi e sogliole con la fiocina a mano. Poi è arrivato il primo fucile “il Polpone “ e il primo mutino. Da quel momento allontanarmi dal mare non è stato più possibile: era diventato per me fondamentale, una vera e propria salvezza!».
Cosa rappresenta per te una giornata di pesca?
«Rappresenta la pace, immergermi in un mondo a parte e dimenticarmi di tutto il resto. É la condivisione, la sintonia e le risate che si creano e, soprattutto, è imparare sempre qualcosa di nuovo. Quando vado sott’acqua i pensieri e i problemi svaniscono, non esiste più niente, siamo solo io e il mare. La pesca mi rende felice e se a essa si aggiunge qualche buon amico e qualche bella cattura da condividere, la giornata diventa magicamente perfetta».
La tua tecnica preferita?
«Senza ombra di dubbio la ricerca in tana. Pesco principalmente nel basso fondo, tra i 10/15 metri, massimo 20. Mi piace razzolare e cercare la pietra buona, mi emoziona particolarmente affacciarmi piano piano e scovare la preda. Ogni giorno è sempre una sorpresa. A seconda del fondale, scelgo il fucile adatto, per lo più il 60 con la fiocina a quattro punte, oppure un 75 mono elastico. È importante cogliere tutti i segnali, saper leggere il fondale, quei particolari che indicano la probabile presenza della preda, come ad esempio la presenza dei piccoli saraghi o le castagnole nervose. In Sardegna la visibilità è spesso ottima e questi segnali riesco a coglierli direttamente dalla superficie, altrimenti mi adatto facendo tuffi a mezz’acqua».
La tua preda preferita e un aneddoto che ti lega alla sua cattura?
«E’ lo scorfano rosso. Il suo mimetismo e il suo colore rosso intenso quando sale in superficie mi fanno impazzire. Pochi mesi fa, durante un’uscita a pinne, stavo provando degli aspetti nel bassofondo, sui 12 metri. A un certo punto noto una pietra interessante e mi ritrovo di fronte un gran bel cappone. Avevo un 85, così scarico gli elastici per evitare di incastrare l'asta e scelgo l'angolo migliore per colpirlo. Certo, non si tratta di una cattura difficile, ma riesce comunque a darmi tanta soddisfazione».
Un viaggio di pesca che ti piacerebbe fare e perché?
«Il mio sogno è sempre stata la Thailandia. Al perché risponderei sicuramente perché è un posto caldo e io odio il freddo, ma soprattutto perché vorrei pescare un wahoo! In generale mi attirerebbe prendere specie differenti dalle nostre e conoscere la loro potenza, così da imparare sempre più e provare nuove emozioni».
Sei l’attuale campionessa italiana. Raccontaci le tue prime impressioni. Quando hai capito di aver vinto?
«Diciamo che era un campo gara parecchio difficile e quindi non avevo grandi aspettative. Con Renzo, il mio barcaiolo, abbiamo lavorato sodo pensando a varie strategie qualora cambiassero le condizioni. Il primo giorno è stato davvero duro, non ho trovato i pesci nei punti marcati, tranne uno, mentre nella seconda frazione le cose sono andate decisamente meglio, con 3 pesci; alla terza cattura ricordo solo il mio urlo di gioia; non sapevo ancora del risultato, ma ero così felice dopo tutto l’impegno messo. Ho capito di aver vinto solo alla fine della gara. Per me la cosa più importante era dare il massimo e lo avevo fatt alla grande, con 100 tuffi il primo giorno e quasi 120 il secondo. É stata un esperienza indimenticabile».
Come pensi che sarà il Campionato di quest’anno in Puglia?
«Sono molto carica, vivo le competizioni con tanta allegria e grinta. Non conosco la zona, ma farò tutto il possibile per prepararla al meglio. Sono sicura che anche quest’anno sarà un’esperienza ricca di emozioni e di nuove conoscenze. Non vedo l’ora!».
Cosa ne pensi del percorso che sta avendo la pesca subacquea femminile?
«Sono entusiasta di quello che sta succedendo. Finalmente tante ragazze si affacciano a questo bellissimo mondo. É una realtà che mancava, mettersi in gioco con altre atlete è sicuramente uno stimolo positivo! Tiziana sta facendo un grande lavoro con stage e incontri per far sì che il nostro movimento cresca sempre più».
Fatti una domanda alla quale ti piacerebbe rispondere…
«Ho un sogno, quello di possedere un gommone tutto mio e personalizzarlo al meglio per andare a pescare! Mi piacerebbe cercare zone nuove e capire come si muove il pesce sotto la superficie prima del tuffo. Spostarsi dove voglio ed esplorare secche al largo della costa. Ma in fondo al cassetto c’è anche un altro grande sogno: quello di viaggiare per il mondo, sempre per pescare ovviamente!».