Da Nord a Sud, dal Mare del Nord a Gibilterra, lungo la costa atlantica della nostra Europa, 26 location per una vacanza di pesca all'insegna dell'avventura, sfidando onde, maree, correnti, in un ambiente costiero e sottomarino ancora integro e selvaggio. Dalle spiagge della Normandia scendiamo lungo la costa Atlantica francese sino a raggiungere Plouarzel, belle località della penisola bretone
Alberto Martignani
Quando, 4 anni fa, passai da queste parti, scelsi il paesino di Plouarzel per un breve soggiorno in quanto punto di partenza ideale per esplorare un esteso tratto di costa bretone, culminante nei due spot di Pointe de Corsen e di Pointe St. Mathieu. Ci troviamo nella regione dell’Iroise, corrispondente, grosso modo, all’estrema propaggine nord-occidentale della Bretagna, la cui costa è caratterizzata da falesie e piccoli promontori, intervallati da spiaggioni sabbiosi.
Decisi di esordire subito da uno dei punti più interessanti, ossia da Pointe St. Mathieu, bassa e frastagliata, che costituisce il vertice meridionale della penisola in cui ci troviamo, preludendo a quella profondissima rientranza della costa che è la rada di Brest. Non conoscendo nel dettaglio la zona e come si muove il pesce, decisi di applicare lo schema standard che generalmente adotto in Atlantico, che è quello di scendere un paio d’ore prima del culmine di marea crescente, per sfruttare la maggiore attività dei predatori. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che, in molte zone, questa fase si associa a correnti di marea fortissime, che possono rendere di fatto impossibile l’immersione.
Per pescare a Pointe Saint Mathieu, si può lasciare l’auto nell’ampio parcheggio destinato ad accogliere l’ampio flusso di turisti, attirati, oltre che dalla bellissima vista panoramica sulla costa, anche dall’antica abbazia medioevale dedicata al santo evangelista.
Una volta completata la vestizione, attraversai a piedi la spianata che ospita l’antico edificio e scesi la scarpata attraverso un sentierino. Ciò mi consentì di arrivare al mare quasi in corrispondenza del faro che si erge a meno di duecento metri dal vertice della punta.
L’ impatto fu abbastanza traumatico, a causa della prevedibile, forte corrente, diretta verso la punta stessa, che incontrai una volta allontanatomi di qualche decina di metri da riva. Per non essere trascinato via, dovetti rientrare subito a ridosso della riva provando a pescare all’aspetto, tra le arborescenze fluttuanti di laminaria, mantenendomi al confine tra la zona di relativa stanca della corrente e il flusso veloce di questa.
Avvistai inizialmente solo i grossi tordi atlantici tipici di queste coste e qualche branco di cefali e merluzzetti, poi finalmente cominciarono a farsi vedere le spigole, sulle quali trattenni tuttavia il tiro, trattandosi di esemplari tutti ampiamente sotto il chilo.
Dopo circa un’ora e mezzo di schermaglie con la corrente cominciai ad avvertire un certo affaticamento alle gambe, per cui decisi di rientrare, non prima di essere finalmente riuscito a catturare un branzino di taglia.
Nei giorni successivi concentrai la mia attenzione sull’imponente Pointe de Corsen, un maestoso bastione di roccia che costituisce sia il punto più occidentale della Francia continentale sia il confine meridionale tra il Canale della Manica e l'Oceano Atlantico. Guardando dall’alto, si intravedono strisciate di roccia irregolare che caratterizzano la fascia interessata dall'escursione di marea, con numerosi scogli affioranti che emergono sino ad alcune centinaia di metri da terra.
Dista non più di 5 chilometri dalla casetta che avevo affittato nella campagna attorno a Plouarzel, per cui non fu difficile individuare una stradina che conduceva a una spiaggetta un paio d ichilometri a nord della punta. La utilizzai per immergermi a esplorare quel settore di costa. Tuttavia, nonostante la morfologia favorevole del fondale, caratterizzato da una foresta di laminaria che lascia scoperta la roccia solo nella fascia di escursione della marea, effettuai ben pochi avvistamenti, catturando una sola discreta spigola nel mezzo di un branchetto di esemplari più piccoli. Capirò il verosimile motivo di quella scarsità di pesce solo l’indomani allorchè, sceso in acqua dalla spiaggia a sinistra della punta (plage de Corsen), verrò “pedinato” da uno, forse due esemplari di foca grigia. Anche in questo caso, pur avendo esteso la mia esplorazione dai lastroni di roccia sottostanti il promontorio sino agli scogli affioranti più esterni, pochissimi avvistamenti di spigole, coronati da un’unica cattura.
Anche un successivo tentativo, effettuato sotto alla Pointe de Corsen, non darà miglior risultato: la foca non si farà vedere, ma neanche i pesci, per cui l’uscita si concluderà con un nulla di fatto.
