Alba e tramonto, due momenti magici, quando il mare regala spettacoli indimenticabili. Sopra e sotto la superficie
Michele Rubbini
Ciao Michele, si avvicina quello che per me è il periodo più bello dell'anno: la primavera. Non vedo l'ora di potermi finalmente cambiare senza il terrore di restare bloccato dal freddo. Di potermi sedere su uno scoglio a metà pescata, per riposarmi, godendo del tepore dei raggi solari. Purtroppo, però, in questi mesi arrivano anche i surfisti, i canoisti e i kite-surfer (che a dire il vero trovo anche in inverno, talvolta). In molti casi, pur essendo meno pericolosi delle imbarcazioni, risultano parecchio invadenti, avvicinandosi moltissimo vanificando tutte le misure messe in atto per non disturbare i pesci.
Hai qualche suggerimento per evitare di trovarsi a condividere il mare con tutti questi personaggi? [Oscar]
Ciao Oscar, la situazione che segnali è, purtroppo per noi, lo standard in quasi tutte le località di mare. Sicuramente, una scelta valida può essere quella di immergersi in zone non facilmente accessibili: dovrai farti una camminata, ma ridurrai il rischio di incontrare altre persone.
Il rovescio della medaglia sta nel fatto che la stessa strategia la mettono in atto anche i pescatori di superficie e quindi potresti arrivare in una zona tempestata di appassionati di rock-casting: in quel caso entrare in mare diventa un problema, perchè è evidente che li infastidirai con la tua presenza tra le loro esche lanciate al largo. Quindi, se possibile, verifica prima di incamminarti verso il presunto luogo di pesca se, per caso, lo stesso è già occupato.
L'altra possibilità, quella che adottiamo più o meno tutti, è andare in mare all'alba o al tramonto, due momenti durante i quali troverai molta meno gente. E anche il numero di diportisti è minimo.
Se le zone che frequenti sono particolarmente turistiche, i problemi possono presentarsi all'uscita (per l'alba) o all'ingresso (per il cosiddetto calasole). Infatti, quando la tua giornata comincia all'alba potrai goderti momenti davvero magici. Arrivi in un luogo silenzioso, dove solo il cinguettio degli uccelli e il rumore della risacca di accompagnano, che non somiglia neppure da lontano a quello che troverai all'uscita.
Soprattuto nel corso della stagione estiva, se peschi in zone molto frequentate da bagnanti e vacanzieri, dovrai evitare di fare troppo tardi, nel corso della mattinata, perché ti troverresti sul bagnasciuga in mezzo a tantissima gente. Nel caso ricordati di mettere sempre un copripunta all'asta in modo da mostrare di aver adottato tutte le precauzioni possibili per eliminare qualsiasi rischio o pericolo per i bagnanti.
Il problema non si presenterà al tramonto, perchè a quell’ora sicuramente la spiaggia sarà deserta (se non per qualche ostinato gruppo di ragazzi); il problema sarà entrare in mare perchè alle 17.30/18 la spiaggia sarà certamente affollatissima e per arrivare all’acqua dovrai necessariamente farti prima un piccolo “bagno di folla”.
In merito all'uscita da un calasole, invece, non ti voglio anticipare nulla e lasciare che tu legga il racconto che troverai poco più avanti, quello di Luca di Rovigo.
Ciao Michele, sono un neofita. Potresti brevemente suggerirmi quali sono i momenti migliori per andare a pescare, spiegandone le ragioni. I miei amici mi vogliono convincere ad alzarmi quando ancora è buio, ma a me sembra una forzatura da maniaci. Tu che ne pensi? [Luigi]
Ciao Luigi, purtroppo per te e per le tue belle dormite dei fine settimana, i tuoi amici hanno ragione. Uscire all'alba è un ottimo modo per aumentare le possibilità di fare qualche bella cattura, riducendo allo stesso tempo i rischi di essere investiti da un diportista disattento.
Andiamo per ordine. I pesci, come tutti gli animali selvatici, non gradiscono particolarmente le chiassose attività umane: immergersi quando il traffico nautico è all'apice, quando i bagnanti giocano a palla in mare e frotte di kayak, canoe, sup, windsurf e pedalò gironzolano in ogni direzione fa spaventare l’intera fauna ittica, che “«alza i tacchi” e si sposta altrove.
Se il mare è mosso il disturbo arrecato dall'uomo ai pesci è minore, ma in condizioni di bonaccia le ore centrali della giornata sono spesso avare di soddisfazioni.
