

Un personaggio davvero particolare. Australiano di nascita, dove ha vissuto per diversi anni prima di trasferirsi nel Regno Unito, si è immerso praticamente ovunque. Ha un debole per il Mediterraneo e, soprattutto, per i dentici
Anselmo Bozzoni
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Daniel Mann, uno degli atleti che fanno parte del Team Polosub. Un personaggio giramondo, che ha “bagnato le pinne” praticamente ovunque, come lui stesso ci racconta.
«Ho iniziato a pescare in Australia oltre 20 anni fa, assieme a mio fratello. Siamo cresciuti andando a pescare con la canna in compagnia di nostro nonno, di nostro padre e dei nostri zii, che ci portavano spesso con loro, quindi avevamo già una solida base per riconoscere quali specie fossero le migliori da mangiare. Durante l’adolescenza ci immergevamo ogni volta che potevamo, soprattutto d’estate; comunque, anche gli inverni sono miti in Australia e andare in acqua non era certo un problema. Da noi, oltretutto, i fondali sono caratterizzati da una gran varietà di specie, con taglie medie molto superiori rispetto al Mediterraneo. È facile essere bravi nel proprio “giardino di casa”, quindi quando nel 2015 mi sono trasferito a Londra, nel Regno Unito, è stato un vero shock. La mia unica esperienza internazionale precedente era stata nel Regno di Tonga, che non era troppo diversa da quella australiana, sia come immersioni che come specie di pesci. Il Regno Unito mi ha posto davanti a diverse nuove sfide: in primis, la temperatura e le specie ittiche. L’acqua ora variava tra gli 8 e i 18 gradi, mentre in Australia la più bassa che avevo mai sperimentato era di 19!».
E poi?
«Il mio primo anno nel Regno Unito l’ho affrontato con la mia Forza Tre da 5.5 millimetri by Polosub, muta che aveva già qualche annetto sulle spalle. Mentirei se ti dicessi che non ho mai avuto freddo, ma mi sono adattato velocemente alle nuove specie, come cefali, spigole, pollack e pesci piatti. Sono anche riuscito a prendere, proprio in quell’anno, la mia spigola più grande di sempre: 4,8 chili. L’anno successivo sapevo di aver bisogno di una muta più spessa ed è stato allora che sono entrato nel mondo della 7.5 millimetri smoothskin, una vera rivoluzione. Mi ha permesso di godermi davvero i tuffi in acque più fredde e ho deciso di partecipare a una gara, la Øresund Cup in Danimarca (che sono riuscito, incredibilmente, a vincere!), dove ho incontrato per la prima volta Giuliano Tagliacozzo. Ho capito subito che Giuliano sarebbe stato un amico più che un semplice conoscente nel settore, e con il tempo siamo diventati grandi amici, condividendo molti viaggi insieme in Italia e in Norvegia.
«Giuliano mi ha invitato a partecipare al Blucamp Polosub a Isola di Ponza, in primavera: la mia prima vera esperienza di pesca in Mediterraneo. Un mondo completamente diverso, dove servivano precisione assoluta, tecnica perfetta e zero errori. Ho preso solo qualche pesce piccolo, ma ciò che mi ha davvero colpito è stato il valore dato a ogni singola cattura, celebrata e condivisa a tavola. Nulla andava sprecato. In Australia per anni prendevo solo i filetti e buttavo via il resto. Guardandomi indietro, lo considero vergognoso, ma sono grato per le esperienze vissute a Ponza, che hanno cambiato il mio modo di pensare alla pesca e al cibo.
«Nonostante tutte le mie convinzioni e il pensiero di sapere ogni cosa su questa disciplina, per avere successo ho dovuto fare un passo indietro e riconoscere i miei limiti in posti nuovi. Ho presto capito che ovunque andassi, potevo raccogliere consigli e tecniche che mi avrebbero migliorato. Da lì è nata la mia filosofia: “Dive Everywhere” - immergiti ovunque. Un promemoria per ascoltare i pescatori locali, seguire i consigli e uscire dalla routine delle solite zone. Nuotare un po’ più lontano del solito, provare un posto completamente nuovo o persino un altro Paese! A oggi mi sono immerso in 25 Paesi e in ognuno ho imparato qualcosa. Dalle acque gelide della Norvegia artica ai reef tropicali delle Bahamas, Polosub è sempre stata con me, con una muta adatta a ogni situazione».
Qualche momento che ricordi con particolare piacere?
«Tra i più belli del mio decennio europeo ci sono sicuramente i vari viaggi in Norvegia. Nella mia prima spedizione non ho visto nemmeno un halibut per tutta la settimana, mentre diversi amici ne hanno presi fino a 76 chili di peso. L’anno dopo sono tornato con Giuliano e in una singola uscita abbiamo catturato entrambi il nostro pesce più grande: il mio halibut era 47 chili, il suo 68. Un altro viaggio, a fine inverno, è stato un po’ avventato: neve quasi ogni giorno, temperatura del mare tra 1 e 4 gradi. In cinque giorni abbiamo preso solo una platessa in quattro, ma almeno è uscita una bella foto! Sono anche ossessionato dal re del Mediterraneo: il dentice. Un pesce che desideravo tantissimo, tanto da tormentarmi. Dopo diversi viaggi in Italia e in Grecia senza successo, sapevo che sarebbe stata una lunga sfida. Durante un anno sabbatico con mia moglie nel 2022, sono arrivato nello stretto di Gibilterra con Pablo, di Orca Spearguns. Un posto meraviglioso e pieno di pesce: finalmente ho preso un dentice di 2,4 chili. Non un gigante, ma ero al settimo cielo. Tuttavia, la vera sfida era prenderne uno in Mediterraneo. Sempre durante quel periodo, mi sono ritrovato nel Peloponneso, nel sud della Grecia, con un grande mentore, DM Clauss. Dopo solo un giorno ho realizzato il sogno: un dentice mediterraneo. Per molti locali è “solo un altro dentice”, ma per me è stato un viaggio di crescita e adattamento.
Ovviamente, non posso trascurare la pesca in Inghilterra. La spigola è la preda principale, ma in certi periodi si trovano anche molte tanute. Ci sono zone al largo dove, in estate e in autunno, si radunano centinaia di migliaia di spigole: sembra di nuotare in un sogno. L’Inghilterra è stata una grande scuola, con molte giornate passate a cercare pesce e tornare a mani vuote. Il mio mentore qui, Kevin Daly, mi ha insegnato moltissimo su come destreggiarmi in queste acque, tanto che nel 2024 sono riuscito a vincere il Campionato Britannico. Mai avrei pensato, dieci anni fa, di conquistare un titolo nazionale. Senza dubbio, pescare in tanti luoghi diversi - soprattutto nel Mediterraneo - ha affinato le mie abilità al punto da rendere possibile questo risultato».

