Il recente Mondiale Cmas in Grecia ha lasciato strascichi polemici, con diversi ritiri di atleti in gara a causa delle procedure in caso di Taravana, a loro dire non adeguate
Filippo Carletti
Che l’apnea competitiva avesse i suoi rischi lo sapevamo, ma quello che è successo agli recenti Mondiali in Grecia ha dato una forte scossa all’intero movimento. In seguito all’incidente di Davide Carrera, ma in special modo di Andrey Matveenko, sono diversi gli atleti che stanno annunciando il proprio ritiro dalla competizione firmata Cmas.
Di seguito riportiamo le seguenti affermazioni:
Talya Davidoff, Usa: “I protocolli di sicurezza del campionato del mondo di apnea sono semplicemente inadeguati”.
Petar Klovar, Cro: “Una vita è stata distrutta a causa dell’incompetenza; non sarò parte di questa follia”.
Zsofia Torocsik, Hun: “Il mio silenzio è intenzionale, la mia assenza deliberata”
Altri come Vitomir Maricic e Sanda Delija, croati, stando al giornale Deeper Blue, avrebbero annunciato il loro ritiro.
Quello che si capisce dai vari post pubblicati sui social è correlato alla mancanza di supporto adeguato nei confronti degli apneisti presenti in gara. In particolare, sembrerebbe che l’assistenza nei casi di malattie da decompressione sia insufficiente e che questo abbia portato l’apneista russo Matveenko a riportare serie conseguenze.
Dall’altra parte, è stata forte e decisa la reazione degli allenatori e degli atleti che hanno comunque preso parta al Mondiale. Abbiamo sentito Carlo Altomonte, che ha approfondito diversi aspetti. “Al primo punto c’è sicuramente il tema sicurezza e l’organizzazione. Alla fine le gare sono state fatte, la sicurezza in acqua è stata eccellente (per esempio, il recupero a oltre 40 metri dell’atleta francese), ma le procedure per DCS sono da rivedere profondamente. A partire dai casi di atleti che hanno già familiarità passata con questi sintomi (inclusi Matveenko e Davide). Su questo è opportuno che la Cmas apra un serio confronto, così come lo ha aperto dopo il primo caso di BO profondo a Roatan, che ha portato all'introduzione dello scooter e all'assistenza cosiddetta fonda”.
Continua poi sulla parte relativa all’organizzazione. “La gestione degli allenamenti prima e durante le gare non è stata ottimale (per esempio niente allenamenti da quando si è iniziato il Mondiale, solo tuffi di gara). Questo ha penalizzato chi, come Vincenzo Ferri, ha tuffato il primo giorno (CWT) e il penultimo (CWTBF), con una settimana senza adattamento. Anche qui le procedure sono da rivedere”.
Insomma, la situazione è delicata, i diversi ritiri da questo Mondiale, caso senza precedenti, hanno fatto rumore e sono destinati ad aprire una profonda riflessione che coinvolge l’intero settore.
E mentre stavamo per pubblicare questo pezzo è arrivata la risposta della Cmas, che vi riportiamo.
“Durante l’allenamento ufficiale del 6 settembre, l’atleta Andrey Matveenko aveva dichiarato un’immersione a 126 metri nella disciplina CWT con un tempo obiettivo di 3:50. Questa dichiarazione era in linea con le sue prestazioni precedenti conosciute al di fuori del programma ufficiale: il 04/09, 123 metri CWT; e il 02/09, 110 metri FIM. Non c’era motivo di limitare la sua dichiarazione ufficiale, come ha fatto il responsabile della sicurezza con altri atleti le cui immersioni erano considerate rischiose.
“La linea di immersione è stata fissata secondo la profondità dichiarata, confermata dai profondimetri dell’atleta. Andrey ha effettuato l’immersione a 126 metri, nel tempo dichiarato. Durante la risalita, è stato accolto a 50 metri dal subacqueo di sicurezza scout, a 35 metri dal primo subacqueo di sicurezza e a 25 metri dal secondo, che lo hanno scortato fino alla superficie. A circa 15 metri, Andrey ha perso conoscenza. È stato immediatamente messo in sicurezza dal team di sicurezza e trasportato in superficie. È stato poi affidato alla squadra medica sul posto, che gli ha fornito le cure necessarie, in totale conformità con i protocolli medici e le leggi greche, e trasportato a riva.
“Da lì, Andrey è stato trasferito in ambulanza all’ospedale pubblico di Lefkada, poi alla clinica di emergenza neurologica dell’ospedale pubblico Thriassio di Atene, prima di essere ammesso all’ospedale militare navale, dove è ancora ricoverato e sotto trattamento. Attualmente riceve un trattamento in camera iperbarica ed è seguito dalla clinica neurologica.
