

Ebbene sì, con sorpresa scopro che esistono dei corsi di apnea per bambini! Non sono solo stati immaginati e ideati, ma anche messi in atto da istruttori specializzati. E così eccomi, anni fa, a partecipare a un corso di formazione per istruttori mini apnea. Già istruttrice di nuoto e apneista, sono mossa inizialmente più che altro dalla curiosità, alla ricerca di risposte alla mia diffidenza
Arianna Romeri
Se cercate corso di mini apnea su internet troverete frasi persuasive molto avvincenti, tipo: “aumento del senso di responsabilità e autodisciplina”, “momento di formazione per l’esperienza che deriva dal contatto fisico del corpo in acqua”, “sviluppo della potenzialità fisica”, “scoperta del mondo acquatico”, “aumento della capacità di socializzare…”.
Invogliano decisamente a iscrivere i nostri figli; allora perché la mia diffidenza iniziale? Credo che il mio scetticismo non avrebbe avuto motivo di esistere se avessi incontrato persone con cui instaurare un rapporto più empatico. Mi è difficile credere che si realizzino le belle cose sopra descritte qualora non si entri in sintonia con l’insegnante. Credo, inoltre, che acquaticità, benessere, sensibilità, socializzazione, crescita, autocontrollo, sicurezza dovrebbero già essere trasmessi in un classico corso di nuoto.
Entriamo ora nel vivo degli aspetti organizzativi di quanto viene proposto ai bambini. L’approccio è ovviamente diversificato in base alle capacità natatorie e all’età. Inizialmente vengono presentati giochi ed esercizi che favoriscono la sicurezza e migliorano le abilità in acqua.
Il corso Paguro si rivolge ai neofiti, aiutandoli a superare le prime diffidenze nei confronti dell’ambiente acquatico. Si passa poi al Cavalluccio, dove si apprenderanno le prime tecniche di respirazione e compensazione e al Delfino, con approfondimenti teorici e incremento della durata e della profondità delle apnee.
La Fipsas prevede: percorso promozionale da 8 fino ai 10 anni; promozionale/preagonistico, dagli 11 ai 13 anni; dai 14 anni scatta la categoria Junior A con inizio dell’attività agonistica; dai 15 ai 17 anni si arriva alla categoria Junior B con inserimento, per quanto riguarda la specialità indoor, nella stessa classifica Senior, ma mantenendo limitazioni nell’apnea profonda. [Circolare normativa didattica subacquea federale]
Ma cosa succede quando ti trovi davanti a giovani nuotatori desiderosi di apprendere? Con Nicolò, Jacopo e Christian abbiamo saltato i livelli, ci siamo subito tuffati nel vero mondo dell’apnea. Ancora una volta, mi trovo a imparare dai miei allievi, che sono stimolo e fonte d’ispirazione.
Proprio grazie a loro la mia diffidenza va scemando, fino a scomparire. Mi rendo piacevolmente conto che questo percorso li sta facendo crescere ed è un valido supporto alle loro vite quotidiane. Come l’ho capito? Osservandoli lezione dopo lezione, parlando con loro e ricevendo i feedback di altri insegnanti e delle famiglie.
I genitori hanno dato il via a tutto questo e li ringrazio immensamente per avermi dato piena fiducia affidandomi i loro tesori più preziosi. Grazie alla loro considerazione mi sono sentita libera di usare i miei metodi, la mia passione, esperienza e istinto. Un corso di apnea giustifica il tempo passato a dialogare e farsi domande, a educare, sensibilizzare, rendere più coscienti, responsabili e maturi dei giovani uomini, piuttosto che rilassarsi e respirare. In un semplice corso di nuoto questi aspetti non vengono approfonditi, prevale l’aspetto fisico e tecnico. E’ difficile vedere in tv una gara di apnea o anche solo sentirne parlare. Ignorare uno sport ci fa dubitare della sua utilità e avvicina la maggior parte dei genitori a scelte più semplici e comuni.
I miei mini apneisti, rispettivamente di 10, 12 e 14 anni mi hanno stupita, commossa e resa fiera di aver appreso più di quanto credevo di avergli trasmesso. Si sono dimostrati fortemente consci dei benefici dell’apnea e ne hanno fatto tesoro. Sono stata fortunata? Può darsi, ma una cosa è certa: si può insegnare solo quello che si è, guidando a scoprire anche le parti nascoste del proprio sé.
Facciamo un passo indietro per capire meglio. Partiamo dal principio… Ho di fronte tre giovani nuotatori che vogliono cimentarsi nell’apnea; capisco subito come si approcciano a una prima, breve, dinamica. Per me è fondamentale vedere le diverse reazioni a una richiesta poco chiara e inconsueta. Con questo “test” introduttivo capisco chi ho di fronte, ne definisco a grandi linee la personalità, riconosco i limiti, ma anche i punti forti e da qui il gioco ha inizio.
