O, per meglio dire, "c'è ma non si vede". Infatti, solo lo studio attentissimo di una mappa ci consentirà di capire come la contea più settentrionale del Galles sia in realtà separata dalla terraferma da uno strettissimo canale. Soprattutto il suo versante occidentale presenta coste alte e frastagliate, che abbiamo esplorato, traendone utili informazioni
Alberto Martignani
Per il nostro soggiorno ad Anglesey abbiamo scelto come base operativa il capoluogo. Questo porto, assai importante per i collegamenti con l'Irlanda, si trova al vertice settentrionale di Anglesey, sul versante orientale di un'ulteriore piccola isola chiamata Holy Island. Da ciò la posizione ridossata della cittadina e il suo valore come approdo.
Il significato strategico del luogo fu intuito già dai Romani, che vi costruirono una massiccia fortificazione, ancora presente e ben conservata. Nel VI secolo fu concessa, dal signore locale, a St. Cybi, un monaco giunto dalla Cornovaglia per evangelizzare le popolazioni gallesi, che lo trasformò in convento. Da queste vicende storiche derivano i nomi gaelici, tuttora utilizzati, sia della cittadina (Caergybi: forte di Cybi) che dell' isola (Ynys Cybi: isola di Cybi).
Abbiamo scelt, per il nostro soggiorno in Galles la prima metà di agosto, trovando tempo quasi sempre stabile e soleggiato, con temperature massime sino a 26 gradi e minime di 13. Può non convenire programmare la vacanza oltre questo periodo, in quanto abbiamo osservato come, verso il 20 del mese (in prossimità della nostra partenza), il meteo abbia virato in senso decisamente autunnale, con venti molto forti e pioggia battente per più giorni. In acqua la temperatura ha oscillato tra i 14 e i 15 gradi, occorre dunque un completo da 7 millimetri.
Le maree presentano escursioni sino a oltre 5 metri. Come consigliatomi da un sub locale, sono sceso quasi sempre in prossimità del culmine di bassa. Oltre al vantaggio di poter sorvolare la foresta di laminaria, dove, in sostanza, stanno i pesci, a una profondità minore, e quindi risparmiando fiato ed energie, si ha la possibilità di sorprendere i branzini fermi, quasi sonnolenti, tra i cespugli di laminaria, oppure mentre si muovono, lenti e poco reattivi, tra i medesimi. In effetti, l'unica volta in cui ho provato a pescare con la marea molto alta, ho incontrato forti difficoltà a causa dell'elevata turbolenza sul fondo e della conseguente, pessima visibilità. Un altro vantaggio di immergersi attorno al culmine di bassa marea è che, in tale fase, le correnti sono ridotte, se non assenti.
Come fucile mi ero portato un solo arbalete da 99, a doppio elastico e con asta da 6.5. Con il senno di poi, avendo spesso incontrato acqua torbida, sarebbe stato meglio qualcosa di più corto e agile, tuttavia ho ringraziato di avere a disposizione un’arma così potente allorchè mi sono trovato a sparare, da discreta distanza, a un branzino di circa 4 chili, rimasto non a caso nell’asta...
Nella scelta dell'attrezzatura, tenete conto del fatto che non esistono negozi di pesca subacquea in Galles (nella circostanza ho avuto ragione a portarmi, come sempre faccio, un'asta di riserva, avendo perduto le alette della prima in seguito alla rottura del pernetto...).
Gli spot della costa occidentale
Il Galles è separata dall'Irlanda dal canale chiamato St. George's Channel, che proprio in corrispondenza di Anglesey presenta il suo punto più stretto (irca. 80 chilometri.).
L' interposizione dell'Irlanda risparmia, entro certi limiti, al Galles, le tempeste epocali che si abbattono con regolarità sul versante oceanico dell'isola di San Patrizio, ma è un dato di fatto che, con vento forte da ovest, il lato esposto di Anglesey diviene inaccessibile alla pesca da terra.
Nei 10 giorni di permanenza abbiamo avuto quasi sempre vento da Sud-Ovest, Ovest o Nord-Ovest, anche se con intensità molto variabile (solo in un paio di occasioni si sono registrati venti con velocità superiore a 30 nodi).Un solo giorno si è avuto vento da Sud.
Per uno studio preliminare delle condizioni del mare sottocosta, ho sempre utilizzato il sito www.windfinder.com, che ritengo molto affidabile. Ho potuto verificare sul campo come i fondali della costa Ovest risultassero praticabili con onde di altezza sino a 0.8 metri. Per onde di altezza superiore, conveniva rinunciare in quanto la torbidità provocata dalla sabbia che saliva in sospensione e la forza della risacca divenivano eccessive.
La boa, nel Regno Unito, non è obbligatoria: il consiglio è comunque quella di utilizzarla nelle rare situazioni in cui si preveda di immergersi a una certa distanza da riva, in presenza di traffico nautico anche minimale.
