Rappresentano due approcci diametralmente opposti in termini di ecosostenibilità, impatto ambientale e pratiche adottate. Vediamo perché
Anselmo Bozzoni
La pesca in apnea è un sistema di prelievo altamente selettivo, anzi il più selettivo in assoluto. il motivo è semploce: il pescatore sceglie accuratamente le prede, evitando catture accidentali o dannose per l’ecosistema.
La pesca industriale, al contrario, si basa sull’uso di grandi flotte e di attrezzature meccanizzate per effettaure catture su vasta scala. Comprende pratiche come lo strascico, le reti da circuizione e i palangari, che spesso hanno effetti devastanti sugli ecosistemi marini.
Impatto sui fondali
Pescatore in apnea. Minimo poichè sceglie le prede, evitando sprechi e danni al fondale.
Prelievo industriale. Elevato poiché metodi come lo strascico danneggiano irreversibilmente il fondale e distruggono l’habitat.
Selettività
Pescatore in apnea. Massima. Cattura solo le specie desiderate, rispettando le taglie minime.
Prelievo industriale. Bassa. Spesso vengono infatti effettuate catture accidentale (bycatch) di specie protette o inutilizzabili a fini commerciali.
Sostenibilità degli stock
Pescatore in apnea. Alta, prende quantità limitate, rispettando la rigenerazione naturale.
Prelievo industriale. Bassa: il sovrasfruttamento degli stock ittici porta molte specie verso il collasso.
Consumo energetico
Pescatore in apnea. Nullo o minimo: usa solo la propria energia.
Prelievo industriale. Altissimo: si fa uso di grandi imbarcazioni, di tantissimo carburante e di attrezzature meccaniche.
Danni collaterali
Pescatore in apnea Nessuno: non altera gli habitat naturali.
Prelievo industriale. Enormi: distruzione di habitat, scarti di catture non volute e inquinamento.
Ma non è tutto. La pesca in apnea permette al pescatore di scegliere prede che rispettano le taglie minime e che appartengono a specie abbondanti, riducendo il rischio di impattare quelle a rischio. Non provoca danni al fondale o alle barriere coralline, diversamente dai metodi industriali. Dato che è un’attività fisicamente impegnativa, il pescatore prende solo il necessario, senza eccedere nelle quantità. Non utilizza carburante, reti o strumenti invasivi, riducendo significativamente l’impatto sull’ambiente.
Al contrario, il prelievo industriale provoca una serie di problemi non certo di poco conto. In primis, il sovrasfruttamento: Secondo la Fao, oltre il 90% degli stock ittici del Mediterraneo è sovrasfruttato, principalmente a causa delle pratiche industriali. C’è poi il cosiddetto Bycatch: tonnellate di specie “non bersaglio”, incluse tartarughe marine, cetacei e squali, vengono catturate ogni anno e gettate. La pesca a strascico è responsabile della distruzione dei fondali marini e delle praterie di posidonia, cruciali per la biodiversità e per il ciclo del carbonio Infine, le flotte industriali contribuiscono significativamente all’inquinamento atmosferico e marino.
Conclusioni
La pesca in apnea rappresenta un modello sostenibile e rispettoso degli ecosistemi, in netto contrasto con il prelievo industriale, che causa gravi danni e mette a rischio la biodiversità marina. Promuovere pratiche come la pesca in apnea e regolamentare severamente quella industriale è dunque essenziale per garantire un futuro sostenibile ai nostri mari.
Basti pensare che la pesca a strascico, pratica comune in Mediterraneo, contribuisce in modo sostanziale a questo problema. Un metodo che prevede il trascinamento di particolari reti sul fondale che vanno a provocare danni significativi agli habitat bentonici e catturano una vasta gamma di specie non bersaglio, molte delle quali vengono rigettate in mare come scarti. Si stima che ogni anno nel Mediterraneo vengano rigettate circa 230.000 tonnellate, il 18% delle catture totali.
L’Italia, con la sua vasta flotta peschereccia, svolge un ruolo centrale. Nel 2021, la produzione dell’acquacoltura marina e salmastra italiana ha raggiunto un volume di 102.000 tonnellate, per un valore di 522 milioni di dollari. Tuttavia, la pesca eccessiva e le pratiche non sostenibili continuano a minacciare la biodiversità marina e la sostenibilità a lungo termine del settore. Per affrontare queste sfide, sono state implementate diverse misure di gestione. Ad esempio, in Spagna, nella località di Palamós, l’adozione di reti con maglie più ampie e il rispetto delle chiusure temporanee della pesca hanno portato a una rigenerazione significativa della popolazione di gamberi rossi. Queste pratiche sostenibili hanno dimostrato che è possibile conciliare l’attività economica con la conservazione degli ecosistemi.
Inoltre, il recente accordo tra il governo spagnolo e le comunità autonome del Mediterraneo prevede l’implementazione di misure e aiuti per la flotta a strascico nel 2025. Queste includono l’aumento della dimensione minima delle maglie e l’adozione di tecnologie che riducono l’impatto sul fondale, con l’obiettivo di mantenere i giorni di attività in mare e garantire la sostenibilità economica del settore, rispettando al contempo le esigenze ambientali imposte dall’UE.
Nonostante tali progressi, la strada verso un prelievo completamente sostenibile nel Mediterraneo è ancora lunga. È essenziale continuare a promuovere pratiche responsabili, rafforzare le misure di conservazione e aumentare la consapevolezza tra i consumatori sull’importanza di scegliere prodotti provenienti da fonti sostenibili.
E’ solo attraverso un impegno collettivo che sarà possibile preservare la ricchezza e la biodiversità del Mediterraneo per le generazioni future.