“Rimaniamo in contatto con i medici per ricevere informazioni ufficiali sullo stato di salute di Andrey. I nostri pensieri vanno a lui e ai suoi cari, e gli auguriamo una pronta e completa guarigione”.
L’evacuazione è avvenuta secondo il protocollo di sicurezza ufficiale?
“Sì, l’evacuazione è avvenuta secondo il protocollo di sicurezza ufficiale”.
Quali sono i dettagli dell’incidente di malattia da decompressione di Davide Carrera e del suo ritiro conseguente?
“Dopo aver completato con successo la sua prestazione, Davide si è recato alla stazione Deco O2 per seguire il protocollo di decompressione abituale dopo le immersioni profonde. Mentre stava per superare il tempo massimo consentito sott’acqua, il team medico è stato immediatamente avvisato e Davide è stato scortato in superficie dal responsabile della sicurezza che lo sorvegliava.
“Dopo aver segnalato i sintomi da sindrome da decompressione, Davide e il team medico hanno deciso che non avrebbe partecipato a questa competizione. Non si tratta di un ritiro, ma di una decisione presa di comune accordo con l’atleta per la sua sicurezza”.
Come reagisce la Cmas alle notizie secondo cui il responsabile della sicurezza, Roberto Butera, avrebbe sofferto di sintomi legati alla decompressione durante l’evento?
“Roberto Butera, in qualità di responsabile della sicurezza, aveva già adottato le misure appropriate effettuando un test PFO prima di iscriversi a qualsiasi attività di immersione. Durante la competizione, ha lavorato secondo il piano di sicurezza applicato, seguendo la rotazione di sicurezza. Dopo aver avvertito alcuni sintomi legati alla sindrome da decompressione, si è recato in una clinica ad Atene. È ora in buona salute e non si immerge”.
Il protocollo di sicurezza ufficiale prevedeva un trasferimento verso una camera iperbarica entro 2 h 45 – 3 h 20. Perché non è stato impiegato un elicottero nel caso di Matveenko, e qual è la spiegazione della Cmas per questi ritardi?
“Dal momento in cui, per un incidente, l’atleta viene trasferito all’ospedale, il suo trattamento dipende esclusivamente dai medici, dalle regole della scienza medica e dalle normative del sistema sanitario nazionale.
“Il comitato organizzativo locale e la Cmas hanno pienamente rispettato il protocollo di sicurezza stabilito fino a quando l’atleta è stato trasferito al sistema nazionale greco. Pertanto, la decisione di trasportare una persona in ambulanza o in elicottero e quando tale trasporto avverrà è compito del personale medico della struttura sanitaria che gestisce l’incidente”.
Gli ospedali locali e le camere iperbariche sono stati ufficialmente informati e preparati ad accogliere casi di DCS/CAGE correlati all’apnea subacquea prima dell’inizio dell’evento?
“In qualità di federazione internazionale, la Cmas affida l’organizzazione delle competizioni a comitati organizzativi locali incaricati di applicare le procedure e gli obblighi della Cmas, in conformità con leggi e normative nazionali. Nel caso in questione, durante i preparativi della competizione il comitato organizzativo locale ha presentato alla Cmas il piano di evacuazione, che prevedeva l’utilizzo di un elicottero. La Cmas ha riconosciuto che questo piano era appropriato e l’ha approvato. La Cmas si aspetta naturalmente che il comitato organizzativo locale lo rispetti pienamente, in collaborazione con le autorità e le agenzie locali e nel rispetto degli standard richiesti per le autorizzazioni, i permessi e le licenze corrispondenti, che includono piani di sicurezza e il dispiegamento di attrezzature e operatori di sicurezza”.
La ricompressione in acqua (IWR) faceva parte del protocollo medico approvato e previsto, o si trattava di una misura improvvisata?
“Conformemente alle normative della Cmas e dello Stato ellenico, la decompressione è disponibile durante l’allenamento e la competizione per i subacquei che scendono a più di 70 metri, a una profondità di 5 metri per 5 minuti utilizzando O2 puro. Il sistema consente la decompressione simultanea di due atleti, con una terza stazione di salvataggio”.
Quante immersioni al giorno effettuavano i subacquei di sicurezza e quali procedure di monitoraggio o decompressione erano in atto per loro?
“Abbiamo due squadre di subacquei di sicurezza per linea. Ciascuna di esse copre un massimo di 20 immersioni di competizione al giorno. Ci sono due scout di sicurezza per linea, che si alternano per garantire un tempo di riposo in superficie compreso tra 16 e 20 minuti. I subacquei di sicurezza respirano ossigeno per decompressione alla fine di ogni giornata per 5 minuti, a una profondità di 5 metri”.
La Cmas ha indagato sulle segnalazioni di altri subacquei di sicurezza che presentavano sintomi durante l’evento?
“Non è stato segnalato nessun altro caso”.
