Una serie di risalite nel golfo di Taranto attirano soprattutto le cernie bianche. Il racconto dei due forti atleti di una giornata a caccia di serranidi
Mirko Musacchio e Alberto Galante
Vi vogliamo parlare di una giornata sulla secca di Chiatona in compagnia di Alberto Galante e Mirko Musacchio. Si trova a poche miglia dalla costa sabbiosa dell’omonimo paese, situato nel golfo di Taranto, dove si estendono vaste praterie di posidonia alternate a tratti rocciosi. Ha il cappello più basso a nove metri e la secca scende fino a cinquanta, dove la bianca roccia calcarea, ricoperta anche in profondità da coralligeno, crea il rifugio per diverse specie.
Partendo dal porto di Taranto si raggiunge, dopo una breve navigazione, il primo cappello, situato a circa a sei miglia. Qui il fondale è costituito da un ampio pianoro di roccia e posidonia, l’ambiente prediletto da barracuda, orate e da qualche sporadico marvizzo.
Esplorando e superando la parte pianeggiante, si incontrano i primi gradini di roccia che scendono dai quindici ai venti metri di profondità, quote dove il fondale varia molto. Piccole insenature nel grotto e spaccature nella roccia fanno da tana a corvine, saraghi e a piccole cernie brune.
Spostandosi a quote più impegnative, tra i venticinque e i trentacinque metri, diventa frequente imbattersi in cernie bianche e in grosse cernie brune. La loro presenza la si nota facilmente dalle buche create tra il grotto e il fango.
Altre specie presenti, in base al periodo, sono i dentici e ricciole che cacciano alla base dei cappelli profondi e anche palamite e lecce amia.
«Con Mirko abbiamo sviluppato nel corso degli anni una vera e propria tecnica per insidiare i grossi serranidi - ci racconta Galante -. Il nostro rapporto di amicizia e di condivisione dello stesso sport ci ha portato a crescere e migliorare nel tempo, soprattutto nell'insidiare questi pesci. Ricordo le prime volte che abbiamo iniziato a cercarle e, successivamente, a prenderle con una certa regolarità. Con il passare del tempo, abbiamo incrementato sempre più le quote operative. Naturalmente, ci sono voluti anni per riuscirci, ma la voglia di cercare nuovi stimoli e, soprattutto, pesci importanti ci ha spinto a migliorare e a lavorare a livello fisico e mentale».
«Catturare una cernia dai trentacinque metri in giù richiede una padronanza e una preparazione ineccepibili - interviene Musacchio -. Sicuramente avere un compagno sulla propria verticale, con pari abilità psicofisiche, gioca un ruolo fondamentale. Ormai da circa cinque anni abbiamo consolidato tutto questo, con condivisione di spot e tane e da buoni amici non è mai mancata la stima e il rispetto reciproco. Per ultimo, ma solo per importanza di concetto, rientra la sicurezza. In quello che facciamo l'incidente può essere dietro l'angolo, quindi bisogna lavorare tanto su ogni aspetto della giornata in mare. L'idratazione, l'alimentazione, i tempi di recupero e, in particolar modo, il riposo.
Il racconto di una giornata sulla secca
«Con Mirko sono state tante le giornate passate nel Golfo di Taranto, ma questa volta la meta era chiara: la Secca di Chiatona. Obiettivo: le grandi cernie bianche. Partiti dal porto di Taranto con mare calmo e visibilità eccellente, navigammo superando il cappello più alto della secca e dirigendoci verso sud. Le previsioni erano buone e l’acqua trasparente.
«La strategia era chiara: trovare e controllare piccole pietre isolate nel fango, lavorando con calma e precisione. Entrambi conoscevamo bene il fondale di coralligeno, con le sue insenature, che fanno da nascondiglio naturale per le cernie bianche.
«Ecco la prima pietra, uno scoglio isolato sul filo dei 38 metri; c’era una corrente leggera e la luce che filtrava dall’alto con l’acqua cristallo rendevano l'immersione ancora più emozionante. Appena arrivato sul fondo, vicino a una spacca verticale, vidi un movimento: un’ombra chiara, distinta e imponente. Una grossa cernia bianca. Con il fucile sempre pronto, avanzai con calma, puntai con precisione e premetti il grilletto. Sparata bene, la cernia partì con forza, cercando di intanarsi, ma il tiro non ebbe storie; la sensazione di controllo, grazie all'allenamento e all'esperienza, mi diede la sicurezza di raggiungere la superficie e portare la preda con me.
«Poco distante, trovammo un ciglio di grotto. Mirko scese con la sua solita tecnica. Lo sguardo concentrato e il movimento controllato, mi diedero subito la sensazione che anche lui stesse cercando qualcosa di interessante. Dopo qualche minuto, lo vidi risalire: aveva una grossa cernia bianca tra le mani.
«Ci ritrovammo in gommone con le nostre prede. Non erano pesci facili da catturare, soprattutto a quella profondità. Prima di sistemarle con calma, scattammo una fotografia ricordo.
«Rientrando verso la costa, con il sole che ci scaldava e il mare tranquillo, pensai a come ogni giornata a pescare rappresenti non solo una sfida, ma anche un modo per continuare a imparare. La sicurezza è sempre al primo posto, così come il rispetto del mare e dei suoi abitanti. Ma giornate come questa ti ricordano perché ci alleniamo, perché ci immergiamo e perché continuiamo a cercare stimoli, sfide e avventure ogni volta che mettiamo maschera e pinne.
«Quella giornata sulla secca di Chiatona rimarrà uno di quei momenti semplici, ma significativi: il risultato di un approccio attento, la soddisfazione di un lavoro ben fatto e la gioia di tornare a casa con due splendide cernie bianche.