Qualche giorno di vacanza durante il periodo natalizio per visitare la Corsica e ritagliarsi qualche ora per pescare. Un paio di dentici, un branco di ricciole e altro ancora, il tutto senza mai scendere a quote impegnative testo raccolto
Gherardo Zei
Da tempo pubblichiamo itinerari con Massimo Repetto. L’originalità del suo contributo risiede nel fatto che Massimo è sì un pescatore forte, però ci propone percorsi che sono tutti nati dalla volontà di prendersi qualche semplice giorno di svago con la moglie e sempre stando attento a non monopolizzare con la pesca l’intera vacanza. Un paio d’ore da terra nei punti giusti e nei momenti giusti bastano per coronare nel modo migliore qualche giornata di ferie senza nulla togliere alla famiglia e portando a casa sempre qualche pesce per cena. Probabilmente questo è lo spirito corretto del pescatore del futuro. Ma sentiamo il racconto dalla sua viva voce.
La decisione del luogo e la scelta dei giorni
La scelta dei giorni della vacanza è stata determinata dai vari impegni lavorativi più che da considerazione di pesca. In certi anni il periodo natalizio è l’unico momento che consente di avere un po’ di respiro e il 2024 è stato uno di questi anni. Mia moglie voleva tornare in Corsica. Allora le ho detto: “proviamo Cargese. E’ a nord di Aiaccio, sotto Porto, si trova in una zona di pesca molto bella ma non lo conosco”.
Mi sembrava un posto intrigante. Ho guardato la cartina su google heart. Ho visto bei promontori e ho trovato delle stradine che potevano portare verso il mare le quali, visto che ero senza imbarcazione, mi erano indispensabili. Poi ho sentito Fred Pisani, il mio amico di Aiaccio, il quale mi ha detto che quelli di Cargese sono fondali tra i più belli della Corsica. E ha precisato che anche se l’inverno non è il periodo migliore si possono trovare saraghi, tanute e qualche bel dentice casuale. Poi ha concluso raccomandandosi di guardare i meteo: “perché li se entra il maestrale non peschi più”.
La location, il piano di pesca e l’attrezzatura
Ho affittato una casa con Booking in una posizione situata subito dopo il porto, proprio in corrispondenza della spiaggia di Cargese. La zona di pesca che avevo immaginato era situata intorno alla punta di Cargese e a un’altra punta più piccola, subito successiva. In pratica, avevo fatto un piano che prevedeva tre itinerari principali. Il primo mi faceva entrare subito dopo il porto di Cargese e a pinne andare sulla Punta Cargese da sud. Il secondo partiva dallo spiaggione successivo per arrivare a punta Cargese da nord. Il terzo si basava sull’idea di esplorare una baia che porta verso una punta più piccola situata subito dopo punta Cargese e tutta la zona circostante.
Mi ero portato la giacca da 8, il pantalone da 5 e una giacca da 6,5. Come fucili, solo armi lunghe o medio lunghe e precisamente un novanta a doppio elastico e un centocinque a doppio elastico.
Il periodo prescelto è stato dal 27 dicembre al 4 gennaio. Dunque, avevo davanti sette giorni di pesca potenziali, anche se era chiaro che non sarei andato in mare ogni giorno, anche perché, come dicevo, doveva essere una vacanza rilassante. Per quanto riguarda il tempo, abbiamo avuto fortuna, perché c’è stata una settimana di quelle che si girava in maniche corte.
Primo giorno
Dopo l’arrivo a Bastia, con due ore di macchina raggiungiamo Cargese, dopo avere attraversato tutto l’entroterra dalla Corsica, dove troviamo la neve sulle montagne. La mia idea è grossomodo quella di dedicare del tempo al turismo e poi pescare un paio di ore, dalle 16 alle 18. Quindi, già il primo giorno decido di buttarmi alle 15,30. Mi preparo in spiaggia ed entro sul primo itinerario verso la punta di Cargese da sud. Il pallone lo tengo con la sagola elastica e nylon come finale, montatura che consiglio a tutti. Indosso giacca da otto, schienalino con 3,5 chili e 8 chili in cintura. Decido di pescare in 5 o 6 metri d’acqua.