Nicolò: posato, prudente e meditativo, prende aria isolandosi nel suo silenzio e si lascia trasportare dalla sua tranquillità che si traduce in una nuotata lenta e sicura.
Jacopo: vivace ed energico, non si rilassa, non è nel suo interesse, prende aria e parte, ritmo costante e da combattente.
Christian: riservato e riflessivo, respira con lo sguardo di chi si sta interrogando sul da farsi e procede un passo alla volta, acquisendo maggiore consapevolezza.
Sembra banale, ma posso confermare un’ovvietà: i tre ragazzi sono diversi e più ricchi nello stimolare il mio percorso professionale.
Le nostre lezioni si sono sempre più evolute in un vero e proprio allenamento di apnea dinamica, statica e con qualche approccio alla profondità grazie alla buca da 3,60 metri della nostra piscina. Hanno imparato a controllare il battito a secco con esercizi di respirazione e a sfruttare questa capacità anche pre-partenza in acqua.
Jacopo e Chistian mi confidano che si destreggiano con il respiro anche prima delle verifiche per allontanare ansia e preoccupazioni. Nicolò deduce che il rilassamento conseguito con la pratica lo aiuta a focalizzare al meglio l’obiettivo.
Non ci dimentichiamo, però, l’aspetto ludico. Questo dovrebbe valere sempre, anche per gli adulti. I nostri giochi hanno tutti obiettivi ben precisi, anche se al primo round è ancora un segreto e lascio loro la possibilità di cimentarsi e fare qualche errore. Grazie al gioco abbiamo imparato a uscire al momento giusto, composti e in sicurezza; a sfruttare i tempi di apnea e giostrare la velocità di pinneggiata per accaparrarci più anelli acquatici; a fare i movimenti con precisione tecnica per ottimizzare l’ossigeno. Le visualizzazioni delle nostre apnee ci fanno entrare in acqua con motivazione e focus sull’obiettivo che abbiamo imparato a raggiungere e spostare, poco alla volta, sempre più in là.
Talvolta sbagliamo ancora la preparazione, l’aspettativa di fare sempre meglio è alta e allora falliamo, ma capire l’errore è il nostro successo. Siamo sempre più sensibili a quello che sentiamo e che facciamo. Quando ho chiesto loro che cosa provano nel trattenere il respiro si sono zittiti, pensierosi, quasi stessero ricercando la risposta nel profondo. Finché Nicolò rompe il silenzio e, com'è giusto che sia, risponde: “Inspiegabile a parole”. Gli altri 2 concordano; Christian aggiunge che la mente si svuota, liberandosi di ogni pensiero; per lui in particolare è un’ora di scarico mentale e fisico.
Jacopo racconta che il suo corpo prende il sopravvento decidendo di uscire, quando invece la mente vorrebbe stare ancora in apnea: “Provo sensazioni di stranezza, il corpo non si abitua ai comportamenti che mi fa fare senz’aria”.
Non posso che sorridere a questa descrizione, che racchiude tutto il fascino dell’apnea e apre a un mondo infinito di argomenti e dibattiti. Hanno sperimentato l’energia di questa fantastica disciplina, non serve aggiungere altro.
I 3 ragazzi sono iscritti allo stesso corso. Però mi viene in mente che possano avere aspirazioni e obiettivi diversi. Nel mio ruolo di insegnante è fondamentale che abbia ben chiaro i loro interessi.
Nicolò, ad esempio, sogna di poter stare più tempo possibile sotto il pelo dell’acqua per giocare con i pesci fra gli scogli e un giorno di poter imbracciare un fucile e andare a pescare con suo papà. Jacopo è una formichina rossa, ha già trovato nell’apnea un mezzo per allenarsi fisicamente e mentalmente per altri sport, mentre Christian cerca il benessere, il suo intento è quello di apprendere il più possibile per vivere l’acqua nel modo migliore.
Che tu sia neofita o agonista, è importante interrogarsi sulle proprie motivazioni. Avere ben chiaro il nostro obiettivo ci permette di programmare l’attività in modo da raggiungerlo. Quindi, la domanda di fondo è scoprire il tuo scopo.
Se ti stai chiedendo perché ho nominato i miei allievi in quest’ordine, vi dico subito che la bravura non centra nulla; semplicemente perché il caso ha voluto che rincontrassi Nicolò, già mio allievo di nuoto, in un improbabile quanto gelido bagno al lago che ci ha lasciati con la promessa di rivederci per un corso di apnea. Jacopo è il cugino e Christian l’amico, che si è unito dopo qualche lezione. Loro sono i primi grandi mini apneisti che ho avuto la fortuna di formare.