Vi riporto di seguito, da Nord a Sud, alcuni spot da esplorare da terra che ho mappato e, allorchè possibile, testato, ma ovviamente, ce ne sono anche tanti altri.
Porth Dafarch. E’ una stretta ma profonda insenatura che si incontra, dopo una mezza dozzina di chilometri, scendendo lungo la stretta e tortuosa strada litoranea che conduce a Sud, a partire dallo South Stack. Quest'ultimo altro non è che un impervio e alto scoglio, sormontato da un faro, a poca distanza da una costa a sua volta scoscesa, alta e tormentata; costituisce l'icona turistica del Galles settentrionale, e va assolutamente visitato.
Per la sua posizione riparata, Porth Dafarch veniva un tempo utilizzato come ricovero d'emergenza dalle navi in approccio verso Holy Head, allorchè le condizioni dell’oceano rendessero problematico l accesso alla baia. Con il completamento, nel 1860, della lunga diga nota come Breakwater, Porth Dafarch ha definitivamente perduto questa funzione, e oggi altro non è che una piacevole spiaggetta incassata tra due alte pareti rocciose.
Ha un accesso al mare molto comodo, dal momento che il parcheggio è vicino e gratuito, ed è anche possibile usufruire, sempre gratuitamente, di servizi igienici puliti e di una doccia. Nei giorni di bel tempo estivo è anche aperto un punto di ristoro.
Ho testato entrambi i lati della baia, che risultano parimenti favorevoli. Per avere il sole alle spalle, può convenire, almeno nelle giornate soleggiate, andare verso destra al mattino e verso sinistra nel pomeriggio. Verso sinistra, una volta superata una parete, regolarmente colonizzata dai praticanti il "coasteering" (il nuovo sport nato proprio in Galles e che da queste parti è ormai largamente diffuso) e una successiva piccola rientranza, si arriva nella zona buona, con una folta prateria di laminaria che muore sulla sabbia a distanza variabile dalla parete di roccia.
E' qui che cercheremo spigole e pollack, prediligendo i punti in cui il terreno mostra canaloni, panettoni di roccia coperta da laminaria, scogli affioranti. A destra conviene invece procedere spediti sino all'ampio golfo che appare appena usciti dall'insenatura, facendo attenzione perchè, con il bel tempo, vi transita sempre qualche barca che porta lungo la parete di roccia, dove poi si arrampicheranno, gli appassionati di "coasteering". Qui vi è laminaria sino a circa 200 metri da riva e, anche se lo sviluppo del fondale è un pò più piatto rispetto al lato opposto, ho incontrato diverse spigole.
Dal golfo ho provato ad allungarmi anche oltre il promontorio che lo chiude a destra, ma non ne vale la pena: a parte la notevole distanza da percorrere a pinne, anche la profondità aumenta, senza però apportare alcun vantaggio in quanto la parete cade quasi a picco su un fondale ciottoloso o con poca laminaria rada.
Trearddur Bay. Da Port Dafarch, procedendo per neppure 5 chilometri verso Sud, si incontra questa bella località, che costituisce una stazione di villeggiatura rinomata e attrezzata, con una spiaggia ad anfiteatro incastonata lungo un litorale roccioso di commovente bellezza, con piccoli promontori, rientranze, scogli affioranti o vere proprie isolette.
Avevo programmato di pescarci l'ultimo giorno, ma il sopravvenire, purtroppo, della perturbazione di fine estate me lo ha impedito. In particolare, avevo valutato di scendere in acqua da una spiaggetta, facilmente raggiungibile, alla periferia Sud del paese, da cui successivamente accedere a pinne a un bastione di roccia, con pareti molto frastagliate, a sinistra.
Porth Trecastell. Abbastanza simile a Porth Dafarch, è anch'essa una profonda insenatura che si incontra circa a metà del versante occidentale di Anglesey. Dista una ventina di chilometri da Holy Head e, per raggiungerla, conviene imboccare verso Sud l'autostrada A55, seguendo le indicazioni per Aberffraw. Port Darfarch si incontra sulla destra, pochi chilometri prima di raggiungere la suddetta località.
C'è un parcheggio a pagamento (una sterlina per ogni ora di sosta) subito dietro la spiaggia e per pescare si può andare sia verso destra che verso sinistra. Nella scelta dal lato da battere potremo tenere conto, oltre che della posizione del sole, anche del diverso orientamento dei due versanti, dal momento che quello di destra forma un angolo quasi retto, mentre quello di sinistra decorre pressochè rettilineo ma obliquo, per cui possono prendere le onde in maniera diversa a seconda della loro provenienza.
Anche qui bisogna cercare la prateria di laminaria, a una profondità variabile fra i 3 e i 6 metri e scendere sul fondo ove portare l'aspetto ben occultati.
