
Puerto Piramide, Argentina, un posto incredibile dove è possibile nuotare in apnea nelle fredde e verdi acque a tu per tu con questi giganti del mare e anche con branchi di orche. Ottenere i permessi non è facile e i controlli sono molto rigidi
Marco Bebi
Appeno sento parlare di viaggi sub un po' particolari non riesco mai a dire di no, ragion per cui quando i miei amici storici mi hanno coinvolto in questo progetto sono stato subito entusiasta. Abbiamo cominciato a prendere informazioni, diciamo più di tutti Sergio, mentre noi ci siamo documentati sulle difficoltà del posto e, soprattutto, come riuscire a fotografare al meglio questi animali lunghi circa 15 metri e in un’acqua verde con riflessi azzurri tipica delle zone fredde.
Quando sembrava che fossimo riusciti a concludere tutto, ecco emergere i problemi. Occorrono autorizzazioni governative per fare qualsiasi cosa, per entrare in acqua, per le bombole e soprattutto per i droni, però non ci siamo scoraggiati e grazie all’aiuto del titolare del diving a Puerto Piramide, nostra meta finale, soltanto 20 giorni prima della partenza siamo riusciti ad ottenere tutte le autorizzazioni del caso.
Il viaggio è abbastanza lungo. Si arriva a Buenos Aires con circa 14 ore di volo poi, particolarità di questo aeroporto, che fa solo collegamenti internazionali, abbiamo dovuto prendere un taxi per raggiungere l’aeroporto per i voli nazionali. Vi lascio immaginare come in 4 con bagagli per 10 siamo saliti su un pulmino da 9 posti per fare questo “trasbordo” di circa un ora, poi nuovo volo, circa 2 ore per Trelew, quindi due ore e mezza di macchina per arrivare al tanto agognato Puerto Piramide, un paesino con poche centinaia di abitanti che vive di turismo, organizzato con giganteschi trattori con 6/8 ruote che mettono in acqua e tirano su barche di oltre 20 metri, perché qui non c’è porto e si possono alare le barche a mare soltanto così.
Noi abbiamo optato per un appartamento, che ci permette di avere maggiori spazi per le attrezzature e maggior libertà di orari, però la casa che abbiamo affittato non aveva riscaldamento e quindi appena siamo entrati la depressione si è fatta sentire ma, dopo lo sconforto iniziale, abbiamo acceso una stufa che ha fatto egregiamente il suo lavoro e ci ha permesso di passare 8 giorni in modo più che confortevole.
La mattina si esce alle 10 e si rientra alle 17, si mangia qualcosa in gommone e si naviga e ci si tuffa praticamente tutto il giorno, con una temperatura dell’acqua intorno agli 8 gradi ed esterna sui 13/15; l’escursione di marea è di 5 metri e questo fa si che la baia dove siamo soggiorniamo abbia una spiaggia lunghissima o corta a seconda della situazione.
Il primo giorno l’emozione è al massimo, si vedono balene ovunque, in questo grosso golfo ne hanno censite 2500 e il periodo migliore per osservarle va da metà di agosto a fine settembre perchè migrano dall’Antartide per venire nella penisola di Valdez a partorire intorno a maggio. Le mamme stanno 6 mesi senza mangiare nulla e continuano a nutrire i piccoli che crescono molto velocemente, fino a dicembre, dopo di che escono da questa baia riparata e tornano a navigare verso sud, dove l’acqua fredda e ricca di nutrimento permette loro di recuperare peso per affrontare l’estate antartica.
Le balene sono tranquille, quando ci vedono alcune si avvicinano curiose mentre altre non ci guardano neanche, i piccoli però sono molto esuberanti, tendono ad azzerare le distanze, cercando spesso il contatto per capire probabilmente cosa siamo e le mamme, estremamente attente, recuperano i figli e li fanno spostare. La velocità di questi animali è veramente modesta, ma comunque impossibile sperare di stargli dietro.
Abbiamo subito capito che la situazione migliore è quando ci si imbatte in esemplari giovanili di 5/6 anni, che raggiungono i 10 metri e si fermano spesso a guardarci permettendoci di fare scatti senza doverli rincorrere. Certo, le mamme con i cuccioli hanno sempre la loro poesia e raramente si allontanano tra loro di più di 3/5 metri.
