

Originaria di Mestre, si allena nel Club dei sommozzatori della sua città e colpisce il fatto che ha conquistato una medaglia d’oro Mondiale frequentando il terzo anno del liceo artistico, come quei supereroi che leggiamo nei fumetti, che di giorno stanno sui libri e di notte, in questo caso, stanno sott’acqua
Filippo Carletti
Valentina, come hai scoperto l’apnea?
«Non è stata una scelta così libera, diciamo che all’inizio non volevo. A 14 anni mio papà conseguì un brevetto di primo livello e mi raccontava sempre che era stata un’esperienza bellissima. Perciò, una volta raggiunti i 14 anni, quando me lo propose, accettai, anche se non ero convintissima. In più avevo gli esami e portarmi e venirmi a riprendere agli allenamenti non era stato semplice, dato che si svolgevano dalle 21 alle 23 e quindi tornavamo a casa a mezzanotte».
L’apnea è uno sport di estrema concentrazione e di gestione mentale. Come ci si approccia a questa disciplina alla tua età?
«All’inizio ero inconsapevole delle sensazioni. Un motore importante che mi spronava a continuare era il gruppo, in cui mi trovavo davvero bene. Anche quest’anno gestire le sensazioni non è stato affatto semplice, poiché sentivo un po’ le aspettative degli altri su di me. Potremmo dire che il primo approccio è avvenuto per divertimento. Certo che ogni tanto il pensiero di uscire è forte, ma in quei casi, a livello agonistico, so che devo andare avanti».
Cosa ci racconti di questi mondiali?
«Sono andati benissimo! La tensione era il triplo dello scorso anno, forse anche perché tutti, me compresa, ci aspettavamo tanto da me. La prima gara è stata al rana, era quella in cui avevo più aspettative. L’ho fatta subito ed è stato un bene, perché da quel momento non ho più dovuto pensarci! Ho infatti vinto la medaglia d’oro con 109 metri. L’ultimo giorno, invece, ho accusato un po’ l’ansia della monopinna. In DNF (dinamica senza attrezzi) avevo in precedenza vinto l’oro, in DYNB (dinamica bipinne) avevo vinto sempre l’oro con 156 metri e l’ultima gara mi faceva sentire che il risultato era obbligato! Il risultato è stato 141 metri e medaglia d’argento!».
E invece come va con la profondità?
«Un po’ mi spaventa. Il lago non mi fa impazzire. Non è una disciplina che per adesso mi stimola e non so nemmeno se i miei vorrebbero che la facessi!».
Come è stato gareggiare in azzurro in mezzo a tanti campioni?
«Sono rimasta impressionata dai risultati che hanno ottenuto. Ogni tanto penso che quando gareggio a pinne a 75 metri mi sento sfinita e mi chiedo come si faccia a coprire certe distanze a rana! Livia Bregonzio, Cristina Rodda, Mauro Generali, ma più in generale tutta la squadra è semplicemente incredibile».
Prossimi obiettivi?
Vorrei riuscire a tornare in Nazionale anche da Senior! A oggi sono al termine del mio percorso nella categoria Junior e questo mi rende un po’ triste, soprattutto al pensiero che non gareggerò ancora con l’Italia se non da Senior. Sono felicissima dei risultati raggiunti, ma da adesso le distanze praticamente raddoppiano!».
E invece con la statica come va?
Non benissimo! Non mi piace e non la sopporto! Muovendomi in acqua ho delle belle sensazioni, che vivo in maniera diversa. In statica non so cosa pensare, non ho punti di riferimento!».
Com’è tornare a casa a 16 anni da campionessa del mondo?
«Bellissimo, perché si ha la sensazione di aver compiuto una grande impresa, ma è anche un po’ triste perché l’adrenalina cala e quell’avventura vissuta così intensamente è già finita! Ecco perché continuerò ad allenarmi per raggiungere nuovi risultati! L’apnea è il mio primo sport, ma ora ho iniziato anche il salto con l’asta, che è propedeutico alla rana perché si allenano molto spalle e gambe».
Qual è il risultato di cui vai più fiera?
Sicuramente la monopinna, perché l’ho iniziata a dicembre. Me l’hanno regalata i miei genitori per il compleanno e il movimento non è affatto facile, soprattutto per chi non ha mai fatto nuoto. I compagni della nazionale hanno detto che la tecnica è bella, e quindi ne vado particolarmente fiera! Quella gara non pensavo mi avrebbe creato ansia, e invece ci tenevo e ho iniziato ad accusare la pressione! Prima di ricevere i 3 minuti ho avuto un grande sostegno. Ho pensato: “il mio l’ho fatto, godiamocela!”. Sono partita concentrata nel sentirmi tutt’uno con l’acqua, focalizzata sulle sensazioni di benessere. La virata, però, mi ha innervosita, ho pensato che avrei potuto farla un po’ meglio. Da lì le cose si sono complicate. Ho aspettato i 100 metri per capire come stavo. Era tutto ok e ho proseguito. A un certo punto mi stavo un po’ annoiando e allora ho deciso di togliere il glide e ho adottato una pinneggiata continua. Forse non è stata la scelta più azzeccata. Comunque l’uscita è stata pulita e sono più che soddisfatta».
Perciò continuerai ad allenarti per cercare di rimanere in Nazionale?
«Per ora la preparazione procede senza intoppi. A breve mi trasferirò in Colorado a studiare al liceo per 5 mesi, quindi sto ancora tentando di capire come farò ad allenarmi. È ancora tutto da organizzare, ma la passione c’è e un modo per proseguire so che lo troverò».

