Architetto con diversi anni di lavoro a Londra, si è da poco trasferita a Nizza per coltivare il suo sogno di atleta. Ama Dahab, andare in bicicletta, sciare e sta scrivendo un libro, Between two breaths
Luca Laudati
E’ una delle atlete di punta della nostra nazionale di apnea, una ragazza dall’approccio elegante, sofisticate nei modi di porsi. L’abbiamo incontrata nel suo buen ritiro tra i monti, a La Thuile, dove Simona Auteri ha trascorso qualche giorno dopo le fatiche dell’Assoluto sul Garda, dove ha conquistato 2 titoli con altrettanti record del mondo.
Simona, sul Garda è andata bene. Era quello che ti aspettavi?
«Direi di sì. Avevo previsto di realizzare simile quote fin dalla preparazione, anche se non è mancato qualche intoppo. Sono arrivata sul Garda 10 giorni prima delle gare; i primi tuffi sono andati molto bene, peccato che subito dopo, una mattina, mi sono svegliata con un forte mal di gola e raffreddore; ero Ko. Mi ci sono voluti 3 giorni di riposo per riprendermi. Poi, per fortuna tutto è andato come da programmi. Ho vinto anche i Campionati francesi; insomma è stato un buon inizio di stagione
Prossimi appuntamenti?
«I Mondiali di settembre e finire di scrivere il mio libro, Between two breaths. Sto cercando un agente per pubblicarlo e promuoverlo. Un progetto che mi ha preso molto. Mi piace scrivere, lo faccio alla sera prima di andare a dormire e alla mattina quando mi sveglio».
Parliamo di attrezzature e, in particolare, di monopinna. Ci sono stati sviluppi ultimamente e c’è qualcosa che bolle in pentola?
«Che io sappia no. La monopinna è un attrezzo complesso, che monta scarpette particolari, ragion per cui servono investimenti davvero impegnativi per il loro sviluppo. Ciò fa sì che le novità non arrivino di frequente. In questo campo, leader indiscusso è Cetma, poi troviamo i prodotti di Molchanov».
A livello Mondiale chi sono, secondo te, le 2 atlete più forti? E perché?
«Alenka Artnik e Alessia Zecchini Mi sono allenata con Alenka a Sharm lo scorso inverno. E’ un’atleta pazzesca, si allena tantissimo. Non è più una ragazzina, è del 1981 e comincia dunque ad avere la sua età. Per questo, per riuscire a competere a questi livelli, contro ragazza magari più giovani di lei di diversi anni, ha adottato una disciplina alimentare ferrea e una preparazione incredibile. Di Alessia, ormai, c’è ben poco da dire: è una fuoriclasse, punto. Vorrei parlare anche di una terza atleta, dell’ukraina Kateryna Sadurska, 84 metri a rana. E’ fortissima. Viene dal nuoto sincronizzato e alle Olimpiadi di Rio ha conquistato il quarto posto nella sua disciplina. Fa allenamenti pazzeschi, che noi apneisti ci sogniamo; in questo è di un altro pianeta».
Come ti prepari a un appuntamento importante come un Assoluto o un Mondiale?
«Si pianifica da un anno con l’altro, cominciando a fissare gli obiettivi. E ci si mette al lavoro. La stagione scorsa ho cambiato alcune cose. Sentivo l’esigenza di venire affiancata da un coach, mi sentivo un po’ persa, occorreva qualcuno che mi seguisse e mi aiutasse a compensare con palestra e piscina il lavoro in mare, che è quello che amo di più. La scelta è caduta su Julia Mouce; vive a Bali e mi segue da qualche mese».
Parliamo un po’ di te. Dove vivi e cosa fai quando non sei sott’acqua…
«Mi sono trasferita a Nizza; prima vivevo a Genova. E’ un progetto che ha preso vita 5 anni fa. Durante il Covid ero a Londra e vedevo che a Nizza si allenavano ugualmente nonostante la pandemia; è un posto che mi è sempre piaciuto. C’ero infatti stata per un’estate nel 2020.
