Non esiste pesce in Mediterraneo tanto affascinante come la corvina, con i suoi riflessi dorati e l’incedere regale. Ma non fatevi ingannare. E’ infatti capace, da ferma, di scatti brucianti che gli permettono di schivare l’asta in arrivo e di occultarsi nel buio delle tane e tra la posidonia con consumata maestria
Emanuele Verri
La corvina, nome scientifico Sciaena umbra, è un pesce molto conosciuto tra i pescatori subacquei, un po’ meno dalle persone comuni, che spesso la confondono con l’ombrina. Presente un po’ in tutto il Mediterraneo e in parte dell’Oceano Atlantico, vive in una fascia batimetrica che va da pochi metri fino a oltre 40; ha abitudini gregarie e notturne e si nutre di piccoli pesci e crostacei .Frequenta fondali di varia natura dal grotto al granito, alle lastre di arenaria e non è raro trovarla anche nella posidonia .A volte ci si può imbattere in branchi di numerosi esemplari che formano la famosa “palla di corvine”, che magari staziona nei pressi di anfratti rocciosi dove si rifugerà in caso di pericolo; allora lo spettacolo è garantito anche perché parliamo di una specie dalle movenze regali, di un’eleganza senza uguali.
Godere di questi spettacoli non è una cosa rara. Al contrario di quanto se ne dica, questo pesce a mio avviso gode di ottima salute e si incontra in maniera abbondante durante tutto l’arco dell’anno.
Ma se dovessi consigliare un periodo specifico, la scelta cadrebbe tra fine primavera/inizio estate, che coincide con il momento della riproduzione nel medio fondale, e il mese di febbraio, quando non è raro incontrare esemplari veramente grossi anche in pochissimi metri di fondale.
Nelle zone dove pesco abitualmente, ovvero nel Lazio del nord, nel corso degli anni ho notato che, al contrario dei saraghi e di altri pesci, la corvina ha avuto un incremento sostanziale di branchi di tutte le dimensioni. Certo, non sono un biologo marino, parlo per mia esperienza personale fatta di centinaia di uscite in mare, ma confrontandomi anche con altri appassionati sono arrivato a sviluppare una mia teoria; ovvero che questi pesci, ritenuti stanziali, in verità lo sono solo in determinati periodi dell’anno, quando entrano sempre negli stessi posti dove rimangono per svariati motivi a seguito di migrazioni anche importanti.
Le tecniche
Per insidiare la corvina potremmo mettere in atto più di una tecnica. La ricerca in tana è senza dubbio la principale. Che si peschi nel grotto piuttosto che nel granito oppure sotto lastre di varia natura, la tana presenterà sempre un taglio nella roccia, con una parte inespugnabile che sarà visibile a un occhio attento ed esperto. In rifugio riconoscibile rispetto agli altri per le caratteristiche sopra citate e situato quasi sempre vicino a zone di sabbia o alga, dove questi pesci amano stazionare e grufolare durante il giorno. Nei posti con acqua particolarmente torbida, le corvine amano frequentare batimetriche tra i 10 e i 25 metri, dove trovano tutto ciò di cui necessitano.. Se, invece, la visibilità è ottimale, allora tendono a spostarsi molto più in profondità.
In tana un arbalete da 60 armato con gomme da 16 e un buon 4 punte sarà un ottimo alleato.
Agguato e aspetto
Sono due tecniche quasi complementari. Spesso capita infatti di terminare un agguato con un aspetto. La corvina è un pesce che all’aspetto può arrivare in modo deciso, senza tentennamenti. È uno spettacolo vedere prima i piccoli esemplari alzarsi e poi, magari, pesci di 2 chili volteggiare dinanzi la punta del fucile prima.
Anche in caduta è possibile effettuare belle catture, però consiglio di appoggiarsi al terreno e piazzare il tiro dopo un breve aspetto. Con queste tecniche un arbalete di 80/90 centimetri armato con gomma da 16 e asta da 6/6,5 millimetri sarà più che sufficiente.
La curiosità
La corvina è in grado di scattare da ferma a una velocità impressionante facendoci sbagliare il tiro clamorosamente, ragion per cui conviene sempre sparare con il pesce che già in movimento.
Un’altra particolarità è che in grado di emettere suoni in segno di minaccia o di richiamo grazie a dei muscoli collegati alla vescica natatoria, che funge da cassa di risonanza; producono il classico ticchettio che aiuta i pescatori a individuare la corvina prima ancora di vederla.
Possiamo affermare che non si tratta di una preda particolarmente difficile da catturare una volta individuato il branco, tuttavia vederla con regolarità (e soprattutto prenderla) richiede un attento studio delle sue abitudini alimentari, riproduttive e, nello specifico, dell’habitat che ama frequentare.
In ultimo, un occhio di riguardo alle correnti. Favorevoli sono quelle che portano acqua limpida, quindi ossigenata e ricca di nutriente. Allora le corvine escono dalle tane e si assiste a spettacoli di altri tempi!
L’aneddoto
La corvina è sicuramente la preda regina in gara. E lo è per due motivi, che ritengo fondamentali: è un pesce che tiene la zona, per cui in un’ottica di preparazione è ritenuta una garanzia. Inoltre, il regolamento federale prevede la cattura di soli 5 esemplari che, a chiusura di numero, ottengono un bonus di 1000 punti.
Ricordo un Campionato di seconda categoria a Santa Marinella quando feci da barcaiolo al mio grande amico Roberto La Mantia. Trovò un taglio sul filo dei 30 metri, un posto che dopo 20 anni di mare in quella zona non conoscevamo. Lo spettacolo era ipnotico, decine e decine di corvine dal chilo ai due chili ferme all’imboccatura; un esemplare era davvero mastodontico, stimato vicino ai 3. Come sempre accade, in gara cambiarono le condizioni. L’acqua si sporcò parecchio, c’era appena un metro di visibilità, ma nonostante ciò Roberto riuscì a catturare due grossi esemplari prima che sprofondassero in fondo alla tana dove, a causa dell’acqua pessima, era impossibile individuarle.