Tra tutti i personaggi più famosi del nostro mondo, Nino Piras (in Cressi dal 1984) è uno di quelli che conosco di meno. Eppure, da sempre il suo nome significa Cressi Sub e, soprattutto, vuol dire squadra agonistica della Cressi Sub ed eventi sportivi. Nino è stato sempre impegnato con molta riservatezza a lavorare per i tanti leggendari successi di questa squadra formidabile e per questo ha sempre evitato un po’, se non a cose fatte, la stampa di settore annunciando con i fatti concreti le varie sponsorizzazioni. Del resto, anche andando oltre la sua esperienza in azienda, Piras ha sempre svolto il lavoro di rappresentante di articoli sportivi con una carriera formidabile e ha fondato uno dei principali uffici della Toscana, leader per molti anni nel suo campo con marchi di primaria importanza
Gherardo Zei
Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo un pezzo di questa storia.
Cressi ha sempre espresso una sua squadra sportiva fin dagli anni ‘50 (forse il primo team di pesca subacquea in assoluto), vincendo la bellezza di dodici titoli mondiali. Pensate che il primo titolo risale al 1957, con Mario Catalani e poi nel 1959 con l’americano Terry Lentz, nel 1960 con il brasiliano Bruno Hermanny. Gli anni Cinquanta e Sessanta erano quelli in cui il nostro sport era molto considerato socialmente e i campioni erano ritenuti delle specie di eroi avventurosi.
Ho la raccolta completa dei numeri di Mondo Sommerso degli anni 1959 e 1960 e posso testimoniare che le vittorie di Terry Lentz e Bruno Hermanny vi erano celebrate al pari di quelle dei grandi sportivi olimpici e si vedeva nelle foto che anche le premiazioni erano circondate da acclamazioni popolari.
Ma la Cressi ha continuato a sostenere l’agonismo anche dopo quel periodo d’oro e nel 1971 arrivò la vittoria del cileno Raoul Choque. E i tre incredibili titoli consecutivi di Renzo Mazzarri e, infine, nel 2004, Stefano Bellani e nel 2010 Daniel Gospic. Per chiudere negli ultimi anni con le vittorie di Xavier Blanco nel 2014 e di Santi Lopez Cid nel 2023. Significa che la squadra agonistica di pesca in apnea della Cressi ha scritto la storia dei Campionati mondiali, dalla prima edizione del 1957 fino ai giorni nostri; e, naturalmente, non si ferma ma guarda verso il futuro.
Anche nell’apnea la squadra Cressi è stata leggenda. Basta considerare che ha avuto nelle sue fila un fuoriclasse come Jaques Mayol, precursore di molte tecniche ancora oggi usate dagli apneisti e poi Umberto Pelizzari e Deborah Andollo, tutti personaggi per i quali parlare in termini di record mondiali stabiliti è addirittura riduttivo. Poi, c’è stato Guillaume Nery, un grande atleta, già vincitore del Campionato mondiale stabilendo anche vari record francesi. Guillaume è diventato una celebrità, oltre che per i suoi risultati agonistici, per un cortometraggio dal pathos artistico incredibile: Free Fall Free (Caduta Libera). Si tratta di un video che lo ritrae durante la speciale immersione al Dean’s Blue Hole, il buco blu più profondo al mondo, girato e diretto dalla sua compagna. Forse è, ancora oggi, uno dei filmati di apnea più cliccati su internet e consiglio a tutti coloro che non lo avessero ancora visto di accendere il computer e di correre a cercarlo.
Ma per quanto possa sembrare incredibile, è ancora più famoso il filmato subacqueo in cui Nery “racconta” una canzone dei Naughty Boy scritta da Beyoncé, dal titolo Running, video che ha più di 450 milioni di visualizzazioni. Forse questi due sono i più diffusi della storia.
«Con Guillaume - racconta Piras - oltre ad averlo ingaggiato personalmente, come del resto la maggior parte degli atleti degli ultimi 35 anni, ci siamo incontrati alcuni anni indietro in Corsica in occasione del nostro raduno annuale per il catalogo Cressi Sub e mi ha detto, finito lo shooting fotografico: “andiamo a pescare insieme”.
«Sinceramente è stato emozionante immergersi con un atleta dalle capacita apneistiche il doppio delle mie…».
Ancora oggi gli atleti Cressi sono sparsi in mezzo mondo e la maggior parte dei contatti li tiene Nino. Sono continui gli scambi per i test dei prototipi e le riflessioni sulle nuove esigenze. Nei vari team in giro per il globo ci sono tutti atleti di buon senso che suggeriscono alla casa madre, tramite Nino, le migliorie “fattibili” sulle attrezzature, così che la ricerca e lo sviluppo progrediscano costantemente in modo positivo ed equilibrato.
