Questa zona del galles è separata dal continente da uno stretto canale. La sua costa occidentale è alta e rocciosa e l'oceano ricco di vita, in particolare spigole, che oltre a trovarvi un habitat ideale, sono tutelate da un'intelligente legislazione che ne regola il prelievo. Nell'articolo precedente abbiamo illustrato alcuni interessanti spot su questo versante. Ma cosa fare quando i prevalenti venti da ovest lo rendono impraticabile?
Alberto Martignani
La costa orientale di Anglesey, quella, per intenderci, che guarda verso la baia di Liverpool, è bassa e poco articolata e non si presta bene al nostro sport. Cosa fare, allora, quando il mare grosso impedisce di scendere a ovest?
Ciò si verifica, secondo la mia esperienza, allorchè l’onda supera gli 0.8 metri di altezza (lo potete verificare on line, su siti affidabili come ad esempio www.windfinder.com., che vi informa anche sui picchi di marea).
Vi sono ovviamente delle alternative, alcune delle quali, peraltro, possono essere considerate tutt' altroche semplici ripieghi. Vediamole in ordine, partendo dalla nostra base operativa di Holy Head.
Porth-y-Felin. Nel 1860 il porto, già molto importante, per i collegamenti con l'Irlanda, di Holy Head, venne ulteriormente potenziato dal completamento del Breakwater che, con i suoi 2.700 metri, risultò la diga foranea più lunga al mondo costruita sino ad allora. A sinistra della diga è stata lasciata questa baietta che, in caso di necessità, ci consente di scendere in mare sia lungo il versante esterno del Breakwater che lungo la costa rocciosa, alta e selvaggia, che si dipana a sinistra e che prelude a quell'autentico spettacolo della natura che è lo scoglio dello South Stack, che da qui dista poco più di 5 chilometri.
La zona è ben ridossata dai venti di ovest e sud-ovest e paga pegno solo nei confronti di quelli forti da nord-ovest, che muovono il mare aggirando il versante settentrionale di Holy Island.
Si può parcheggiare comodamente sul retro della baia, lungo la strada e, una volta individuato l'apposito sentierino tracciato nella macchia, si raggiunge, dopo una brevissima camminata, una spiaggia di grossi ciottoli tondeggianti. Nonostante l'aspetto "dimesso" della baietta, la profondità è notevole e già a una trentina di metri da riva si registrano 15 metri buoni di fondo, che possono considerevolmente aumentare se ci troviamo in una fase avanzata di alta marea.
La prima volta che ci scesi la marea era, per l'appunto, molto alta; con muta pesante e abbondante zavorra, trovai difficoltà a pescare sul fondo, anche per la notevole turbolenza che intorbidava non poco le acque. Provai ad accostare lungo la base del Breakwater, che però risulta costruito su una specie di terrapieno digradante, progettato specificatamente per frangere le potenti onde atlantiche e mi parve pertanto poco interessante per la pesca.
A prezzo di una lunga pinneggiata guadagnai il versante opposto della baia, di roccia naturale, ma anche qui ebbi difficoltà in quanto la parete cadeva quasi a picco sui 10, 12 metri e la visibilità risultava pessima. La seconda volta andò meglio: scesi con la bassa marea e mi diressi subito verso la parete a sinistra. Progredendo a pinne in direzione nord, incontrai finalmente, sottocosta, quelle praterie di laminaria a 4, 8 metri di profondità che, come l'esperienza dei giorni successivi mi avrebbe confermato, rappresentano l'ambiente ideale per incontrare e cacciare le spigole.
Vidi infatti alcuni esemplari isolati, e ne catturai uno, ma la zona mi parve comunque decisamente meno ricca di prede potenziali rispetto agli spot che avrei visitato nei giorni successivi. Rimangono tuttavia i vantaggi derivanti dal parziale ridosso e dalla comodità estrema di raggiungimento e accesso.
