Il mare era mosso, i pesci diffidenti, forse anche per la presenza dei delfini, ma le marcature in quel punto promettevano bene, e perciò anche se è marzo un tuffo a sgancio sui 40 metri non glielo ha tolto nessuno. Ovviamente parliamo di Pescatori con la “P” maiuscola, non c’è né improvvisazione né alcunché lasciato al caso!

«I primi 20 metri di discesa li ho fatti praticamente al buio. Poi, intorno ai 27 metri si è aperto un po’ e ho iniziato a intravvedere le pietre sul fondo. In quella zona fa sabbia sui 41 metri, e il grotto risale un po’. Mi posiziono come pensavo fosse meglio e mi appoggio a 39 metri. Lontano noto 4 o 5 pesci che restano a una distanza di 8 metri circa da me. A un certo punto spariscono, perciò mi spingo dal fondo e proprio in quel momento lo vedo. Dopo un agguato raggiungo il dentice che se ne stava da solo; sparo da dietro, dall’alto verso il basso. La reazione violenta non si fa attendere, mi prende quasi tutto il sagolino del mulinello e tenendolo in trazione per non farlo infilare sotto le rocce torno in superficie.

Lo doppio e lo porto in gommone, perché finché il pesce non è sulla barca non si festeggia mai. Così grosso non l’avevo mai nemmeno visto!».

Il dentice di Stefano Piludu farà segnare 11,9 chili, pesato senza squame e a fine giornata. Diciamo pure che appena preso superava senza dubbio i 12.

Il pesce, sfilettato e fatto a tranci, è ora diviso tra i freezer di Piludu e Konjedic, il quale, assicura, sia incredibilmente buono! Possiamo dire che il roller 82 della Pathos ha assolto egregiamente al suo compito!

Una storia che fa sognare, che invoglia a tornare in mare e che ci ricorda come l’incontro della vita può avvenire anche in un mese come marzo, quando l’acqua è fredda e la vera stagione non è ancora iniziata!