Entro e inizio a pinneggiare verso punta Cargese dove trovo pietroni, massoni e lingue di roccia. Vedo tanto pesce piccolo e molta vita. Faccio aspetti e agguati tra i 4 e i 5 metri. Comincio comunque a farec su e giù con più intensità. Arrivo su un pietrone sulla posidonia, dove vedo un bel marvizzo ciliegia da chilo, ma il pesce passa davanti a una pietra e, per paura di rompere l’asta, aspetto troppo e, subito, il tordone si infila nella pietra e nell’alga. Allora mi metto all’aspetto. E mentre aspetto il tordo alzo la testa e vedo la mangianza che si schiaccia e si apre.
Da lontano scorgo il dentice che mi arriva dritto fino a essermi vicino. Sbuca dal nulla. Lo colpisco sotto l’occhio e lo infilzo per il lungo. Certamente era a caccia pure lui. Quando lo pulisco trovo infatti la pancia piena di pescetti.
Dopo mezz’ora d’acqua ho un dentice di tre chili e mezzo sotto il pallone preso in 48 secondi di apnea. Considerando il poco fiato per lo scarso allenamento sono contento e proseguo verso punta Cargese. Più avanti trovo un altro marvizzo proveniente dall’alga e questa volta lo catturo. Quindi decido di rientrare, facendo parecchie sommozzate per allenare l’apnea.
Intermezzo
Come ho detto, non mi dedico solo alla pesca ma voglio visitare bene il posto. Tuttavia, Cargese è un paesino che d’inverno ha praticamente tutto chiuso; ci sono solo gli abitanti locali. Ma io sono genovese e il genovese è un dialetto che assomiglia molto a quello Corso e quindi mi trovo sempre benissimo in questi posti. La sera andiamo a cena in un locale che si chiama “la Casa Corsa”; ci piace molto perché in questo periodo non c’è turismo e si vede il vero spirito della Corsica e della popolazione locale.
Tutti i giorni la mattina facciamo passeggiate e andiamo a visitare le Torri Genovesi di avvistamento che sono sopra i promontori. I sentieri sono tenuti benissimo. Poi rientriamo: mia moglie mangia e io vado a pescare.
Secondo giorno
Vado dalla parte opposta partendo dal parcheggio dell’Hotel Talassa, sulla spiaggia a nord di capo Cargese. Entro e nuoto in direzione del Capo. Nella parte iniziale trovo sabbione e alga. Vedo delle belle triglie ma non sparo. Ho sempre apnea corta, purtroppo. La temperatura esterna è circa 14 gradi e in acqua circa 15. Nuoto rapidamente verso la punta e vedo le corvine, che sono vietate e sono pure piccole. Poi, incontro un bel branco di tanute sui sette od otto etti. Nuotano intorno a un pietrone sui venti metri, con un cappello poco più in alto, dove si concentrano i pesci. Ne prendo una in caduta di circa un chilo e il branco si disperde.
Continuo verso punta Cargese, dove vedo due cernie sui 5 o 6 chili, belle ma vietate. Poi scorgo dei saraghi in lontananza. Infine, giungo in un punto a cento metri dalla punta dove c’è una specie di ansa con un golfetto naturale con dei pietroni grossi. Qui trovo diversi saragoni sul chilo e ne catturo uno. Proseguo verso la punta e vedo tanta mangianza, occhiate e sugarelli in particolare, tutto pesce accostato alla roccia e non sparpagliato. Penso che ci siano predatori in giro, ma non vedo nulla. Allora inizio a rientrare e nella grossa baia dove avevo preso il sarago catturo un marvizzo ciliegia.
