C’è una parola, “feeling”, che troppo spesso viene sottovalutata quando si acquista un fucile. Questo perché si tende a valutarne le prestazioni sulla carta, quanti metri spara, la potenza, il tipo di asta, trascurando erroneamente il legame, la confidenza che si ha con la propria arma. Senza, anche il modello migliore di questo mondo diventa inutile. E’ come acquistare una supercar e non saperla guidare! Ecco perché il mio consiglio è di andare in mare il più possibile, sparare, sparare e ancora sparare. Solo così facendo l’arbalete o il pneumatico che dir si voglia, si trasformerà in un'estensione del proprio corpo e della propria volontà
Luigi Puretti
Nell'articolo del mese scorso ho voluto paragonare i diversi sistemi di propulsione in maniera molto tecnica, quasi scientifica. Per chi non lo avesse capito, ribadisco che l'intento non era quello di dimostrare quale fucile fosse il migliore, bensì di cercare quale propulsione fosse la più efficiente, calcolando la velocita dell'asta e la sua energia cinetica sul bersaglio. Ma oltre alla gittata, per valutare la bontà di un’arma servono una lunga serie di parametri aggiuntivi come lunghezza, assetto, affidabilità, costo, brandeggio, rinculo, precisione.
Ritengo che in qualche modo si possano ottenere valutazioni oggettive su questi parametri con test comparativi un poco più lunghi e complicati e che, probabilmente, non interesserebbero a nessuno. Però, nella valutazione di qualsiasi arma, anche terrestre, spesso si sottovalutano due fattori. Il primo è il feeling, il secondo è l’adeguatezza del fucile al contesto in cui verrà utilizzato.
L’importanza del feeling
Nel mondo delle attrezzature, in particolare tra gli appassionati di tiro, si sente spesso parlare di elastici, aste e fucili di ultima generazione. La ricerca del miglior equipaggiamento è una costante, un desiderio quasi innato in ogni praticante. Eppure, c'è un elemento intangibile, spesso sottovalutato, che in realtà fa la differenza tra un buon tiratore e un tiratore eccezionale: il feeling con la propria arma. Non è solo questione di impugnare un pezzo di plastica, carbonio e legno, ma di stabilire una connessione profonda, quasi simbiotica, che trasforma l'attrezzo in un'estensione del proprio corpo e della propria volontà.
Immaginiamo un musicista virtuoso: non è il violino più costoso a renderlo tale, ma la sua capacità di farlo “cantare”, di conoscerne ogni sfumatura, ogni limite. Allo stesso modo, un tiratore eccellente non si affida ciecamente alle specifiche tecniche del suo fucile, ma sviluppa una conoscenza intima, un dialogo silenzioso con l'arma. Ogni modello, anche se prodotto in serie, ha la sua "anima", le sue piccole peculiarità. Il peso, il bilanciamento, la sensibilità del grilletto, il rinculo; tutti questi elementi, seppur misurabili, vengono percepiti e interpretati dal tiratore in modo unico e personale.
Un fucile costoso, dotato delle migliori tecnologie, può offrire un vantaggio iniziale, ma se non c'è feeling, quella tecnologia rimane un potenziale inespresso. È come avere una supercar e non saperla guidare. Il feeling, invece, è quella sensazione di familiarità che ti permette di anticipare il comportamento dell'arma, di gestirne il rinculo con naturalezza, di sentire il "click" del grilletto quasi prima che avvenga.
Ma come si sviluppa questo legame? Diciamolo subito. Non è un processo magico, ma il risultato di pratica e ascolto. Mi spiego meglio, analizzando punto per punto.
Il contatto fisico. Inizia tutto dall'impugnatura. L'arma deve "calzare" come un guanto. La mano forte deve trovare naturalmente il punto di presa ottimale, il dito indice deve posizionarsi sul grilletto senza sforzo. Modifiche minime, come l'aggiunta di uno spessore al calcio o un'impugnatura personalizzata, possono fare una differenza enorme.
La memoria muscolare. Il feeling si costruisce attraverso la ripetizione. Ogni volta che si imbraccia il fucile, si mira e si spara, si consolida la memoria muscolare. Il movimento diventa fluido, quasi automatico. Non si pensa più a come fare, ma si fa. Questo è fondamentale per la costanza nel tiro.
L'ascolto. Ogni arma "parla" al tiratore. Il suono della contrazione degli elastici, la vibrazione dopo lo sparo, il modo in cui il rinculo viene percepito: tutti questi segnali forniscono informazioni. Imparare a interpretare tali segnali permette di capire se qualcosa non va, o semplicemente di affinare la propria tecnica. Un rinculo eccessivo può indicare una postura errata; una dispersione anomala può suggerire una modifica nella presa.
La confidenza psicologica. Un aspetto cruciale del feeling è la confidenza. Quando ci si fida della propria arma, quando si sa che "risponderà" nel modo desiderato, la tensione diminuisce. La mente si libera da dubbi e incertezze, permettendo una concentrazione totale sul bersaglio e sulla tecnica. Questa fiducia reciproca, tra tiratore e arma, è il vero segreto della precisione.
Non so se vi è mai capitato, ma nel corso della mia carriera quello che sto per raccontarvi mi è successo diverse volte. Dopo un paio di padelle importanti, ho iniziato a non fidarmi più del mio arbalete. Prima del tiro rimanevo titubante e ciò mi ha portato a una serie di tiri poco precisi e a pormi una serie di domande. Nel momento in cui sono riuscito a infilare nuovamente 4, 5 colpi estremamente precisi, sono tornato a premere il grilletto con sicurezza. Ma nel mio arbalete non era cambiato assolutamente nulla.
