
Pochi giorni prima di salire su un aereo per il Brasile abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i 3 titolari e la riserva e con il Dt Marco Bardi
Emiliano Brasini
Ogni mondiale è una battaglia diversa. Qual è l’aspetto tecnico o mentale su cui stai lavorando di più per arrivare pronto in Brasile?”
DEMOLA Mi sto allenando su diversi livelli. Sto lavorando sia sul ritmo, quindi pescando spesso — anche volutamente — partendo da terra, nuotando molto in superficie, con numerosi tuffi e recuperi brevi. Mi sto anche spostando da un punto all’altro, qui in Grecia, per trovare situazioni differenti: mare mosso, acqua più sporca… in modo da abituarmi a condizioni diverse. Cerco di sparare il più possibile, sia nella schiuma tra le onde sia facendo un po’ di pesca classica. Dal punto di vista mentale, il mio obiettivo principale resta sempre la concentrazione. Sto lavorando tanto su questo: cercare di restare sempre focalizzato, anche quando sono in acqua e magari la visibilità è ridotta. In condizioni di torbido, non perdere il focus è fondamentale».
PURETTI A Laredo, ad esempio, mi sono ritrovato accanto a un atleta della Nuova Zelanda. Non mi ha stupito la profondità — eravamo a circa 30 metri — ma il fatto che proprio un neozelandese avesse scoperto quel punto. Un anno dopo mi ha ricontattato, mostrandomi il video della tana, e mi ha detto: “Se fossi andato da solo su quel posto, probabilmente avresti vinto” Devo ammettere che mi è dispiaciuto. È davvero una battaglia, come l’hai definita tu. Dal punto di vista tecnico, è già da tempo che mi prendo cura di ogni dettaglio dell’attrezzatura. ma principalmente mi sono concentrato sui fucili: li ho regolati, ho cambiato gli elastici e ho iniziato a sparare un po’ - non proprio a tutto ciò che si muove - per perfezionare la mira. È lo stesso lavoro che avevo fatto a Laredo. In quell’occasione, mi dedicai completamente all’allenamento per tutto il mese di agosto, credo per una ventina di giorni di fila, sparando a torti, bavose, salpe, pizzuti, cefali… e questo mi ha aiutato moltissimo durante la gara. Non ricordo il numero esatto, ma credo di aver preso tra i 25 e i 30 pesci, senza sbagliarne nemmeno uno. Un aspetto tecnico davvero importante. Dal punto di vista mentale, invece, penso che non ci sia molto da lavorare: l’esperienza conta più di tutto. A differenza degli altri anni, posso dire che mi sento tranquillo, senza ansia né pensieri. So che, se arriveranno delle difficoltà, sarò pronto ad affrontarle. Mi sento sereno, davvero».
CUBICCIOTTO A grandi linee ci siamo informati su che tipologia di pesca bisognerà effettuare, per questo motivo, da un anno a questa parte, mi sono concentrato su un allenamento specifico basato più sul ritmo che sulla profondità. L'aspetto mentale lo rafforzi con l'allenamento e la consapevolezza di essere adeguatamente preparati, a livello strategico, invece, resto un foglio bianco, credo che ci sia la necessità di mettere prima la testa in acqua per dare delle linee guida su come si dovrà pescare. Quindi, parto senza pregiudizi o impostazione di base, mentalmente sono da settare in loco».
DESSI Questo mondiale è la mia prima esperienza, per me è tutto nuovo. Sono abituato a lottare solo con le mie capacità per arrivare a un risultato, mentre questa volta siamo 6 menti che lavoreranno all'unisono per raggiungere lo stesso obiettivo. Quindi, sono tranquillo mentalmente, so che dove non arriverò io, ci sarà un mio compagno che colmerà questa lacuna. Tecnicamente sto curando il bassofondo e, soprattutto, la resistenza nel caso in cui ci sia corrente sostenuta».
Il mare brasiliano sarà una sfida nuova per tutti. Cosa ti aspetti di trovare laggiù… e come pensi di adattarti?