Cemlyn bay. Questa bellissima baia sulla costa nord di Anglesey è ridossata non solo dai venti meridionali, ma anche, almeno parzialmente, da quelli occidentali, grazie all'esteso promontorio che la chiude alla sua sinistra.
Per raggiungerla, da Holy Hea, bisogna percorrere per una mezza dozzina di chilometri l'autostrada A 55 verso Sud e seguire le indicazioni per la baia. Dopo ulteriori 20 chilometri cominceremo a scorgere, in lontananza, la mole inquietante della centrale nucleare entrata in funzione nelle adiacenze della baia nel 1970, ma dismessa poi nel 2015. Potremo utilizzarla come guida per raggiungere Cemlyn bay, da raggiungere attraverso una serie di stradine tracciate nella campagna.
La spiaggia, di ciottoli e ghiaia, è spalleggiata da un'estesa laguna, naturalisticamente importante, i cui collegamenti al mare sono soggetti a continue modificazioni legate alle mareggiate e alle maree. Si può tranquillamente lasciare l'auto e cambiarsi nel parcheggio, gratuito, collocato sulla destra, appena dietro la spiaggia, dalla quale è separato da un basso muretto. La prima volta che ci andai, scesi in acqua direttamente dalla spiaggia dirigendomi verso un arcipelago di isolotti che scorgevo in lontananza, a breve distanza da riva. Una volta arrivato, mi resi conto di essere a metà strada per raggiungere la centrale, davanti alla quale si protende un vecchio pontile abbandonato, retto da massicci piloni alla cui base avevo saputo che si può pescare.
Incuriosito, proseguii la pinneggiata sino a raggiungerlo. Sotto alla struttura la profondità raggiunge i 12 metri e il fondo è disseminato di relitti metallici coperti da incrostazioni. Ci feci almeno una quindicina di tuffi, senza però vedere alcunchè d’interessante. Deluso, iniziai la lunga pinneggiata di ritorno, effettuando ogni tanto qualche tuffo a random sulla prateria di laminaria.
Nel corso di uno di questi tuffi, prima ancora di raggiungere l'isolotto, un branco di tre grosse spigole bucò il velo di sospensione passandomi davanti abbastanza velocemente; riuscii comunque a centrare quella di mezzo con un tiro al volo. Pesava circa 3 chili. Rientrai alla base, discretamente provato, dopo circa 3 chilometri e mezzo di percorso a pinne…
Il giorno dopo tornai, ma non scesi in acqua dalla spiaggia. Imboccai un sentierino nella brughiera alla sua destra e, dopo circa un chilometro a piedi, raggiunsi una caletta riparata, da cui immergermi quasi davanti al posto ove avevo preso la spigola il giorno prima.
Dopo un quarto d'ora, portando un aspetto al limite tra la laminaria e il successivo fondo sabbioso, vidi una spigoletta venirmi incontro a mezz'acqua. La tralasciai e feci bene perchè appena dietro c’era un esemplare ben più massiccio (circa 4 chili) al quale sparai frontalmente, spiedandolo.
Tornai ancora, più avanti, in un giorno piovoso in cui spirava un fortissimo vento meridionale. Rifeci il percorso a piedi dell'ultima volta, senonchè a un certo punto, guardando verso la baia, scorsi chiaramente le teste di due grosse foche grigie, a poca distanza da riva. Non so se fu per colpa loro, ma quel giorno in acqua non vidi nulla o quasi, e conclusi con uno dei pochi cappotti della vacanza.
Menai strait. E’ lo stretto, lungo circa 22 chilometri, che separa Anglesey dal resto del Galles. Con un'ampiezza che va da 180 a 1.100 metri e una profondità massima di 15 metri, consente di pescare in quasi tutte le condizioni meteo, dal momento che, logicamente, i venti, da qualsiasi direzione e di qualsivoglia intensità spirino, non risulteranno mai in grado di sollevare onde in grado di precludere l'immersione.