«Per quanto riguarda la mia vita fuori dall’acqua, sono architetto; avevo una società in Inghilterra e ora sto riconvertendola in Francia».
I tuoi hobby?
«Tra lavoro e apnea il tempo che rimane è poco. Ma non mi pesa. Mi piace il mio lavoro, mi piace cucinare e poter andare a pescare e a fare trekking in montagna. Da poco ho iniziato con la bici da corsa e voglio continuare. Poi c’è il libro, che mi occupa abbastanza tempo».
Pratichi altri sport?
«Vado in palestra, che è propedeutica all’apnea; sto intensificando la bici e d’inverno mi piace lo sci, anche di fondo».
Il tuo piatto preferito?
«Trovo che la pizza sia un piatto buonissimo e anche conviviale. Mi hanno da poco regalato un forno apposito e sono sempre alla ricerca di ricette per fare la pasta. Poi me la cavo bene con il pesce, meglio se appena pescato»
Il posto sott’acqua che hai nel cuore?
«Dahab; mi piace davvero tanto. E non è solo Blu Hole come tanti possono pensare: lì vicino ci sono posti dove sembra di tuffarti in un acquario tanta è la varietà di pesce che puoi incontrare»
E fuori dall’acqua?
«A costo di sembrare ripetitiva, ti dico sempre Dahab. Questo angolo di Mar Rosso mi ha cambiato la vita, un posto fuori dagli schemi, unico; mai avrei infatti immaginato 10 anni fa di avere tutto questo: di fare apnea, di partecipare a un Mondiale, di scrivere un libro. Tutto è nato a Dahab; qui vive un mix di persone incredibile e si possono praticare tanti sport oltre alla subacquea».
Dove ti piacerebbe vivere in futuro?
«Sto bene a Nizza. Voglio rimanere qua nel lungo periodo. Sto vivendo il mio sogno e non ho altre esigenze».
L’apnea sta crescendo tanto. Cosa ancora le manca per fare il definitivo salto di qualità?
«La mediaticità, ma non è semplice; serve lavorarci tanto. Se l’apnea andasse in televisione, tutto cambierebbe. Per riuscirci occorre interfacciarsi non solo con Cmas e Aida, ma direttamente con le televisioni, per aprire uno spazio tutto nostro».
Regolamenti: c’è qualcosa che andrebbe migliorato e perché?
«Qualche mese fa abbiamo parlato con la presidente della Cmas. Aveva proposto, sotto pressione di Molchanov, un cambiamento importante di regolamento. In sostanza, l’abolizione del tag e della penalità. L’idea sarebbe di fare un’open line, senza profondità fissa; con la possibilità di aggiungere il 3, 4% dal personal best. Qui però si apre una parentesi sul significato di personal best. Si riferisce a quello della gara precedente oppure a una quota dichiarata dall’atleta stesso? Capisci che la differenza è tanta. E’ un tema delicato. Da un lato l’interesse per le gare aumenterebbe, dall’altro si darebbe il via libera a qualche kamikaze che si butterebbe senza troppa cognizione di causa, con tutti i problemi che ne deriverebbero a livello di sicurezza e, anche, di immagine dell’intero movimento. Staremo a vedere. Invece, non mi trova d’accordo la creazione, da parte di Cmas, della Cmas TV. Tutti i video, i reel, i contenuti delle gare finiscono in questa piattaforma in esclusiva, tanto è vero che ci è stato imposto di togliere i nostri video da You Tube. Però, Cmas Tv, almeno per adesso, non ha certo la stessa visibilità. Risultato, non posso più fare reel con il materiale subacqueo dei nostri Mondiali, quello realizzato dal drone, per intenderci. Addirittura mi è vietato pubblicare post sulla mia pagina Instagram con questo materiale; una cosa che mi era utile per gratificare, ad esempio, i miei sponsor e il pubblico che mi segue. Non lo trovo giusto».