DE MOLA Cosa mi aspetto? Il mare del Brasile sarà ovviamente una grande sfida. Sarà il mio secondo Mondiale in Atlantico, questa volta nella parte meridionale dell’Equatore. Ci aspettiamo una gara con acqua torbida, forse anche con onde, perché l’oceano è noto proprio per questo tipo di condizioni. Non è detto che si potrà pescare solo al libero, quindi ci stiamo organizzando portando con noi tutti i tipi di attrezzatura: dai fucili più corti a quelli più lunghi, anche se non troppo perché l’acqua non sarà limpida, ma saranno comunque fucili potenti. Come penso di adattarmi? Negli ultimi due o tre anni ho pescato in Galizia con mare mosso, e ora, grazie anche alle esperienze con il charter a Dubai, ho imparato a gestire pesci simili a quelli che troveremo in Brasile, come i king mackerel, che saranno importanti. Forse ci saranno anche dei pagri, chiamati lì “sargo de beco”, molto simili a quelli che pescavamo a Dubai. In generale, mi aspetto condizioni simili a quelle della Galizia, ma con acqua ancora più torbida, calda, tanti pesci e forse anche esemplari più grandi. Una pesca che, nella sostanza, resterà comunque molto simile a quella a cui mi sono abituato».
PURETTI. Andrò a gareggiare in Brasile. Tutta la squadra ha accolto la notizia con entusiasmo e ottimismo. Per me sarà la prima volta in quel Paese e sono davvero curioso di scoprire un posto nuovo, una nuova cultura, nuovi fondali. È proprio questo uno degli aspetti più affascinanti dei viaggi con la Nazionale: ogni trasferta è un’occasione per vivere esperienze diverse e confrontarsi con mari completamente nuovi. All’inizio pensavamo di trovare moltissimo pesce, di poter fare una gara con 30, 40, magari 50 catture. Poi, parlando con alcuni atleti brasiliani, abbiamo scoperto che la zona scelta non è tra le migliori del Paese. Altri invece ci hanno rassicurato, dicendo che il periodo è quello giusto, perché la stagione sta per cominciare e l’acqua si sta già scaldando: dovrebbe essere sui 20, 22 gradi. Speriamo davvero che ci sia abbastanza pesce per divertirci e per avere una classifica meritocratica. Una delle qualità che credo di avere è la capacità di adattarmi rapidamente a nuovi ambienti. Riesco a capire in poco tempo il comportamento dei pesci, anche se non li conosco. Mi abituo subito ai fondali nuovi e per questo la mia intenzione, appena arrivato, è quella di andare in mare a pescare: voglio osservare le prede, stimarne il peso, capirne le reazioni e i movimenti dopo i primi tiri. È un aspetto fondamentale, che può davvero fare la differenza in gara».
CUBICCIOTTO Stando a quelle che sono le Info che ci arrivano da contatti, conoscenti e qualche video visto su youtube, ma anche studiando i campi gara, credo che si dovrà pescare da 0 a 20 metri con ritmi elevati; mi aspetto la classica onda oceanica, mare duro da affrontare. La visibilità pare sia una lotteria, ci sono giornate di acqua cristallina altre dove non ti vedi i gomiti, vedremo... L'adattamento credo sia una caratteristica fondamentale in tutti gli ambiti, quindi come dicevo prima parto senza avere dei preconcetti, lascerò che i giorni di preparazione costruiscano la mia strategia di gara».
DESSI Mi aspetto un mare completamente differente rispetto alla Sardegna e questo mi stimola, mi aspetto una quantità e una differenza di pesci notevole. Sarà necessario fare qualche pescata per abituarmi sia alla visibilità che alla reazione delle prede».
In una mondiale il pesce conta… ma spesso vince la testa. Cosa fai per tenere alta la lucidità quando tutto si decide in pochi secondi?
DE MOLA. In queste gare non conta solo avere il pesce, ma anche la testa e la strategia. Personalmente, già durante la preparazione ho di solito un’idea della strategia da adottare. Mano a mano che la gara si avvicina, faccio anche piccoli test per verificare le idee emerse. Il giorno prima della partenza ci riuniamo con gli assistenti e definiamo una strategia seria: decidiamo i movimenti, che sono fondamentali. Tuttavia, in queste condizioni, soprattutto in oceano, tutto può cambiare molto rapidamente. Anche durante la frazione spesso bisogna prendere decisioni, e quelle decisioni possono essere cruciali. Si può variare strategia in corso d’opera e avere ragione, riuscendo così a ottenere un buon risultato. Oppure si può rimanere fedeli a quella dei giorni precedenti, basata sulle idee iniziali, ma se le condizioni sono diverse allora può andare male. È successo anche a me: cambiare la strategia durante la gara può portare a scelte affrettate, mentre se avessi mantenuto il piano iniziale, probabilmente avrei avuto successo. Bisogna quindi fare attenzione. Ad esempio, negli ultimi giorni dei Mondiali preferisco stare meno in acqua rispetto agli assistenti, così posso riposare un po’ e aprire la mente. Se sei troppo stanco, infatti, rischi di prendere decisioni avventate.