Al rientro dal primo giorno, però, il titolare del diving ci dice che l’indomani sarà impossibile uscire a causa del vento in aumento, con conseguente moto ondoso; vabbè, non ci perdiamo d’animo e decidiamo di prendere la macchina ed esplorare la zona. Arriviamo così a una colonia di elefanti marini che, assieme ai leoni marini, riempiono lunghi tratti di spiaggia; poi moltissimi uccelli, rapaci, mandrie di guanachi, armadilli, veramente un posto fantastico, immerso completamente nella natura. Pensate che in tutta la penisola c’è soltanto una strada asfaltata, le altre sono in terra battuta.
Anche il giorno successivo il mare è molto mosso; nuovo giro in macchina alla scoperta di un lago rosa abitato da fenicotteri e tutto attorno da mandrie di cavalli selvaggi; ho avuto l’opportunità di vedere un gatto selvatico, sembra un incrocio con una lince, molto grosso con il manto simile a un giaguaro. Purtroppo, appena presa la macchina fotografica è scomparso tra i cespugli rendendo impossibile cercarlo.
Finalmente il vento è calato e la fortuna decide di sorriderci. Usciamo e oltre alle solite balene incontriamo un branco di orche. Ci dicono che qui non si vedevano da 12 anni, molto strano; si nutrono di piccoli di balena e questa zona sembra perfetta per la loro alimentazione, ma forse l’imboccatura stretta del golfo non le ha mai invogliate a entrare. Fatto sta che cominciano a saltare fuori dall’acqua. Lo spettacolo è fantastico, fin quando, in un attimo, cominciano a nuotare veloci tutte nella stessa direzione e trovano un povero delfino. La caccia è crudele ma sorprendente, si accaniscono, lo incalzano, lo rincorrono, lo bloccano e infine cominciano a tirarlo fuori dall’acqua con grandi colpi di coda finché non si arrende esausto e allora una delle orche più grandi ne fa un solo boccone. A quel punto la frenesia scatenata precedentemente lascia spazio alla calma e le orche tornano a nuotare e saltare pigramente intorno al nostro gommone.
Proprio quando pensiamo di ripartire per immergerci con le balene la frenesia delle orche riparte. Solito copione, corrono e trovano un povero pinguino, per questo la sorte è molto più veloce e in pochi minuti finisce tutto. Le scene sono cruente ma è la natura e vedere tutto ciò è comunque una cosa davvero rara.
Il giorno dopo accade un altro spettacolo che il mare ha tenuto in serbo per noi. Una balena bianca maschio che si sta accoppiando con una femmina di grandi dimensioni e mentre siamo in acqua e seguiamo questa “scena hard”, arrivano altri 2 maschi che cercano di soppiantare la balena bianca, ma nonostante i tentativi non ci riescono.
L’ultimo giorno incontriamo un esemplare giovanile che rimane a girarci intorno per oltre 2 ore, mettendosi di fianco per permettere all’occhio, delle dimensioni di un pallone da calcio, di scrutarci a una distanza di non più di mezzo metro e, cosa incredibile, senza mai sfiorarci nonostante le dimensioni di un camion con rimorchio.
Eravamo felici, a ogni rientro a terra condividevamo le esperienze personali e le immagini continuavano a riempirci gli occhi, ma ancora mancava la ciliegina sulla torta. Il titolare del diving ci dice che c’è una spiaggia, si chiama Doradillo, la cui conformazione della costa permette alle balene di venire molto vicino alla riva ed essendo la sera dell’eclissi ci sarà la possibilità, con un po' di fortuna, di fotografarle con la luna dietro.
Chi si farebbe scappare questa occasione! Montiamo in macchina e in meno di un’ora raggiungiamo la spiaggia. Non vi ho detto che sia in barca che durante tutte le escursioni ci ha accompagnato un membro del governo per controllare che facessimo le cose rispettando le regole e le autorizzazioni che avevamo, pertanto anche questa volta ce lo siamo portato in macchina.
Dietro il mare sorge la luna rossa che poi diventa rosa e le teste delle balene che escono soffiando acqua. Ci mancava soltanto quest’ultima esperienza per darci la forza di affrontare 25 ore di viaggio per tornare a casa, stanchi ma con gli occhi pieni di esperienze incredibili.

