Che sport fai?
Questa è la classica domanda che mi viene posta.
«Apnea, rispondo in breve. Sì, avete ragione, desta curiosità e mi impone di rispondere ad altre successive domande; ma è sicuramente la risposta più concisa che io possa dare. In realtà, mi diletto in diversi sport; sfruttando le potenzialità di ognuno, alleno mente e corpo per un unico obiettivo: migliorare la mia apnea. Variare in continuazione, dai singoli allenamenti agli sport, è ciò che mi ha sempre distinta rispetto ad atleti intransigenti. Credo che una mente elastica e un corpo capace di adattarsi a condizioni differenti, siano un grande punto di forza».
Quante volte ti alleni a settimana?
Ecco la seconda domanda che arriva subito dopo.
«Spesso ho mentito per l'imbarazzo: e allora inventavo di allenarmi almeno due o tre volte a settimana. La realtà è che sono una persona dinamica, ma non amo prendere freddo in acqua. Allenarsi per me fa parte del quotidiano, tanto da non considerarlo allenamento, ma un piacere necessario. Aumento le sedute in piscina con l'avvicinarsi delle gare, anche se difficilmente mi incontrerete più di due volte a settimana.
«Dovendo sopperire alla poca preparazione in vasca, mi ritrovo spesso a ricreare situazioni fisiche di stress ipossico o ipercapnico in ambiente outdoor. Ciò mi permette di allenarmi quando e come voglio, senza necessità costante di una squadra o di un partner per la sicurezza. Raccontato così sembra positivo non avere imposizioni; ma, al contrario di quanto si possa credere, ci vuole grande forza d’animo e impegno per non perdere mai di vista l’obiettivo.
Quanto credi sia importante la squadra?
«La squadra, come le associazioni per Italo Calvino (Il barone rampante) […] rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno gioia, che raramente si prova restando per proprio conto […]. Ecco il senso di avere e far parte di una squadra, un organismo dal quale trarre stimoli e nutrimento continuo e dove ogni membro ha l’opportunità di contribuire all'evoluzione verso il successo.
«Come i pesci anche gli apneisti, secondo le loro personali ragioni, decidono di nuotare in gruppo o meno. Se questo accade, è facile notare il posizionamento in corsia, che avviene in maniera naturale secondo regole non verbali.
Ora, dimmi dove ti posizioni in corsia e ti dirò chi sei. Divertiamoci!
«Secondo la mia carriera, possiamo in modo grossolano distinguere così i personaggi di una squadra apneistica: davanti sta il leader, quello che parte sempre al timing giusto, che non perde un allenamento, faro e traino motivazionale; al suo fianco sta il campione, quello “portato”, che assorbe gli insegnamenti con riverenza; attaccato a lui, che gratta i piedi ma sfianca, c’è l’insoddisfatto, quello che nonostante l’esperienza e l’impegno, è perennemente frustrato nel cercare di migliorare. In mezzo ci sono gli amatori, fedeli negli anni; su di loro puoi contare, perché alimentano emotivamente il gruppo e non gli manca mai il fiato per una battuta che alleggerisce l’allenamento.
«In coda i timorosi, i ritardatari e i distratti. Non sai mai se ci saranno o meno, quando entrano in vasca trafelati perdono attrezzatura e a te fanno perdere la concentrazione, ma gli vogliamo bene comunque, perché movimentano la lezione e spezzano il silenzio.
«Non conta dove sei posizionato, ciò che conta è che tu sia sincronizzato con il gruppo. La magia sta nel trovare un linguaggio comune fra atleti differenti e che siano altruisti, così che tutti possano trarne beneficio. Si può crescere anche guardando chi sta dietro di noi. Parte del mio successo lo devo ai miei allievi. Avere esperienza, non solo rende un’insegnante più perspicace, lo rende anche maggiormente sensibile e consapevole, anche verso se stesso. Allenati con rispetto e devozione e avrai sempre successo».