Da Luigi Puretti a Andrea Fazzolari, e poi Alfonso Cubicciotto, ma anche Fabio Dessi e Cinzia Cara. Isula è riuscita a riunire così tanti campioni per un fine nobile e di cui sarebbe un peccato non parlare: l’evento “A pesca di rifiuti”. Ce lo racconta Federico Rais, che assieme a Giacomo Cubeddu è il principale organizzatore
Filippo Carletti
Federico, come nasce l’idea?
«Questo evento l’ho pensato tantissimi anni fa, prima ancora che nascesse la nostra ASD Isula Fishing Club Sardegna. L’idea partiva dal concetto di voler riqualificare l’immagine del pescatore, attorno al quale c’è molta ignoranza. Per molti rappresenta colui che distrugge il mare e fa mattanze di pesce, ma non è così e, certamente, se lo è stato, di sicuro non è la realtà odierna! Il desiderio era quello di mostrare il pescatore subacqueo per quello che è: un appassionato che vive il mare 365 giorni l’anno, con il gelo e sotto le intemperie e che forse è l’unico ad avere un rapporto così stretto con il liquido elemento, tanto da poter vedere e toccare con mano la salute dell’ecosistema marino. Noi tutti abbiamo la possibilità di vedere i cambiamenti dovuti al clima, alle azioni dell’uomo, le specie invasive e via dicendo. Io non sono laureato in biologia marina, ma coltivo una grande passione e mi piace essere a contatto con il mondo scientifico. D’estate organizzo escursioni e progressivamente ho dato supporto logistico a tutta la categoria dei biologi marini, con consulenze e un continuo scambio di informazioni. Devo dire che se all’inizio si poteva percepire un rapporto di amore e odio tra la nostra categoria e quella dei ricercatori, in poco tempo l’amore in comune per il mare ci ha permesso di comprendere che siamo entrambi utili e indispensabili per il monitoraggio e la salvaguardia ambientale. Un tempo, forse, la categoria dei pescatori era rozza, magari ignorante in materia, ma grazie alle didattiche e alle nuove generazioni non è più così. Proprio per questo è importante che nell’immaginario possiamo cessare di essere additati come “i killer del mare”, ma bensì come “le sentinelle del mare”.
«Certo, come in ogni nicchia, anche nella nostra c’è chi compie stragi, chi rivende il pesce e non si cura dell’ambiente. A Sorso, ad esempio, abbiamo trovato delle bottiglie abbandonate con acqua saponata e quelle possono essere solo di pescatori in apnea. “A Pesca di Rifiuti” è tutto questo. Attraverso questo evento si vuole dare valore sociale e scientifico al pescatore in apnea e sensibilizzare le comunità vicine al mare e la società. Fortunatamente, i clean up in Italia sono sempre di più, ma noi ci distinguiamo per via della collaborazione con il mondo della biologia marina che accorre da tutta la Sardegna, lieta di partecipare, assieme a Isula, a un evento con un obiettivo così importante».
Com'è andato l’evento?
«Attraverso il CReS: centro di recupero del Sinis, in 2 ore di attività sono stati smistati e catalogati 940 chili di materiale. E sono oltre 200 i volontari che hanno preso parte a questa iniziativa, che si è svolta domenica 18 maggio. Questo è il primo di 3 eventi da tenere nei prossimi 3 anni durante i quali porteremo avanti il progetto. Ad aiutarci costantemente c’è Andrea Alvito, biologo marino che collabora con noi da anni. Il progetto prevede che nelle 3 edizioni si adempia a un monitoraggio dell’ambiente marino, pre e post evento, a distanza di 4 mesi, per studiare gli effetti del clean up e comprendere se la pulizia dei fondali costieri è un’azione effettivamente utile. In ogni caso, noi saremo comunque soddisfatti. È certo che sapere di aver fatto la propria parte per guarire l’ambiente sarebbe davverro gratificante. Ci vorrà un po’ di tempo, al termine del quale seguirà una pubblicazione scientifica che ne illustrerà gli effetti. Non ci resta che darci da fare e attendere».