L’indagine sul campionato ha evidenziato la sicurezza e l’intervento medico come le aree più deboli, con raccomandazioni esplicite di miglioramento. Tra queste raccomandazioni, quali sono state messe in atto nel 2025 e quali no?
“Le raccomandazioni ricevute nel 2024 riguardo all’organizzazione delle competizioni sono state prese in considerazione nella misura massima possibile per l’organizzazione della competizione di quest’anno. Siamo grati agli atleti per la loro cooperazione a questa preziosa indagine e per aver compilato i loro commenti, nonché a Simona Auteri per aver supervisionato questa indagine e fatto un eccellente lavoro. Abbiamo ricevuto diverse proposte e osservazioni su come rendere la competizione più piacevole e sicura, e continuiamo a esaminare i commenti di questa indagine sotto la direzione della nuova direttrice della Commissione di apnea della Cmas, Ekaterina Senichkina.
“Per quanto riguarda i punti specifici legati alla sicurezza e all’intervento medico evidenziati nell’indagine, vale a dire la gestione dei sintomi da sindrome da decompressione e la disponibilità di camere portatili, va notato che queste questioni non sono facili da risolvere, poiché dipendono principalmente dalle leggi e dalle regolamentazioni di ciascun Paese ospitante.
“Per quanto riguarda la gestione della sicurezza all’interno della competizione, il team è perfettamente in funzione e opera a un livello eccellente (ad esempio, merita menzione un impressionante salvataggio in profondità, a 42 metri, il primo giorno della competizione, realizzato dal responsabile della sicurezza, Roberto Butera). Inoltre, il team di sicurezza ha deciso di effettuare controlli medici anche per i subacquei che effettuano immersioni con carta bianca, in caso di barotrauma evidente o sospetto”.
Perché la direzione della Cmas (inclusi il presidente o l’organizzatore) non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche ufficiali in merito a questi incidenti e ritiri?
“Questa affermazione è inaccurata. In realtà, la direzione della Cmas (inclusa la presidente, Arzhanova, presente a Mytikas dall’8 settembre) è stata a disposizione sul posto per rispondere a tutte le domande degli atleti, degli ufficiali e dei capi squadra. Riunioni sono state organizzate regolarmente a Mytikas con gli atleti e/o i capi squadra per condividere informazioni sulla situazione attuale e ascoltare tutte le preoccupazioni.
“Riconosciamo e apprezziamo il ruolo dei media e non ci rifiutiamo mai di dare spiegazioni su qualsiasi incidente possa verificarsi. Tuttavia, dato che la Cmas è un’istituzione sportiva internazionale, siamo riluttanti a fare “commenti a caldo” sui fatti prima di avere una conoscenza dettagliata di ciò che è realmente accaduto, per permettere alla Cmas di prendere una posizione ufficiale. Tuttavia, e in testa alle sue obbligazioni primarie quando si verifica un incidente, la Cmas è sempre vicina agli atleti coinvolti, alle squadre e agli ufficiali, e collabora nella massima misura possibile affinché l’incidente si concluda bene. Parallelamente, i nostri collaboratori esaminano il caso, conducono un’indagine e presentano poi un rapporto dettagliato alla Cmas affinché possa prendere le misure necessarie.
“Un’ultima osservazione riguardo ai nostri rapporti con i media. Siamo rimasti alquanto sorpresi nel leggere che non avremmo risposto alle domande poste da DeeperBlue. In realtà, è vero il contrario, e abbiamo molte mail che lo dimostrano. DeeperBlue ci ha contattati e ci siamo dimostrati completamente disposti a rispondere a tutte le loro domande, cosa che abbiamo fatto. Purtroppo, è stato DeeperBlue a decidere di non pubblicare le nostre risposte”.
La Cmas riconosce che la mancanza di comunicazione tempestiva ha contribuito a una perdita di fiducia tra gli atleti?
“Questa domanda dovrebbe essere inserita nel suo contesto. Come spiegato, prendiamo molto seriamente il nostro ruolo istituzionale nei confronti dei nostri atleti, delle squadre e degli ufficiali (in particolare il team di sicurezza dispiegato sul posto) e abbiamo bisogno di essere pienamente informati prima di fare qualsiasi dichiarazione pubblica”.
Perché sono stati introdotti nuovi moduli di responsabilità e indennizzo durante la competizione, e perché agli atleti è stato chiesto di firmarli sulla barca proprio prima di immergersi?
“I moduli di responsabilità e indennizzo fanno parte dei moduli di iscrizione che sono stati presentati agli atleti e alle federazioni nazionali (data di messa online sulla pagina web della competizione Cmas: 31 maggio 2025) come condizione obbligatoria per l’iscrizione di tutti gli atleti. Diversi atleti non avendo presentato il documento firmato in tempo, il LOC ha chiesto loro di firmarlo sul posto durante la competizione. Questo documento rientra nel concetto di consenso informato che viene dato in molte circostanze, incluso nel caso di un trattamento medico nella vita quotidiana”.
