Parliamo della Condor by C4 nella sua nuovissima versione Antifog. Una pellicola applicata sull’interno delle lenti scongiura infatti questo fastidiosissimo fenomeno
Gherardo Zei
Tutti sanno che non sono un campione e nemmeno un gran tecnico, ma solo uno con una passione smisurata per la pesca subacquea, alla quale ho già dedicato più di trent’anni della mia vita. Conoscendo il nostro ambiente non costituisco affatto un’eccezione; anzi, sono una sorta di prototipo del pescatore “comune”, perché in effetti quasi tutti quelli della maggioranza silenziosa sono come me: umili appassionati che vanno assiduamente in mare. E forse questa specie di ruolo di “tribuno del popolo” è quello che mi ha messo in condizioni di scrivere per la nostra storica rivista ininterrottamente negli ultimi trent’anni.
Tale premessa solo per precisare che la storia che sto per raccontarvi del graduale appannamento delle maschere, occorso negli ultimi vent’anni, non ha nulla a che fare con una ricostruzione scientifica o industriale di ciò che è accaduto, ma vuole solo essere il racconto del progressivo “giramento di scatole” (per dirla con un eufemismo) di tutti i pescatori causato dall’inspiegabile e costante aumento del fenomeno dell’appannamento delle lenti di quasi tutte le principali marche. Peggio ancora è andata ai bagnanti, meno capaci di noi di tentare di contrastare il fenomeno.
Ma cosa è successo esattamente? Difficile dirlo, questo dovrebbero spiegarcelo i produttori e gli scienziati tecnici, io posso solo raccontare la situazione in cui ci siamo trovati noi semplici pescatori.
Dunque, cominciamo dal principio. Circa quaranta anni fa usavo una maschera di gomma della Technisub e l’appannamento sistematico nemmeno sapevo cosa fosse. Si sputava sui cristalli, si sciacquava e ci si buttava in acqua. Qualcuno più raffinato suggeriva di portarsi dietro una mezza patata da strusciare invece della saliva, ma in pratica non lo faceva nessuno. Le maschere erano appunto di gomma, forse un po’ durette, ma ne siamo usciti tutti vivi. E quindi eravamo felici.
L’arrivo del silicone
Poi è arrivato il progresso e con esso il silicone. Certo, il silicone è molto morbido (anche se qualche volta fin troppo e in profondità, con certi modelli e certe caratteristiche somatiche, la scocca rischia di premere sulla fronte, creando dolore) e quindi si adatta più facilmente al viso, però con il silicone sono iniziati i primi problemi di appannamento.
Ci sono stati grandi dibattiti sulle mailing list e sui forum che hanno accompagnato la ricerca dei metodi per risolvere tale difetto. Onestamente, ero del “partito" che sosteneva che non sempre il progresso migliora la vita e che stavamo meglio prima, ma ero in minoranza perché l’essere umano tende ad adattarsi. Resistetti per qualche anno a cercare la mia vecchia maschera di gomma - nel frattempo uscita di produzione - nei fondi di magazzino (un noto campione ha resistito più di me), poi cedetti. Qualche produttore ha sempre continuato a mettere sul mercato modelli in gomma e, tuttavia, la maschera è una cosa molto personale, ciascuno deve indossare quella che gli sta bene e se quei modelli li fanno solo in silicone deve adattarsi per forza. La quasi totalità della produzione era ormai in silicone e, pertanto, dovevamo adattarci tutti quanti.
Tuttavia, per qualche tempo sembrava che il problema fosse in qualche modo risolto. In pratica, si trattava di impegnarsi in un periodo di pulizia della maschera nuova dopo l’acquisto e poi, dopo questa iniziazione, i cristalli non si appannava più, o quasi più. Le procedure più diffuse comprendevano un fiammeggiamento delle lenti con l’accendino e una successiva pulizia con il dentifricio, procedura da ripetere all'occorrenza anche più volte. Qualcuno usava altri prodotti come per esempio il Sidol, ma per tutti l’obiettivo era rimuovere la patina iniziale per scongiurare l’appannamento.