Il problema di pescare nel Menai è invece legato alle forti correnti, sino a 7 nodi, che lo caratterizzano, per il fatto che i picchi di marea presentano orari differenti ai due estremi del canale e conseguentemente il livello delle acque risulta diverso tra le due estremità! Le correnti alimentano il flusso di nutrienti nello stretto, rendendo la vita sottomarina ricchissima. Le spigole non fanno eccezioni, ve ne sono davvero tante, data anche la ridondanza, sul fondo, della varietà di laminaria da esse preferita (la cosiddetta bladderwrack, o quercia marina) e l'abbondanza di granchi, che delle spigole sono il cibo principlale. Tuttavia, non sono ubiquitarie, stanno nei punti più spazzati dalla corrente e da qui nasce la difficoltà per il pescatore in apnea!
Il tratto non a caso migliore, per la loro cattura, è quello denominato degli swellies, in cui i mulinelli e le correnti di marea sono più intense, anche per la presenza, in mezzo al canale, di isolotti e secche semiaffioranti. Corrisponde, in linea di massima, al tratto, di meno di 2 chilometr., compreso tra i due ponti sospesi (Menai Bridge e Old Bridge) che scavalcano lo stretto.
Non possedendo un'imbarcazione con barcaiolo che ci segua e che ci recuperi in caso di necessità, pescarvi può non essere facile. Si può ad esempio lasciare l'auto nel parcheggio panoramico, con vista proprio sugli swellies, che si incontra percorrendo Beumaris Road, lungo la sponda occidentale dello stretto. Si può quindi scendere per un sentiero sino alle sponde del canale (bisogna camminare per circa 500 metri) e da qui guadagnare abbastanza facilmente la riva. Occorre stazionare nelle lanche periferiche ove l' acqua è ferma o quasi e affacciarsi appena in corrente per portare gli aspetti, per poi rientrare nella zona di stanca. Qualora si venga portati eccessivamente a valle dalla corrente, si può comunque riguadagnare la riva, che è bassa e facilmente risalibile e rientrare quindi a piedi.
Vi sarebbe in teoria un metodo per calcolare il momento di stanca e successiva inversione della corrente, chiamato slack, che dovrebbe corrispondere, a quanto mi hanno detto, a circa 1.5, 2 ore prima del culmine di bassa marea di Liverpool. In questo modo si potrebbe anche sfruttare l'inversione di direzione per un comodo percorso in andata e ritorno. Ritengo tuttavia che, per il visitatore occasionale, che non abbia il tempo di studiare e affinare questo "sistema", esso non conveng, e presenti anche qualche rischio...
Il metodo, comodo ed efficace, che ho utilizzato io, è invece il seguente: ho parcheggiato in una stradina del paesino di Porthaethwy, nei pressi dell'estremità occidentale dell'Old Bridge, che è il più settentrionale dei due ponti. Da qui, a piedi, è possibile raggiungere, e scendere in acqua, in corrispondenza di un'ansa localizzata subito a sud del ponte, possibilmente in una fase prossima al culmine di bassa marea, in modo tale da ridurre la turbolenza e la profondità da affrontare. E' un punto dove la corrente non si percepisce e dove, conseguentemente, non c'è tanto pesce.
La situazione cambia allorchè proviamo ad allargarci e ad avvicinarci al secondo pilone del ponte, ove la corrente inizierà a farsi sentire con intensità crescente. Inizieremo allora a portare una serie di aspetti a 5, 6 metri di profondità, ove verremo, quasi ogni volta, circondati da branchi di pollack. Se resisteremo alla tentazione di sparare ai primi arrivati, potrà capitare di vederne giungere qualcuno grosso oppure, ancora meglio, irrompere nel nostro campo visivo qualche bella spigola. La zona è frequentata anche da grossi cefali (gray mullet, dalla corporatura tozza e massiccia). Utilizzeremo sempre l'ansa priva di corrente per riposarci e ventilarci tra un tuffo e il successivo.