Aberffraw bay. Proseguendo oltre Porth Castell, raggiungeremo in pochi minuti il paese di Aberffraw, di origini antiche, dato che ospita una chiesa e un ponte databili attorno all'anno 1.200. Il ponte serve a oltrepassare un torrente che sfocia a mare circa un chilometro oltre. A sinistra della foce troviamo una lunga spiaggia di sabbia, mentra a destra inizia, con un piccolo promontorio, quella costa rocciosa che prosegue poi sino a Porth Castell.
Non vi sono strade che ci arrivano. Bisogna lasciare la macchina nei pressi del ponte e camminare lungo un sentierino tracciato su un'estesa duna sabbiosa coperta da vegetazione sino alla foce. Di qui si può entrare in acqua dirigendosi, ovviamente, verso destra. La camminata da fare è lunga, ma chi ci si vorrà dedicare verrà premiato sia dal panorama sia dalla ricchezza della vita subacquea. Inutile dire che lo sbocco d'acqua dolce catalizza la presenza di pesce. Oltre alle solite spigole vi ho trovato infatti cefali di pezzatura davvero interessante...
Le prede
Spigola ("bass"). E’ la preda principe, quella per cui può valer la pena una trasferta da queste parti. E' molto diffusa e sono rimasto sorpreso come la percentuale di esemplari di media-grossa taglia sia superiore a quella riscontrabile, ad esempio, in Cornovaglia o nel Sud dell'Irlanda, forse a causa della temperatura inferiore del mare, in estate, che lo rende più appetibile alle grosse spigole rispetto ad altre zone. Il pesce gode di ampia tutela: se ne possono pescare solo due al giorno, di taglia non inferiore a 42 centimetri. Nei mesi di dicembre, febbraio e gennaio è vietata. In considerazione di ciò, conviene selezionare i tiri, cercando intanto di capire quale sia il giro di pesce, quel giorno e in quel posto, e se vi sia la possibilità di puntare “al bestione”. In ogni caso, non conviene mai premere il grilletto su esemplari di peso inferiore al chilo e mezzo.
La tecnica migliore consiste nello scendere all'aspetto nella laminaria, prediligendo le zone con piccole variazioni di batimetrica per la presenza di canaloni, cunette o piccoli dossi di roccia coperta da vegetazione. Utile avere sole e corrente alle spalle, tuttavia potrà capitare di vedervi arrivare il branzino da direzioni inusitate, da dietro oppure di lato. Conviene allora restare immobili, in quanto vi è la possibilità che il pesce, incuriosito, vi giri attorno, per studiarvi meglio.
Segnali indicativi importanti che fanno capire che le spigole nuotano nei paraggi, sono la presenza delle sue prede preferite (granchi e "sands eels", piccoli clupeiformi che viaggiano in branchi numerosi) e di una varietà di laminaria, chiamata "Bladderwrack" per la somiglianza con le foglie e i frutti della quercia, che i branzini sembrano prediligere.
Anche ii branchi di piccoli merluzzi, del genere pollack, che volteggiano davanti al fucile può risultare indicativa, in quanto le due specie condividono habitat e prede, e non è raro che in mezzo ai gadidi si materializzi improvvisamente la sagoma del branzino.
L' acqua è spesso velata, ma entro certi limiti ciò non rappresenta un problema, in quanto la spigola sarà portata ad avvicinarsi maggiormente.
Merluzzo giallo ("pollack"). Altra presenza costante, anche se purtroppo di dimensioni medie, sottocosta, abbastanza ridotte. Essendo predatori rispondono bene all'aspetto, ma quelli grossi tendono a mantenersi alla periferia del branco e defilati, per cui non sono una preda facile. Se ne trovate di superiori ai 30 centimetri di lunghezza siete autorizzati a sparargli: ne farete
un ottimo "fish&chips".
Tordo atlantico ("wrasse"). Anch' esso quasi ubiquitario. Assomiglia molto, sia nell'aspetto che nella qualità delle carni, al nostro marvizzo, con la differenza che è decisamente più grosso ed è comune incontrarne, a ogni uscita, sino a due chili di peso e oltre.
Cefalo (grey mullet). Questo muggine, dalla corporatura tozza e massiccia, non è così frequente (ne ho visti soprattutto ad Aberffraw e sotto i ponti del Menai Strait), ma anche in questo caso le dimensioni possono essere veramente consistenti (1.5, 2 chili).Vivendo in corrente, in acque pulite, sono discretamente buoni da mangiare
Pesci piatti ("flatties"). Rombi chiodati, sogliole, platesse sono comuni nelle ampie baie sabbiose, ma per catturarli bisognerebbe dedicarvisi in maniera specifica, e lasciar perdere tutto il resto..
Astice (lobster). Vale quanto detto a proposito dei pesci piatti. Per noi si tratta di una cattura casuale, in quanto bisognerebbe andarli a cercare nelle tan, nascoste dalla laminaria, alla base degli scogli. Alcuni sub locali, tuttavia, si dedicano esclusivamente a questo, anche con l'ausilio delle bombole. La misura minima è 30 centimetri e se ne possono prendere non più di due esemplari al giorno.