Personalmente avevo creato addirittura una procedura. Nel senso che avevo sempre tre maschere identiche: quella in esercizio, la prima riserva e la seconda riserva. Tutte le trattavo con fiammeggiamento e dentifricio, ma mentre la prima la indossavo tutte le settimane, le altre due le usavo solo per i bagni estivi rilassanti, in modo che quando la prima cedeva e doveva essere avvicendata, ne avevo sempre almeno una già “vissuta” e pronta per l’utilizzo.
Il peggioramento della situazione
Non credo di essere smentito se dico che, tuttavia, negli anni successivi i nuovi siliconi utilizzati dai produttori sono diventati progressivamente più appannanti, al punto che le procedure di ripulitura hanno cominciato a mostrare la corda e una maschera, anche trattata per molto tempo, non smetteva mai del tutto di appannarsi e, anzi, dopo un po’ riprendeva sorprendentemente a peggiorare.
Il giramento di scatole, non solo mio ma di tantissimi, anche molto più bravi di me, cominciava a diventare vorticoso. A un certo punto mi sono ritrovato a dover usare un apposito antiappannante prima di ogni pescata. Le stesse ditte che producevano le maschere vendevano gli antiappannanti e io questa cosa l’ho sempre vissuta male. Se compro un oggetto così semplice mi sembra giusto che sia “pronto-pesca” e non richieda operazioni ulteriori e spese ulteriori. Oltretutto, mi pareva (e mi pare tutt’ora) assurdo che per realizzare un oggetto composto prevalentemente di due materiali (il cristallo e il materiale gommoso) si scelgano due materiali selezionati in modo che uno dei due (il materiale gommoso) comprometta la funzionalità dell’altro (il cristallo). Questa è una cosa che tutt’ora non mi spiego.
Insomma, la nostra ragionevole richiesta di avere una maschera che non appannasse sembrava senza soluzione. Ho parlato a cuore aperto con un famoso produttore che mi ha detto che, in realtà, con i siliconi adottati l’appannamento poteva continuare a ripresentarsi anche dopo anni, indipendentemente da qualsiasi trattamento fosse messo in pratica.
Chi mi conosce sa che non è mia attitudine (e tanto meno abitudine) fare polemiche, ma davanti a una situazione tanto grottesca ho scatenato un paio di “flames” su Facebook in cui criticavo abbastanza fortemente le ditte produttrici (tutte e non una sola).
Poi, un giorno mi ha mandato un messaggio Marco Ciceri. Il succo era che in C4 stavano risolvendo il problema e che mi avrebbero mandato il prototipo. E così è avvenuto.
La soluzione
Ho ricevuto una Condor (un modello che precedente avevo provato in negozio per verificare come mi stesse al viso) con il trattamento antiappannante, di cui poi vi dirò.
Per prima cosa ho pensato di provare la Condor Antifog a secco, paragonandola ad altre due maschere nuove: una di gomma e una di silicone non trattato. Tre modelli nuovi e mai stati in acqua da verificare alla pari.
Ho soffiato dentro con il naso a tutte e tre. Così facendo si è appannata solo quella di silicone non trattato. Poi ci ho alitato e le maschere di silicone non trattato e di gomma si sono appannate, mentre la Condor Antifog si è solo bagnata. Infine, ho aspettato qualche minuto per verificare se l’appannamento sarebbe scomparso.
Nel giro di due minuti la maschera di gomma è tornata a posto, la Condor Antifog è rimasta sempre perfetta, mentre quella di silicone non trattato è rimasta appannata. Per essere più preciso, la lente destra della maschera di silicone non trattato è migliorata leggermente, mentre la sinistra è rimasta completamente accecata dall’appannamento. Una situazione che conosco bene purtroppo per averla vissuta molte volte in passato con modelli di silicone non trattato appena acquistate.
La prova in mare
Infine, con la Condor Antifog ci sono andato in mare e qui di seguito vi farò un racconto dettagliato dell’esito oggettivo e delle sensazioni che ho avuto. Ma voglio cominciare il mio racconto dalla fine, riportandovi il virgolettato del messaggio che ho mandato a Ciceri appena rientrato dal mare.