Quando in Cressi si prepara il nuovo catalogo vengono sempre effettuati incontri con molti atleti per stare insieme e parlare e confrontarsi su tutti i prodotti. Si tratta ogni volta di esperienze e stage tecnici davvero validi, durante i quali si testano i nuovi articoli e i nuovi prototipi per ottenere di ciascuno una “scheda prodotto”, che rimane come esito dei test e serve per gli sviluppi futuri.
Il team Cressi è come una “famiglia sportiva” che ha mantenuto nelle sue file atleti per più di vent’anni e per tutto questo tempo Piras è stato il grande coordinatore. Del resto, fin da ragazzino aveva questa forte volontà di lavorare nel nostro settore, maturata leggendo le riviste specializzate da vero appassionato; era attratto soprattutto dal funzionamento in acqua dei prodotti.
«Il nostro Team di pesca - racconta - non è tanto legato solo ai risultati sportivi. E’ importante avere atleti di buon senso e collaborativi, oltre che forti in acqua. E’ importante maturare uno “stile Cressi”. Essendo una famiglia è chiaro che a un genitore non piace avere figli che siano teste calde».
Che persona è Nino Piras?
Abbiamo già detto che Nino è un grande sportivo e un grande pescatore, Team Manager della Squadra Agonistica Cressi Sub fin dal 1991. Proprio quella Squadra che, probabilmente, per la sua storia, è il più leggendario gruppo sportivo di pesca subacquea di tutti i tempi, cominciando dai primi campionati degli anni Cinquanta, passando per le imprese leggendarie di Mazzarri e arrivando ai giorni nostri, con l’inserimento delle giovani promesse come Stefano Konjedich, Giulio Cavaliere, Riccardo Golini, senza scordare Cristian Corrias, Andrea Settimi, Dario Maccioni e il compianto Bruno De Silvestri; questi ultimi hanno vinto molteplici titoli italiani, arricchendo il palmares a 16 titoli nazionali conquistati dal team della sirena con il fucile. Inoltre, fanno parte del team il pluricampione Riccardo Molteni, Francesco Diversi, Francesco Piras e numerosi atleti internazionali.
Dedichiamo un discorso a parte all’ingresso nella famiglia Cressi del vice campione del mondo Luigi Puretti, atleta preparato e grintoso che si amalgama perfettamente con lo spirito dell’azienda, tecnicamente competente, educato e tenace. Quindi, Nino l’anno scorso ha voluto veramente ringiovanire e rinnovare il Team preparandolo per il futuro. «Nuove generazioni dovevano essere inserite! Renzo Mazzarri, Riccardo Molteni e Stefano Bellani non ci abbandonano e portano la loro esperienza, ma doverosamente stiamo guardando in avanti», precisa Piras.
Ma che persona è Nino sul piano umano?
Per come l’ho conosciuto nelle interviste fatte negli anni (perché personalmente non ci siamo mai frequentati) è un uomo che mentalmente si sente sempre come se avessi vent'anni, che quindi ama l'ironia, l'educazione e la voglia di fare. Chiaramente, è un carattere positivo ed entusiasta, che sa stare molto bene insieme alle persone. Del resto la determinazione nel lavoro e la sua storia di Team Manager lo dimostrano ampiamente. Di base sarebbe una persona abbastanza impulsiva, ma anche capace di contare fino a cento prima di parlare in modo da pesare bene quello che è giusto dire. Anzi, Nino pensa che le migliori qualità che può avere una persona siano la calma, la voglia di ascoltare per apprendere e, soprattutto, l’educazione. Per converso, non sopporta la maleducazione, la prepotenza e nello specifico i pescatori che parlano solo di metri. Come molti di noi pescatori, ogni tanto sogna di poter vivere in un’isola lontana, magari ai Caraibi, in bermuda e maglietta con ai piedi l'infradito per tutto l'anno.
Ma questi sono solo sogni e l’incontro che ha cambiato la sua vita è stato quello con Paola, diventata poi sua moglie, facendogli capire che il suo spirito di "pescatore ribelle" si sarebbe moderato per lasciare posto alla famiglia che stavano creando. E infatti il giorno più bello della sua vita è stato, come mi ha confessato, quello della nascita di suo figlio Andrea, quando ha anche partecipato al parto.
E quali sono i suoi gusti?
Nino ama Firenze, la città dove vive. «Ogni giorno, a volte anche a causa del cambiamento dell'intensità della luce, sembra diversa, nuova e vedi scorci del suo paesaggio e dei suoi monumenti che sembrano diversi e più belli del giorno prima».