Come si è formata la ASD Isula Fishing Club Sardegna?
«Isula è un club come altri in Italia, formato da me e Giacomo Cubeddu, entrambi pescatori in apnea e istruttori. Abbiamo una doppia sede, a Cagliari e a Sassari. Il nome vuole rappresentare tutta la Sardegna, poiché siamo attivi nella Regione per corsi di formazione, stage e brevetti. A oggi possiamo affermare che nel tempo siamo riusciti a consolidare un’ottima rete. Questo e l’utilizzo costante dei social ci rendono uno dei club più attivi! Vogliamo essere (e lo saremo sempre di più) un punto di riferimento per il pescatore sardo, mostrando quanto importante sia migliorarsi, conoscere aspetti anche ambientali ed etici e migliorare le tecniche di formazione, sia dal lato puramente della pesca che di quello apneistico. Sia io che Giacomo continuiamo a formarci da quando abbiamo 18 anni. E ne abbiamo 35, perciò fai tu i conti! Ad esempio, da pochissimo ho terminato un corso di compensazione con Giovanni Bianco.»
Noti una differenza generazionale nell’attenzione all’ambiente e nella sensibilità verso la formazione nel mondo della pesca?
«Sono molti i ragazzi che si uniscono a Isula di anno in anno, e tanti giovani prendono parte a eventi come “a pesca di rifiuti” con un grande sorriso stampato sulla faccia. Direi che circa l’80% dei nostri tesserati sono più giovani di noi! Nel corso degli anni le didattiche e le campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza hanno portato molti a cimentarsi nella pesca passando da corsi studiati ad hoc e non improvvisandosi. Inoltre, c’è un lato pratico che non va trascurato. Le nuove generazioni occorre che abbiano uno spirito ambientalista, etico e di correttezza, altrimenti rischiamo che la nostra categoria vada a morire, esclusa da parchi e zone sotto rigide restrizioni che, chissà perché, escludono unicamente l’unica classe di pescatori che può selezionare ciò che cattura. Sfido chiunque a provarci!»
Qual è secondo te l’immagine reale del pescatore oggi?
«Grazie alle conoscenze che ho acquisito, a oggi promuovo nel mio piccolo un turismo nel sud della Sardegna (Pula) molto specifico. Le escursioni sono volte a un’esperienza naturalistica, mostrando calette e tratti costieri che altrimenti sarebbero irraggiungibili, raccontandone storie, aneddoti, particolarità ambientali e dettagli che a chi se ne sta sdraiato a prendere il sole forse non interessano così tanto. La figura del pescatore in apnea, troppo ancorata al passato, è discriminata come se fosse il killer del mare. Siamo gli unici esclusi dalle aree marine protette, ne faranno giusto una dove sono solito andare a pescare. Il fatto è che in quel punto ci si immerge su 2 cappelli, uno a 25 e l’altro a 35 metri. Insomma, non proprio fondali da neofiti, mentre non vengono applicate restrizioni ai trainisti o alle reti che hanno, invece, danneggiato l’habitat e sono effettivamente responsabili di vere e proprie mattanze. È importante comunicare e far capire che non tutti gli appassionati sono in grado di prendere pesce. Che dietro c’è un'etica e uno sport. Un gesto atletico. Che siamo una nicchia e che ostacolare il nostro accesso al mare non è un guadagno per l’ecosistema ma una sconfitta per il monitoraggio della costa e dei fondali. E perciò mi domando: ma queste restrizioni in che ottica vengono decise?».
Hai parlato di formazione ma anche di etica e azioni mirate a proteggere l’ecosistema marino. Isula è molto attiva in questo senso. Quali sono i prossimi appuntamenti? Dove possiamo seguire le prossime manifestazioni?
«A pesca di rifiuti torna il prossimo anno e terminerà nel 2027! Il 30 luglio, invece, prenderà il via un progetto analogo, per il quale arriveranno partecipanti da tutta Europa e da tutto il mondo per un clean up presso Pula. Per chi volesse formarsi o ricevere maggiori info, possono seguire me o Giacomo sui social».