Questo bellissimo predatore ci apparirà davanti quando meno ce l’aspettiamo, con una diversità di comportamento che è sovente espressione del suo ciclo biologico, in funzione del particolare periodo dell’anno. In Alto Adriatico la situazione risulta ulteriormente intricata dalle variazioni stagionali, non di rado estreme, delle condizioni meteomarine
Alberto Martignani
L’Adriatico Settentrionale rappresenta forse il mare più cangiante e imprevedibile del mondo. Basti pensare che nel giro di 6 mesi la temperatura delle sue acque può variare dai 30 e più gradi di agosto, come nel Golfo del Messico, ai 5 gradi di febbraio, come nel Mare del Nord. La causa è principalmente da ricercarsi nella profondità estremante ridotta di questo bacino, formatosi in un’era geologica assai recente (“trasgressione flandriana”, circa 6.000 anni fa), dove prima vi era solo una piatta e amorfa pianura alluvionale che collegava la nostra penisola a quella balcanica. La spigola è una delle poche specie che, seppur con diversi livelli di gradimento, possiamo intercettare in ogni stagione. Nell’articolo precedente ne abbiamo illustrato i comportamenti e gli accorgimenti per insidiarla in autunno e in inverno. Questo mese esamineremo invece le stagioni primaverile ed estiva.
La primavera
Corrisponde, anche da queste parti, alla "rinascita" del mare e alla ripresa dell'attività di pesca, dal momento che a febbraio la temperatura dell'acqua raggiunge livelli talmente bassi da precludere la presenza di vita nel sottocosta. A marzo può accadere, anche se non sempre, che il mare cominci a scaldare a sufficienza. Basta una settimana particolarmente soleggiata affinchè la temperatura salga sopra quella fatidica soglia dei 12 gradi che da noi corrisponde alla ricomparsa di qualche pesce. Poi la primavera è, come dovunque, imprevedibile, per cui può accadere di avere un bel mese di marzo, con discrete catture, tali da farne presagire ancora di migliori ad aprile e maggio, ma che poi il meteo precipiti nuovamente, con pioggia e freddo che determinano il riallontanamento delle prede, quando non rendano le acque impraticabili per diverse settimane consecutive...
Comunque, all'inizio della primavera vi sono chiari segnali che suggeriscono quando si possa tornare in mare con una qualche probabilità di successo. Il primo, che non richiede neppure di scendere in acqua, è la ricomparsa dei cormorani sulle scogliere, oppure appollaiati sulle mede. D'inverno, in assenza di prede, questi uccelli marini migrano verso le acque interne, per lo più lagune costiere, e tornano all'acqua salata solo quando sanno di potervi ritrovare cibo. Poi, sotto la superficie, torneremo a vedere granchi e granchiolini, gamberetti e specie bentoniche, come piccole triglie, bavose e tordi, dato che anche queste, nel periodo invernale, si allontanano da riva prediligendo le temperature leggermente meno rigide che vi sono in profondità.
Ma dove conviene andare a cercare la spigola in queste prime settimane di primavera? Semplice. Dove l'acqua si scalda prima e maggiormente, quindi ove la profondità è bassissima, possibilmente al calasole di una giornata particolarmente soleggiata, in cui gli strati superficiali hanno avuto il tempo di scaldarsi quel poco che basta (si raffredderanno nuovamente durante la notte, quando le temperature tornano a farsi rigide). Non dimentichiamo che, nonostante la spigola sia considerato un pesce invernale, anch'essa, in condizioni così estreme, sarà portata a ricercare acque leggermente meno fredde, ove peraltro potrà trovare più cibo. In questo primo periodo di primavera, gli incontri, nel corso di una singola uscita, si conteranno probabilmente sulle dita di una sola mano, anche se potrebbero non mancare gli esemplari di stazza notevole.
Mi è capitato più volte, a marzo, di prendere spigole solitarie di ottima pezzatura, superiori ai 2 chili, in meno di un metro di fondo. La muta sarà pesante (un completo da 7 millimetri e più) sino a fine aprile, e solo successivamente sarà possibile sostituire dapprima il pantalone, poi la giacca, con capi da 5.
I fucili saranno tendenzialmente corti o cortissimi in quanto la torbidità dell'acqua, a primavera, è generalmente elevata a causa della piovosità di questa stagione e della portata importante del Po e degli altri fiumi, anche per effetto dell'inziale disgelo.
A maggio (ove il mese non venga a corrispondere a fenomeni pluviali estremi, come accadde nel 2023) la temperatura del mare comincerà a farsi gradevole, sia per noi che per i pesci. Vi sarà l'entrata dei grossi cefali di passo (bosega e testa piatta), mentre quella delle seppie si è già verificata a metà-fine aprile. Compariranno le mormore e le piccole orate di stagione e le spigole torneranno a colonizzare abbastanza stabilmente il sottocosta, anche con branchi di piccoli esemplari, la cui densità e consistenza risulteranno tuttavia estremamente variabili a seconda dell'orario, della marea e della direzione della corrente. La limpidezza media dell'acqua può migliorare anche se, in caso di dubbio, conviene sempre portare un corto di buona potenza: uno pneumatico da 50, magari armato di fiocina francese in titanio, consente di insidiare la spigola all'aspetto, tra gli scogli, in acqua sia limpida che torbida, un fucile sovradimensionato no...