La Cmas può precisare se le firme ottenute in queste condizioni sono giuridicamente vincolanti?
“Diversi tribunali lo hanno confermato”.
L’11 settembre è stato diffuso un protocollo di sicurezza revisionato. Perché un documento così importante è stato introdotto a metà campionato piuttosto che prima dell’inizio dell’evento?
“Il documento dell’11 settembre è relativo al piano di sicurezza che esiste dall’inizio del campionato. Questo documento è stato sottoposto nuovamente e diffuso per confermare le procedure esistenti. Si tratta di una procedura standard di richiamo”.
Come reagisce la Cmas al ritiro o all’abbandono delle competizioni Cmas da parte di atleti di alto livello, tra cui Petar Klovar, Davide Carrera, Talya Davidoff, Zsófia Törőcsik e altri, invocando ragioni di sicurezza?
“Confermiamo di aver ricevuto una comunicazione ufficiale da Petar Klovar, nella quale chiede il suo ritiro da tutte le future competizioni Cmas e il suo ritiro dal programma di controllo antidoping fuori competizione Adams il prima possibile. Non commentiamo le sue giustificazioni personali al riguardo, ma speriamo sinceramente che le sanzioni che gli sono state imposte dopo quanto accaduto alle Bahamas qualche anno fa non abbiano nulla a che vedere con la sua decisione.
“Tuttavia, desideriamo precisare che l’intero team senior croato (Vitomir Maricic, Peter Klovar e Sanda Delija) non si è ritirato da questa competizione, dato che nessuno di loro ha finalizzato la propria iscrizione al campionato e regolato le tasse corrispondenti nei termini (termine ultimo: 5 settembre 2025).
“Per quanto riguarda Zsofia Torocsik, confermiamo che si è ufficialmente ritirata dalla competizione. Talya Davidoff ha anche chiesto ufficialmente il suo ritiro dal Campionato e da tutte le future competizioni Cmas, nonché il suo ritiro dal programma di controllo antidoping fuori competizione Adams. Riguardo alla sua dichiarazione pubblica di ritiro, in cui ha annunciato la sua intenzione di rivelare come la Cmas l’ha trattata in materia di salute, notiamo che l’unica richiesta ricevuta dall’atleta riguardava l’istituzione di una AUT per le benzodiazepine. Desideriamo sottolineare che le regole di sicurezza della Cmas vietano strettamente l’uso di benzodiazepine in apnea.
“Per quanto riguarda Davide Carrera, come descritto sopra, non si tratta di un ritiro, ma di una decisione comune presa per la sicurezza dell’atleta. Apprezziamo il suo contributo di lunga data all’apnea e i suoi sforzi nella ricerca di nuovi protocolli medici a livello mondiale per gli apneisti. Speriamo di continuare a lavorare con lui in questa direzione in futuro”.
Quali misure prenderà immediatamente la Cmas per ristabilire la fiducia degli atleti e delle federazioni nazionali?
“Non si tratta solo di un momento chiave per l’apnea, ma di un vero e proprio punto di svolta. Man mano che il nostro sport si sviluppa e i subacquei raggiungono profondità un tempo considerate impossibili, la responsabilità di guidare questa progressione in modo sicuro ed etico non è mai stata così grande”.
“In tutto il mondo, gli apneisti e i medici contribuiscono già a ricerche e pubblicazioni preziose. Quello di cui la nostra comunità ha bisogno ora è agire: stabilire un protocollo medico ufficiale, simile a quelli riconosciuti da tempo nella subacquea, e farlo riconoscere ufficialmente dalla comunità medica internazionale. Un protocollo che protegga gli atleti e stabilisca standard chiari per il trattamento del CAGE e del DCS in apnea. Senza questo, il futuro del nostro sport rimane vulnerabile.
“Spetta ora alla Cmas, unico ente ufficiale che regola gli sport subacquei, portare a termine questa missione. La Commissione medica e scientifica della Cmas per l’apnea, sotto la direzione del suo nuovo direttore, Radoslaw Gaca, invita i ricercatori, i medici e gli atleti di tutto il mondo a mettere in comune le loro conoscenze ed esperienze. Insieme, possiamo realizzare ciò che manca da tempo: il riconoscimento e l’attuazione di protocolli medici internazionali per l’apnea all’interno della comunità medica mondiale.
L’istituzione e il riconoscimento di un protocollo medico ufficiale costituiscono una tappa cruciale. È questo protocollo che permetterà di proteggere vite, onorare gli atleti che spingono i limiti del potenziale umano e garantire che l’apnea si sviluppi non solo in profondità, ma anche in termini di sicurezza, rispetto e unità”.
Fonte: scubadiving.news.it