Terzo giorno
La mattina, passeggiata a Porto, che d’inverno è deserto. Mentre cammin ricordo che il giorno prima ho visto la mangianza schiacciata. Per cui mi faccio riportare al porto di Cargese e questa volta indosso la giacca da 6,5. Sento che l’apnea è migliore coln i neoprene più sottile e, quindi, pinneggio diretto verso la punta a tentare aspetti sui 15 metri sui piattoni, dove avevo visto la mangianza schiacciarsi.
Arrivo sul posto dopo una quindicina di tuffi sulla strada per punta Cargese. Mi fermo nella piccola baia subito prima della punta. Faccio un tuffo nella posidonia tra i pietroni, vedo boghe e sugarelli. Passano i secondi e noto che la mangianza si schiaccia sulla mia destra e finalmente scorgo il branco di ricciole, sono dieci pesci tra i 5 e gli 8 chili. Aspetto il momento giusto e sparo alla più vicina. La ricciola è di 6 chili. Dunque, continuo la pescata proseguendo sulla punta dove il fondale è formato da tanti piattoni che arrivano fino in mezzo al mare. Molto bello per i dentici in estate! Ci tornerò in agosto. Allora torno indietro e, mentre pinneggio per rientrare, penso che sono davvero soddisfatto della ricciola.
Il quarto/quinto giorno
Il quarto giorno è Capodanno e in verità decido di non pescare. Il quinto mi dirigo nel baione, quello situato più a nord che avevo programmato. Con la macchina, da Cargese procedo verso nord dove trovo l’indicazione della spiaggia e di un maneggio di cavalli; in fondo c’è un villaggio turistico abbandonato. Sorpasso il villaggio e arrivo nei parcheggi sulla spiaggia. Qui c’è una colonia di gatti di colore nero.
Entro in acqua e nuoto verso il largo in direzione della punta, cioè verso ovest. Il fondale è formato di pietroni e alga in due metri d’acqua, niente di che. Ma vedo delle oratelle e dei saraghi. Per cui comincio con gli aspetti e mi arriva un branco di orate dal mezzo chilo al chil Riesco a prenderne una sul chilo (la più grossa) e continuo ad andare verso la punta. Il fondo comincia a scendere e diventa più interessante. E continuo a vedere le orate. Scendo su una schiena di roccia per un agguato verso il vertice della schiena. A metà della salita sbucano 4 orate che scendono verso di me. Ne sparo una, ma la prendo alta e si strappa.
Invoco tutti i Santi del calendario, poi ricarico e vado avanti. Vedo una cernia grossa, un pesce di otto chili che è a caccia a terra e quando si spaventa vedendomi schizza verso il largo. Poi, scorgo una tana di corvine che, ovviamente, lascio stare. Arrivato sulla punta, ancora qualche aspetto verso il mare aperto, però non vedo niente e quindi torno sulla zona del baione ricercando le orate. Nel punto dove avevo strappato quella grande, mi sono arrivate altre orate e ne ho presa una, un pesce da sei etti. Mi ha stupito che all’angolo della spiaggia, dove c’è un fiume che esce e porta tanta acqua, non ci siano cefali e spigole.
Il sesto e ultimo giorno
Rifaccio ancora il percorso della punta Cargese, dove avevo preso la ricciola. Entro partendo dal porto. Arrivo in punta e le ricciole non ci sono. Vedo due dentici piccoli in lontananza. Poi scorgo dei marvizzoni ciliegia e ne prendo uno nell’alga. Ancora cernie e corvine. Infine, scorgo un San Pietro che gira tranquillissimo sul fondo (ne ho già presi in Corsica).
Nonostante un ultimo giorno deludente, sono stato bene e quelli che mi hanno affittato la casa sono diventati amici. Infatti, ho prenotato dal 3 all’11 agosto prossimi. Ma questa volta mi porterò il gommone!