Una volta sfruttato bene lo spot, potremo anche farci catturare dalla corrente, che ci trascinerà rapidamente verso nord, sotto il ponte, consentendoci tuttavia di effettuare, in passata, ancora 3 o 4 tuffi.
Oltrepassato il ponte, la corrente a riva torna a scemare e si potrà proseguire, con la tecnica già descritta, ancora per alcune centinaia di metri, sino al porticciolo di Porth y Wrach, poco più che uno scivolo per piccole imbarcazioni, che potrà tuttavia servire per una facile risalita.
Consigli di viaggio...
Come arrivare: in aereo, atterrando a Liverpool o a Manchester. Poi in auto a noleggio sino a destinazione. Per l'ingresso in UK è necessario essere provvisti di passaporto. Da Manchester, l'aeroporto da noi utilizzato, a Holy-Head, vi sono poco più di due ore di autostrada, che in UK è gratuita.
Dove soggiornare: abbiamo affittato una casa a Holy Head, tramite airB&B. Se il soggiorno è previsto in estate, conviene prenotare con largo anticipo, almeno 6 mesi, dal momento che, pur in presenza di una buona offerta alberghiera, non tutte le sistemazioni risultano adeguate a una vacanza di pesca (necessitano una cucina attrezzata e un capiente congelatore per trattare e conservare il pescato). I prezzi sono comparabili a quelli italiani d’alta stagione.
Dove mangiare: in centro a Holy Head abbiamo trovato soprattutto fish&chips ove, oltre alla tradizionale pietanza britannica, si possono acquistare anche hamburger, hot dog, toast, pollo fritto e via dicendo, e ristoranti etnici (cinesi, thai, indiani). Noi ci siamo trovati bene allo Chanthi (cucina thai).
Cosa vedere: South Stack è un isolotto collegato alla terraferma da una passerella e sormontato da un faro, che costituisce il punto più a ovest di Anglesey. Tutta la zona è di elevatissimo pregio naturalistico. Da un punto d’osservazione sulla falesia è possibile osservare uccelli rari, foche e, non di rado, il passaggio di cetacei. Il sito è collocato lungo il cosiddetto Isle of Anglesey Coastal Path, una rete di quasi 200 chilometri di sentieri costieri che consente di godere di panorami di struggente bellezza.
Beaumaris è una pittoresca e tipica cittadina gallese, affacciata sulle sponda occidentale del Menai, nota soprattutto per la fortezza edoardiana, eretta nel 1285 che, all’epoca, compendiava tutte le più avanzate soluzioni dell’architettura militare difensiva.
Plas Newydd House, sempre sulla sponda occidentale del Menai, ma più a sud. E’ un’estesa tenuta nobiliare appartenuta ai marchesi di Anglesey. L’interno della villa, trasformato in museo, custodisce innumerevoli opere d’arte e offre uno spaccato accurato della vita di una famiglia patrizia inglese dal ‘700 sino alla metà del secolo scorso.+
Top e flop della trasfert
Top
- In aereo e, successivamente, con auto a noleggio, la località è raggiungibile tranquillamente in mezza giornata.
- Conformazione dell'isola e presenza del Menai Strait la rendono pescabile praticamente con tutte le condizioni meteo, anche considerando che le località sono ben collegate tra loro e le distanze sono modeste.
- per quanto riguarda la spigola, si tratta di una delle zone in assoluto più ricche in Europa.
Flop
- Il limite massimo di cattura di due branzini al giorno impone di limitarsi e suggerisce di aspettare l'esemplare di taglia prima di sparare, pena il termine prematuro della pescata.
- A lungo andare la pesca sulla laminaria può risultare tediosa a causa della monotonia del paesaggio e della povertà di prede alternative alla spigola.
- L'instabilità climatica, con estati brevi e alta piovosità, limitano molto il periodo in cui è consigliabile programmare la vacanza.