Sensazioni, avventure ed esperienze provate da chi, il campionato di secondo, l’ha vissuto da barcaiolo
Filippo Carletti
Che abbiano stravinto con merito è ormai una notizia già data. Prima Roberto Caprini, secondo Corrado Cono e terzo un grande Renato Greco! Questo il verdetto del Campionato di seconda disputatosi a Mola di bari
Quello a cui invece ripenso, nel mio tragitto da Mola verso nord, sono i momenti, le sensazioni e, in definitiva, il vissuto di questi sette giorni passati a preparare un campo gara in un mare che, come al suo solito, quando si è convinti di conoscerlo, rimescola le carte.
Da lunedì 15 settembre sono stato il barcaiolo di un grande atleta - e chi frequenta le competizioni non può non conoscerlo -: Gabriele Graziani. Assieme a me l’incubo delle selettive, Diego Granchi, con un eclettico barcaiolo tuttofare, Federico Manzi, che, nel momento dei porcini, per amore della squadra, decide di partire alla volta di Bari. E poi Mattia Pazzaglia, pazzo fiorentino, giocatore di hockey, esuberante quel tanto che basta da non fare mai annoiare il pragmatico barcaiolo Maurizio Radogna, foggiano trapiantato a Pisa, oggi chirurgo nel cuore della Toscana.
Le squadre del Sub Nettuno di Cecina erano così composte. Dal primissimo giorno abbiamo iniziato a scandagliare, fare paperino e cercare punti fondamentali per la nostra organizzazione in gara. Non mi concentrerò su questi dettagli, che per lo più richiedono tanta formazione, tempo e olio di gomito.
Il primo giorno di mare, appena usciti con il gommone, ci passa a salutare una balena. Già, forse un capodoglio, ma non ne sono sicuro. Su una batimetrica di 15 metri, tre grossi cerchi ogni 20, 30 metri colpiscono la mia attenzione. Li seguo e scorgo una pinna che prontamente indico. “Forse uno squalo volpe”, dicono da altre imbarcazioni. “Mi pareva fosse un cetaceo”, ribatto. Risata generale.
E invece mi accorgo di aver ragione quando le risate si placano in versi di stupore ed esclamazioni: “Non ci posso credere!” “Una balena a Bari, è la prima volta che ne vedo una!”.
Quei grandi cerchi che venivano a galla non erano bolle d’aria, come si potrebbe sospettare, ma le codate che smuovevano il mare con una simmetria perfetta, degna degli esseri più evoluti di questo pianeta. Un vero kick and glide.
Nei giorni di preparazione incrociamo mante, tartarughe giganti sfiorate sott’acqua facendo paperino, ma anche, e soprattutto, un mare di corvine, saraghi e dentici. Siamo tutti piuttosto concentrati, seppure con lo spirito di chi sta vivendo una magnifica vacanza. Ma il giorno di riposo prima del Campionato porta con sé un presagio: il vento cresce, il mare monta e sballa totalmente le strategie, cancellando la possibilità di pescare nei punti a terra sotto i 15 metri, dove la visibilità è scesa ad appena 30 centimetri.
Il primo giorno di gara il re indiscusso è sempre lui, Roberto Caprini, con 9.868 punti. Secondo Corrado Cono con 5.128 punti e terzo Simone Cristiano con 4.996 punti. Intanto Diego porta a casa un sarago e Gabriele una corvina. Mattia prova - e con successo - il colpaccio: all’aspetto trova il dentice, con un tuffo da 2 minuti e 40 secondi. Nono in classifica. La seconda giornata si annuncia decisiva e apertissima per tutti noi che puntiamo a rientrare nei primi 20.
Ma il destino non risparmia colpi. Gabriele va ko con lo stomaco, confermando una maledizione che da otto tentativi non gli permette di accedere alla prima categoria. Per Diego e Mattia resta una sfida aperta, ma la seconda giornata diventa un carosello di carnieri generosi: dal primo di giornata, Roberto Praiola, a seguire Marcello Camboni, Claudio Marconcini e di nuovo Caprini, tallonato da un instancabile Cono.
Diego Granchi, con due corvine, si posiziona 25esimo e ancora una volta, per un soffio, manca la convocazione in prima categoria. Mattia, con un sarago e una corvina, chiude 21esimo nella seconda giornata e 17esimo nella classifica complessiva.
Con qualche tarallo, bufale e caciocavallo torniamo verso la Toscana. Sono in macchina che ci ripenso: tanto mare, tanta fatica, tante ricerche di spot interessanti. Tanto sole in testa, tanto sale sulla pelle e alla fine uno su tre ce l’ha fatta.
Quello che resta a me - forse a noi tutti - non è solo un posizionamento, ma la consapevolezza che nel 2025 le tradizioni di mare resistono. Che il mare ti stringe forte a sé e che, in una cultura che vista dall’esterno “ammazza” i pesci, si celano i più innamorati del mondo marittimo: sentinelle che ancora oggi possono mettere in allerta una società sempre più lontana dalla natura, che nulla sa di ciancioli e strascichi, di scarichi a mare e di sfruttamento intensivo.
Il mare unisce ciò che la terra divide e in un certo senso il mare salva ciò che la terra prova a distruggere.