A tavola adora la pasta, condita in tutti i modi e non è uno che frena la forchetta. Poi, a fine pasto un bel caffè e d’estate, quando fa davvero caldo, niente di meglio di una limonata amara fredda.
Nel tempo libero vede film di azione, meglio ancora se di fantascienza e ascolta musica latina, l’hip hop, oppure il genere Ambient, che rilassa quando c’è da concentrarsi per qualche lavoro.
Ma Nino Piras non è stato certamente un Team Manager dalla nascita e ha un passato da grande agonista e un presente da pescatore come tutti noi…
Massimo Scarpati è stato il suo mentore, lo seguiva sin da piccolo sulle riviste dell’epoca, ne ammirava i risultati sportivi e quelli lavorativi. Poi, Nino ha fatto una bella carriera sportiva, pur con qualche rimpianto. Prima di tutto la convocazione ottenuta come riserva al mondiale in Spagna nel 1992, però gli fu negato il permesso di partecipare dalla ditta Sergio Tacchini, che allora rappresentava. Un altro rimpianto è legato al Campionato italiano di prima categoria del 1989, a Santa Maria di Leuca, dove per pochi punti (neanche un pesce) è arrivato secondo, gareggiando purtroppo con la febbre.
Piras comunque ha vinto il campionato italiano di seconda categoria a Cala Gonone, nel 1987, davanti a molti dei migliori atleti nazionali dell’epoca, retrocessi l’anno precedente in un disastroso assoluto a Milazzo. E’ stato per alcuni anni parte della nazionale, sempre come riserva, fregiandosi del titolo di campione d’Europa a squadre. Poi, purtroppo, in seguito ai crescenti impegni lavorativi, ha deciso di abbandonare l’agonismo, dicendosi molto dispiaciuto. «Non ho più la testa per concentrarmi per le gare», aveva rivelato agli amici. Infatti, la sua attività lavorativa era cresciuta al punto che gli impegni non lo mettevano più in condizioni di prepararsi per come era capace.
Come pescatore, oggi ha sempre la stessa passione, consapevole dei cambiamenti di questo sport. D’estate, se vi è l’occasione e può scegliere, ama soprattutto uscire all’alba, per andare sulle secche, mentre in inverno, acqua bassa e mare un po’ mosso alla ricerca di una spigola, ormai sempre più rara. Adora Capo Corso, da affrontare in gommone, armato di un arbalete 110 con mulinello e tanta sagola, insidiando un solo magnifico pesce (anche se purtroppo Nino sa che in tante giornate bisogna adattarsi a quello che il mare regala) e ultimamente, da qualche anno, va alle secche di Vada, dove ha iniziato la carriera di pescatore da bambino.
Un giorno chiesi a Nino quali fossero state rispettivamente la più bella e la più brutta giornata di pesca della sua vita e la risposta fu che la più bella era stata quando, ospite su uno yacht all’Isola del Giglio, aveva preso due grosse ricciole, che superavano entrambe i 45 chili, una al tramonto e una all’alba. «Un vero figurone!», mi disse. Mentre la più brutta fu un giorno in cui, in Grecia, per entusiasmo giovanile alla fine di una giornata in mare, si era convinto di poter aiutare un amico a estrarre da una tana fonda una cernia. Per fortuna non è successo niente, ma Nino mi ha spiegato che: «sono sicuro che negli ultimi tuffi avevo rischiato molto a causa delle troppe ore in acqua. Quel giorno ho sbagliato tirando ogni apnea al limite, ma ho avuto fortuna».
E quando gli ho chiesto quale sia stata la cosa più bella che gli ha detto un pescatore subacqueo mi ha risposto che in uno dei primi campionati italiani a cui aveva partecipato a Palau, alla fine della terza giornata di gara il grande Antonio Toschi sentienziò: “allora non è un caso, sei proprio forte!” Era riferito al fatto che, grazie alla sua grande passione per l’aspetto, in ognuna delle due delle giornate Nino aveva catturato un bel dentice. Era un campionato massacrante, prvisto in tre frazioni e i complimenti di un mito vivente come Toschi per lui furono un grande riconoscimento e un incoraggiamento a continuare con sempre più professionalità. Era il 1985 e quella fu la prima volta che rimase in prima categoria assieme ai migliori campioni dell’epoca.
Il suo sogno attuale è quello di organizzare una “gara modello” per dare l’esempio di quello che si dovrebbe fare in tutte le competizioni e ha promesso di voler provare a realizzare ciò già nel Campionato italiano di Gallipoli di fine giugno (l’interista è andata in stampa prima della sua partenza) nel quale, naturalmente, Cressi è sponsor assieme a Suzuki.