“Tornato adesso. Ce l'hai fatta. Funziona. Ho provato sensazioni da libidine. Con le maschere normali anche dopo lo sgrassamento con il prodotto antiappannante C4 capitavano quelle piccole macchiette negli angoli alti, ininfluenti per l'azione di pesca ma per me molto stressanti. Mentre con questa niente, uno specchio dall'inizio alla fine. E poi è anche favolosa per la mia faccia. Non me la levo più, avrai una recensione pazzesca”.
Sensazioni e riflessioni in acqua
Sono entrato in mare da terra in una giornata di mare piatto e acqua limpida. Al momento di indossare la maschera, ho avuto un piccolo momento di incertezza, inevitabile quando si indossa un nuovo modello la prima volta. Avevo bagnato la maschera prima di calzarla, però non avevo fatto alcun altro genere di trattamento e nemmeno ci avevo sputato dentro.
A quel punto ho messo la testa sotto è ho avuto quel classico momento di ansia al quale ormai siamo tutti abituati: si appannerà oppure no? Sembrava tutto a posto ma mi sentivo un poco incerto, come se la visione fosse leggermente ingrandita, tuttavia dopo pochi istanti mi sono reso conto che quasi sicuramente la ragione era da ricercare nel fatto che la Condor ha un campo visivo più grande rispetto alla mia abituale.
Dopo qualche minuto, era tutto ok. La maschera mi stava giusta e non entrava acqua, dunque ho cominciato a pescare serenamente. Ho ricominciato a pensare alla maschera dopo un’ora circa e lo stupore si è impadronito di me. Non c’era il minimo segno di appannamento, nemmeno negli angoli. Capita infatti che si formino comunque minuscole macchie negli angoli alti esterni e anche nella parte interna della lente dalla parte del naso. Hanno dimensioni tanto modeste da essere irrilevanti per l’azione, ma voi non potete immaginare quanto mi abbiano innervosito in tutti questi anni. Anche perché a volte, specialmente in estate con il caldo, tali macchie cominciano a espandersi e diventare fastidiose.
Ero felice. Anche perché la Condor mi stava a pennello. Ragion per cui l’ho lasciata direttamente nel mio catino da pesca al posto del mio precedente modello.
Qualche spiegazione
Tornato a casa mi sono confrontato via chat con Marco Ciceri, che mi ha dato qualche spiegazione aggiuntiva. Il trattamento consiste in una pellicola che viene incollata all’interno delle lenti: lo stesso principio delle visiere dei caschi da moto o delle maschere da sci, ma studiata per un uso in acqua e non in aria. Per questo non va “toccata” in alcun modo la parte interna delle lenti: per esempio, niente ditate che lasciano il grasso della pelle.
I modelli by C4 che avranno queste pellicole antifog saranno, oltre alla Condor in tutte le sue declinazioni, la Falcon nella versione nera.
Le densità del silicone sono tre. Quella che ho avuto in prova è più morbida della gomma, ma meno di tanti siliconi e io , rancamente, l’ho trovata perfetta per le mie esigenze.
I consigli sono di utilizzare il vecchio sistema della saliva per pulirla prima di entrare in mare e, finito di usarla, se uno vuole essere perfetto, la può lavare in acqua dolce con un filo di sapone e poi asciugarla con un panno pulito (la procedura è particolarmente consigliata se la maschera viene usata in piscina).
Conclusioni
Direi che siamo al cospetto di una soluzione antiappannamento perfetta. Siccome è un trattamento caratterizzato da una pellicola, l’unica cosa da monitorare è la durata della stessa che, a oggi, è ignota. Sappiamo che delle decine di maschere in test da giugno 2024 ce ne sono parecchie che hanno superato le 100 uscite tra mare e piscina senza avere problemi. Comunque, la pellicola si potrà sostituire, però l’operazione potrà essere fatta solo dalla C4 o dai negozi specializzati. Non è una cosa difficilissima, ma necessita degli strumenti adatti.