Per le successive pescate deciderò quindi di tenermi a distanza dalla Pointe du Corsen. Il primo tentativo, effettuato su alcuni scogli affioranti poco al largo dalla costa, circa 500 metri Nord dalla punta, avrà un esito discreto, con la cattura di due esemplari, di oltre 1.2 chili di peso e l’avvistamento di altri. Il secondo, effettuato attorno a un isolotto che avevo individuato alcuni chilometri più a nord, la cosiddetta Île Ségal, frutterà invece un solo branzino, sempre circa della stessa taglia, individuato in mezzo all’intrico della laminaria in corrispondenza del vertice esterno dell’isola. Una volta risalito, feci la conoscenza con un sub locale che, dopo qualche chiacchiera, mi consigliò di provare a cambiare tecnica. Mi spiegò infatti come loro, subacquei del luogo, non entrino quasi mai in acqua in quella fase così avanzata di marea. Molto più produttivo, a suo dire, scegliere il culmine di bassa. Oltre ad avere meno problemi di corrente, vi sarebbe infatti la possibilità di sorprendere dall’alto, sorvolando la prateria di laminaria, i grossi branzini fermi, intenti a “riposare” nel fitto della vegetazione.
Il giorno successivo, ultimo della vacanza, scesi in località Le Gouérou, appena a nord di Plouarzel, dove avevo individuato un basso promontorio roccioso, circondato da estese franate e digradante su un’estesa prateria di laminaria. La marea era al culmine di bassa e avevo percorso poche decine di metri allorchè, già da galla, intravvidi sul fondo la sagoma argentea di una bellissima spigola, pressochè immobile. La sua fase di catatonia durò tuttavia solo pochi istanti, dopodichè l'animale si pose lentamente in moto. Tentai un tiro al volo dalla superficie e fui fortunato. Il pesce restò trafitto e, nonostante si dibattesse vigorosamente, riuscii ben presto a bloccarlo. Pesava un paio di chili, era senza dubbio la spigola più grossa che avessi catturato sino a quel momento.
Conclusi la giornata e la vacanza con un bellissimo homard (astice), la cui cattura, sulle coste atlantiche francesi, è consentita purchè effettuata senza l’ausilio del fucile. Non disponendo delle apposite pinze che i colleghi bretoni utilizzano alla bisogna, mi arrangiai schiacciando l’animale sul fondo e privandolo velocemente delle robuste e taglienti chele, prima di riporlo sotto la muta…
Cap Sizun
Cap Sizun, nella regione bretone del Finistère, è sicuramente da annoverarsi tra le mie mete di pesca preferite di sempre, tanto che, dopo esserci stato una prima volta circa 10 anni fa, ci sono tornato altre due volte, sempre con estrema soddisfazione.
Il carattere impervio e selvaggio della costa si sposa infatti con la presenza di numerosi, comodi accessi al mare, equamente distribuiti sui due versanti, settentrionale e meridionale, il che consente, tranne che in presenza di vere e proprie tempeste, di poter scendere in acqua quasi in ogni situazione meteorologica. L’unica zona difficilmente accessibile è l’ estrema punta occidentale del promontorio, quella spettacolare Pointe du Raz che, oltre a non presentare facili accessi da terra, risulta anche percorsa da una corrente tra le più veloci e insidiose dell’intero Atlantico. Una caratteristica piuttosto peculiare di questo promontorio è quella di presentare una biodiversità di specie acquatiche veramente insolita per le acque atlantiche nord-europee. Spigole a parte che, se vogliamo, sono sicuramente meno presenti che non nella più settentrionale Normandia, nel corso degli anni vi ho preso di tutto, dagli enormi saraghi, che ne costituiscono la preda principe, alle tanute, dagli sgombri ai cefali, dai merluzzi ai pesci balestra, ma poi anche specie assolutamente insolite come pesci San Pietro, gallinelle, enormi sogliole, polpi, granceole e astici…
Lungo il versante Nord, uno dei miei posti preferiti, generalmente il primo dove vado a immergermi, è la spiaggetta di Penharn. Ridossata, a Ovest, dall’ imponente punta di Penharn, consente un ingresso in acqua agevole e riparato ma poi, tenendosi sul lato destro, permette di accedere a una costa frastagliata piena di rientranze, ricca di panettoni sommersi di roccia, faraglioni, gruppetti di affioranti, che si estende senza soluzione di continuità e con il solo limite imposto, per quanto riguarda l’estensione esplorabile, dalla nostra resistenza fisica.
La mia tecnica preferita, lungo questo tratto di costa, è quella di strisciare, ben piombato e in poco fondo, all’ interno delle numerose baiette, spaccature e rientranze, agguatando, tra i radi ciuffi di laminaria, saraghi di dimensioni inusitate, comparabili, forse, solo a quelli “giganti” della Galizia. Le condizioni migliori sono con marea crescente in fase avanzata, e con mare mosso quanto basta, che catalizzano la presenza e la frenesia alimentare dei pesci. Con bassa marea e/o mare calmo, può invece convenire effettuare qualche tuffo un po’ più fondo, esplorando il confine, verso la sabbia, della prateria di laminaria, dove è sempre possibile sorprendere qualche grosso “bar” (spigola), fermo, oppure altre specie quali merluzzi, tanute, gallinelle, sogliole ecc.