La precisione nasce dall'intesa, non dal prezzo
Quante volte si vedono pescatori con attrezzature di altissimo livello ottenere risultati mediocri, mentre altri, con un fucile "datato" o di fascia media, ottengono precisione e catture sorprendenti? La differenza risiede quasi sempre in questo legame profondo. Il tiratore che ha trascorso ore in mare con la sua arma, che ha imparato a conoscerla in ogni sua sfumatura, che ha adattato la sua postura e la sua tecnica alle caratteristiche specifiche di quel fucile, sarà sempre avvantaggiato.
Investire in un fucile costoso senza dedicare tempo e impegno alla sua conoscenza, è come comprare un pianoforte a coda e aspettarsi di suonare come un concertista senza aver mai preso lezioni. Il miglior fucile del mondo, nelle mani sbagliate o senza feeling, è solo un oggetto inerte. Mentre nelle mani di chi lo "sente", anche un fucile modesto può trasformarsi in uno strumento di straordinaria precisione.
In definitiva, la ricerca della precisione non si esaurisce nella scelta dell'arma migliore. È un viaggio molto più intimo e personale, un percorso di scoperta e adattamento che coinvolge il tiratore e la sua arma in una danza armoniosa. Il fucile è lo strumento, ma la melodia della precisione nasce dall'intesa, dalla confidenza e, soprattutto, da quel feeling indescrivibile che trasforma un semplice oggetto in un prolungamento della propria volontà. Quindi, la prossima volta che valuterai un nuovo fucile, chiediti non solo quanto è preciso sulla carta, ma quanto ti senti in sintonia con lui. Sarà quella la vera chiave per contare su tiri precisi.
Come scegliere il fucile adatto
Durante i miei corsi o gli stage suddivido i pescatori in 4 grandi categorie: “Non vedo nulla”. “Vedo qualche pesce ma non riesco ad avvicinarlo”. “Catturo qualche pesce in maniera fortuita o incostante”. “Catturo costantemente qualche bel pesce”.
Quando affronto la parte relative alle attrezzature, dico sempre che il bravo pescatore ha due grandi abilità: quella di saper trovare i pesci e la capacità di impugnare il fucile adatto alla situazione prevista. Il tutto, naturalmente, per ottenere la massima efficienza, in parole povere massimizzare le possibilità di cattura su una certa percentuale di incontri. Poi, nulla vieta di entrare in acqua sempre con un cannone, sacrificando tante catture piu piccole per puntare all’esemplare della vita.
Senza tirarla troppo per le lunghe, mi sento di affermare che il fucile migliore esiste ed è semplicemente quello che si armonizza meglio con le condizioni ambientali, la tecnica applicata e la preda. Un 75 monoelastico con asta da 6, massimo 6,5, rimane il fucile perfetto per chi si avvicina alla pesca, ma rappresenta anche la misura ideale per chi si immerge in zone dove lo spazio è ridotto e la manovrabilità è fondamentale. Un modello corto permette di infilarti in anfratti angusti, di girarti rapidamente e di effettuare tiri precisi a distanza ravvicinata. Sono ideali per tordi, scorfani, gronghi, murene e saraghi intanati. La loro reattività li rende perfetti anche nel sottocosta o nel misto, dove si alternano zone di roccia e sabbia e le opportunità di tiro sono spesso fulminee su prede di piccole e medie dimensioni. Facile da caricare e con la potenza giusta, per non rischiare di rovinare o incastrare l’asta quando si spara da vicino.
Vi voglio adesso elencare le altre misure che compongono il mio piccolo "arsenale". Per la tana utilizzo maggiormente un 55/60 con fiocina, ma soprattutto in gara non può mancare un fucile più corto, come un piccolo pneumatico con la fiocina per gli anfratti più stretti oppure un 60 monoelastico con tahitiana per le lastre più lunghe.
Dopo il 75 di cui vi ho parlato, passo a due misure, il 90 e 100, che ritengo fucili tuttofare. Soprattutto il 100 armato con doppio elastico da 14, si adatta a un ampio ventaglio di situazioni e di prede, dalla pesca profonda a quella meno impegnativa. Quando arrivo su una zona è probabilmente il fucile che preferisco.
Oltre a questi, negli anni ho sempre avuto "il cannone". Attualmente ha le sembianze di un 130 triplo elastico con asta da 7,5. Certo, ogni pescatore ha le sue preferenze, però quel che è certo è che avrà sempre un cannone nella sua sacca. Ascoltando diversi amici e dopo le prove effettuate, non escludo che in futuro il mio lungo possa trasformarsi in un pneumatico con canna da 13.
Tra queste misure si posiziona un 90 triplo elastico e asta da 7,5 pensato esclusivamente per le grosse cernie. Tali lunghezze e allestimenti si adattano un po’ a tutte le mie esigenze e le situazioni che posso incontrare nel mio mare. Ma non è da escludere che qualcosa possa cambiare a causa di variazioni estreme della visibilità o del moto ondoso.
Ognuno svilupperà le proprie preferenze, ma l'importante è non fermarsi mai alla superficie. Scegliete il vostro fucile non solo per l'estetica o il prezzo, bensì per come si adatta a voi e al vostro mare. Sperimentate, provate diverse configurazioni e, soprattutto, dedicate tempo a creare quel feeling indissolubile che trasforma un pezzo di attrezzatura in un fedele compagno di avventure.
Alla prossima ragazzi!