PURETTI Certo, è tutta una questione di testa. Con la poca esperienza che ho nel mondo delle competizioni a livello mondiale, posso dire che quelli che hanno vinto negli ultimi anni — e probabilmente è sempre stato così anche in passato - sono atleti che, sia prima della gara che durante, non hanno mai perso la calma. Sono sempre rimasti tranquilli, determinati, senza ansia. Anche nei momenti di difficoltà o quando qualcosa andava storto, mantenevano la lucidità. Al contrario, chi arriva all’appuntamento pieno di preoccupazioni, di ansie, con mille domande nella testa e poca fiducia in sé stesso, finisce quasi sempre per non ottenere il risultato che sperava. Purtroppo, la lucidità è qualcosa su cui si può lavorare fino a un certo punto: o ce l’hai, o non ce l’hai. Conosco tanti grandi pescatori che, in alcune situazioni, si lasciano prendere dal panico o si agitano. Personalmente, soffro un po’ d’ansia e di aspettative prima di un Campionato, ma nel momento in cui metto la testa sott’acqua, tutto cambia: divento concentrato, lucido e riesco quasi sempre a fare le scelte giuste. Sarà sicuramente un aspetto decisivo, perché più ancora di una grande preparazione o di una forma fisica eccezionale, in questo tipo di competizioni conta la capacità di leggere le condizioni del momento, di adattarsi e di cambiare strategia in base a ciò che sentiamo dentro. Serve la massima lucidità».
CUBICCIOTTO Parto dal presupposto che restare lucido per me è un dovere nei confronti di me stesso, per tutti gli sforzi e i sacrifici fatti mi impongo spesso momenti di riflessione in gommone, quando consulto il barcaiolo per un contraddittorio e ascoltare un punto di vista diverso e fidato, sacrificando magari anche un tuffo. Poi, di base sono caratterialmente una persona poco irruenta nelle scelte, difficilmente mi faccio prendere dal panico, cerco sempre di ragionare il più possibile per giocarmi le carte di cui dispongo al meglio».
DESSI Affronto la competizione a modo mio, in acqua è come se fossi solo, il mio rivale e la persona da battere sono sempre io».
Ecco il parere di Bardi
Marco, dalle voci sembra che il Mondiale si svolga su fondali poveri di pesce e di rocce, a profondità modeste. In pratica su un campo simile a quello della Turchia. Se fosse vero, un format che sta prendendo piede e che danneggia l’immagine di questo sport. In pratica, “vince chi organizza”. Tu cosa ne sai ed eventualmente credi che si potrebbe pensare di rivedere i regolamenti per impedire che simili situazioni possano ripresentarsi in futuro?
«Al momento non me la sento di dare una sentenza senza nemmeno esserci stato. Posso solo fare ipotesi. Guardando i campi gara e le loro caratteristiche sembra che sia un fondale poco tecnico; inoltre, proprio come in Turchia abbiamo incontrato molti problemi organizzativi e questo mi fa preoccupare. In questo momento abbiamo bisogno di certezze, di professionalità, di attrattività, ma sembra che andiamo da tutt’altra direzione. Comunque, ripeto: sono solo ipotesi e sensazioni, aspettiamo di essere sul posto e potremo dare un parere più preciso. Come ho già detto più volte, senza procedure ben precise, senza garanzie specifiche sia tecniche che organizzative, si rischia di diventare ancora più deboli e sempre meno credibili. Capisco che non è facile, ma è indispensabile ora più che mai dare dei segnali. Se si vuole lottare per qualcosa, va fatto con il massimo impegno. Non punto il dito verso nessuno perché ne siamo tutti responsabili, ognuno nel proprio ruolo e solo con una visione comune si avranno delle possibilità. Altrimenti sarà sempre peggio».