Un altro posto,”strategico”, della costa settentrionale, è rappresentato da Port de Brézellec: all’ interno di una profonda insenatura della costa, protetto dalla omonima punta, consente di entrare in acqua, e pescare, anche quando a Ovest della punta imperversa il maremoto. Si può scendere agevolmente da un pontile in cemento saltuariamente utilizzato, alla bisogna, anche da qualche gruppetto di bombolari. Poi, a seconda delle condizioni meteo, possiamo pescare in due modi. Costeggiare a sinistra la punta, cercando di spingerci avanti per quanto le condizioni dell’ oceano lo consentano. Se le condizioni sono accettabili, si può arrivare sino alla punta, poco al largo della quale emergono dai flutti tre grossi scogli. Pescando nella schiuma attorno ad essi, avremo la possibilità d’ insidiare esemplari di sarago maggiore davvero notevoli, impegnati a mangiare in parete. In alternativa, potremo attraversare il porticciolo, dove è attraccato un certo numero di piccole imbarcazioni da diporto, sino ad arrivare sulla sponda opposta, dove pescare all’ agguato all’ interno di una sequela di baiette .
A sinistra della Pointe de Brézellec, abbiamo invece Pors Theolen, una spiaggia da cui si può scendere in acqua, anche, volendo, da un comodo scivolo in cemento, solo però in presenza di condizioni meteo-marine buone, essendo meno ridossata da Ovest. Ci si dirige a destra, in direzione della Pointe de Brézellec, incontrando un bassofondo molto valido per insidiare saraghi, spigole e tanute.
Non pochi, e altrettanto validi, gli spot presenti sul versante meridionale di Cap Sizun. Il più vicino alla famigerata Pointe du Raz e che, in condizioni accettabili di corrente, potrebbe consentire di avvicinarvisi, è il minuscolo Port de Bestrée: si scende comodamente in acqua al ridosso di un poderoso antemurale in cemento, aggirando il quale a destra ci si può avviare in direzione della Pointe du Raz. Tale itinerario presenta due inconvenienti: il primo è rappresentato dalla corrente, che è forte e diretta, in fase crescente di marea, verso la punta. Il secondo è rappresentato dal carattere verticale della costa, che scende ripidamente verso batimetriche importanti. Ciò costringe ad insidiare i grossi saraghi in parete, nella schiuma, tecnica non facile, sebbene affascinante. Andando verso sinistra, il fondale è più basso e digradante, per cui è possibile effettuare un più convenzionale agguato ventre a terra.
Tre chilometri più a Est del precedente, abbiamo il porticciolo di Feunten Aod, caratterizzato da un ripido scivolo in cemento per imbarcazioni che si può comodamente utilizzare per l’ ingresso in acqua. Aggirando il porticciolo sulla destra, si accede a un tratto di costa molto interessante e vario, caratterizzato
dall’ alternanza di zone di bassofondo con altre più ripide e meno articolate.
Un “numero” in cui mi sono talora cimentato è stato quello di scendere in acqua da Feunten Aod, e di farmi trascinare dalla corrente, pescando, sino a Port de Bestrée, per poi rientrare a piedi verso il punto di partenza, percorrendo a piedi la sommità della falesia, che fornisce una vista spettacolare sull’ oceano. Lungo questo tratto di costa mi è anche capitato, in una circostanza, di assistere a uno spettacolare passaggio di tonni, che inseguivano fitti branchi di aguglie.
Un ultimo punto di discesa che mi piace citare, qualche ulteriore chilometro più a Est, è Pors Loubus : oltre a presentare il consueto scivolo per calare a mare le imbarcazioni, risulta protetto da un antemurale sufficientemente alto e spesso da contrastare la violenza delle onde oceaniche. Davanti al minuscolo porto si stende una prateria di laminaria piuttosto alta e rigogliosa che prosegue per diverse centinaia di metri verso il largo, con una profondità che si mantiene sempre tra i 7 e i 12 metri circa (a seconda della fase di marea). E’ un buon posto per cercarvi le spigole che vi stazionano, ferme sul fondo, con marea molto bassa. Altrimenti ci si può dirigere a destra o a sinistra, con marea in aumento, e dedicarsi alla solita pesca al confine tra roccia e laminaria, sotto la parete o, ancor meglio, all’ interno delle baiette.
Questi che ho citato sono comunque solo alcuni degli innumerevoli punti d’ ingresso in acqua che, con un po’ di pazienza e spirito d’ avventura, è possibile individuare lungo il perimetro di questo incredibile “parco giochi” per noi subacquei che è Cap Sizun…