L'estate
Il mese di giugno e i primi giorni di luglio possono essere molto favorevoli perchè abbiamo acqua tiepida ma non ancora eccessivamente calda (il range tra i 18 e i 24 gradi che si riscontra in questo periodo è davvero buono) e la limpidezza dell'acqua aumenta, rischiando addirittura, in alcuni casi, di risultare "eccessiva".
Sembra un paradosso, ma in quelle rare giornate in cui l’Alto Adriatico è così limpido da consentirebbe di pescare con un fucile da 90 o da 100, di branzini ne incontreremo pochi. Si tratta probabilmente di un contesto in cui la spigola, o perchè trova più difficile la predazione o per timore di essere a sua volta predata, gira poco, rifugiandosi in tana o mantenendosi distante da riva. Nelle situazioni, invece, in cui la trasparenza dell'acqua è quella giusta, magari con nuvole di sospensione che si alternano a zone più limpide, gli incontri non mancheranno.
In questa stagione cerco, ove possibile, di non usare un corto pneumatico e la fiocina ma di optare per un fucile più potente, che mi garantisca una maggiore gittata e tenuta su altre prede, come i serra, che da qualche lustro, seppur in maniera incostante, sono presenti allorchè la temperatura sale sopra i 22 gradi.
Nell'agosto del 2024, tra l'altro, sono comparsi massivamente i barracuda, l'incontro con i quali, in passato, era stato sempre considerato un evento eccezionale. Può essere sufficiente un arbalete da 60, con elastici reattivi ma, se possibile, sarebbe meglio ricorrere a qualcosa di più, un arbalete da 79 ad esempio, oppure un pneumatico da 70 con canna da 11 sottovuoto, entrambi con asta da almeno 6.5 millimetri e doppia aletta.
Oltre al serra (negli ultimi anni ne ho presi diversi sopra i 2.5 chili, formidabili combattenti) e ai barracuda, esiste sempre la possibilità d'imbattersi nella grossa leccia e sarebbe spiacevole lasciarsi sfuggire il "pesce della stagione" a causa di un'arma non idonea.
Circa l'orario in cui scendere in acqua, abitudini e convinzioni, tra i pescatori adriatici, non sono univoche. C'è chi va sistematicamente sempre e solo all'alba, indipendentemente da marea e condizioni del mare (che in genere, in questo momento della giornata, è appiattito dalla consueta brezza di terra e conseguentemente anche più limpido). Io tendo a prediligere la fase di marea crescente, soprattutto in prossimità del culmine e, potendo, il tardo pomeriggio (i 40 minuti prima della discesa del sole dietro la linea dell'orizzonte rappresentano un momento magico).
La termica del pomeriggio, se non superiore ai 10-12 nodi, vivifica le acque senza intorbidirle troppo, aumentando il giro di pesce. Meglio se il differenziale di marea è elevato ed è presente pertanto corrente. Quella migliore, generalmente, è da sud-est, che contribuisce ad allontanare l'acqua che scende dal delta del Po, ma non è sempre così. Dipende dalla località, da quali altre foci fluviali sono presenti nelle vicinanze e qual è la loro portata al momento.
Un problema che inizia a configurarsi con la stagione estiva è l'entrata in vigore delle Oordinanze balneari, che obbligano a tenersi distanti almeno 500 metri dalle spiagge frequentate da bagnanti. Ciò non impedisce di pescare, perchè zone praticabili, comunque, ne rimangono, ma certo riduce di molto le opzioni a disposizione.
A partire da metà luglio e sino alla fine d'agosto, le condizioni peggiorano, talora drasticamente, a causa della calura estiva, che può determinare, anche nel giro di poche settimane, un incremento della temperatura in superficie sino a oltre 30 gradi.
Il caldo intenso, associato al frequente persistere di condizioni di bonaccia, può innescare fenomeni di eutrofizzazione del mare, con conseguente ipossia. La visibilità può risultare annullata ma, soprattutto, si determina, come in inverno ma per opposti motivi, l'allontamento delle specie verso il largo. Quelle che, come i molluschi, molte specie bentoniche e, talora, i cefali, non possono o non fanno in tempo ad allontanarsi, possono essere soggette a morie stagionali. Meno impattante, anche se più pubblicizzato, il fenomeno delle mucillagini, un’aumentata produzione di sostanze mucinose da parte dello zooplancton a causa, sempre, delle elevate temperature. Sotto il pelo dell'acqua queste sostanze formano aggregati simili a zucchero filato, che creano un paesaggio surreale, ma che tuttavia, entro certi limiti, incidono poco su visibilità generale e presenza di pesce.
Fermo restando che, con condizioni estreme, non pescheremo da nessuna parte, potremo provare a contrastare l'effetto dell'aumento inusitato delle temperature scendendo a caccia nei pochi punti in cui l'acqua è più profonda e più fredda. Ne sono un esempio gli antemurali esterni di alcune grosse zone portuali ove, mantenendo una distanza di rispetto dall’imboccatura, la pesca viene generalmente consentita.
Bisognerà scendere alla base delle dighe dove, a una profondità di almeno 7, 8 metri, le spigole ancora trovano condizioni idonee per le loro attività. Da parte nostra, a causa della calura che incontreremo fuori e dentro l'acqua, sarà opportuno munirsi di dotazioni leggerissime: ad esempio utilizzo una muta "tropical" da 1.5 millimetri (ovviamente con la fodera interna), ma ho visto sub scendere in acqua, in questo periodo, anche indossando un semplice sopra-muta in lycra.