Ad onor del vero, alcune giornate con condizioni particolari garantiscono catture memorabili in qualsiasi momento della giornata, ma in quei casi si tratta di avere la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto: la fortuna, però, non può essere il criterio attraverso il quale pianificare la tua uscita.
La scelta, quindi, ricade necessariamente sulle prime ore, a partire dall'alba o sulle ultime ore, prima del tramonto. A un neofita mi sento di consigliare sempre e comunque l'alba. Il motivo è semplice. In questa fase potrai goderti diverse ore di mare in relativa tranquillità ed, eventualmente, posticipare il rientro se la giornata è particolarmente prodiga di soddisfazioni. Cosa che non accade al tramonto. Quando cala la luce è infatti necessario essere già in prossimità della zona di uscita, perchè essere sorpresi in mare dal buio non è certamente una bella esperienza.
Per il neofita, nel caso in cui si assista a un aumento della presenza di pesci mano a mano che le luci si affievoliscono, ci potrebbe essere il rischio di farsi prendere la mano e restare in acqua troppo a lungo, rendendo pericolosa la fase di rientro. Quindi, ti sconsiglio il tramonto (quantomeno fino a che non avrai acquisito un buon livello di consapevolezza).
Per di più, specie se durante la notte il cielo è stato nuvoloso o sei in un periodo di luna nuova, i pesci alle prime luci saranno particolarmente vivaci perchè potranno ricominciare a muoversi sfruttando la vista: infatti, l'assenza del bagliore lunare (per la nuvolosità) determinano un buio assoluto, per cui le prime luci del mattino danno spesso una scossa alla vivacità dei pesci.
Riassumendo, all'alba troverai condizioni di grande tranquillità, uno scarso (in molti casi quasi nullo) traffico nautico e, nelle giornate giuste, un buon movimento di pesci. In caso sopraggiunga un po' di stanchezza, puoi sempre sederti su uno scoglio e scaldarti ai raggi solari del primo mattino.
Senza dimenticare che, una volta uscita dall’acqua e cambiato, potrai fare colazione al bar sulla spiaggia e chiacchierare con i tuoi compagni di avventura degli avvistamenti e delle catture intanto che i bagnanti arrivano per godersi la giornata di relax.
Ciao Michele, sono Luca e sto diventando bravino a destreggiarmi nelle zone "lagunari" tra il Veneto e l'Emilia Romagna. Vorrei dare un mio contributo a tutti i lettori della rivista, aprendo loro gli occhi su un problema serio (anche se esilarante) che può verificarsi quando si esce al tramonto. Il racconto si riferisce a una bellissima e calda giornata di sole dello scorso ottobre.
Era un giovedì e avevo il pomeriggio libero dal lavoro. Ho pensato che fosse l'opportunità ideale per un tuffo: sicuramente non avrei incontrato nessuno e il mare era calmo da alcuni giorni, quindi probabilmente avrei trovato una buona trasparenza dell'acqua. Alle 15.30, grosso modo sono entrato in mare.
La temperatura dell'acqua era piacevole e il sole sulla schiena mi aiutava ulteriormente a sentirmi a mio agio. Purtroppo non ho visto una pinna fino ad almeno le cinque e mezza, poi si sono aperte le danze e mi sono davvero divertito. Ho preso due branzini di circa 700/800 grammi e un cefalo enorme (di quelli con la testa piatta e gli occhi opachi). Quando il sole stava cominciando a sparire all'orizzone mi è passata davanti alla punta del fucile anche una leccia di piccole dimensioni, che comunque non sono riuscito a colpire. Ero decisamente elettrizzato quando, alle 18.30, sono uscito.
Salendo dalla spiaggia mi sono diretto nel prato in cui avevo parcheggiato l'auto: osservando il lampione che si trovava a pochi metri dalla macchina, mi sono reso conto che mi aspettava un'esperienza insolita. Attorno al lampione c'era una nuvola densa di insetti che orbitavano come se fossero uno schiame di un cartone animato.
Si sono accorto di loro e loro, manco a dirlo, si sono accorti di me! Credo si siano messi il tovagliolo al collo, abbiano impugnato forchetta e coltello e si siano tutti preparati ad assalirmi. Sì, perché i generici insetti si sono dimostrati essere tutti zanzare.
E non la zanzarina di città che educatamente ti pizzica durante il sonno, ma un'orda di enormi zanzare di laguna che non credevano ai loro occhi quando mi hanno visto arrivare. Appena raggiunta l'auto ho dovuto sollevare nuovamente il cappuccio per evitare che mi entrassero nelle orecchie. Ogni volta che mi passavo la mano sulla faccia ne uccidevo almeno 4 o 5. Ogni lembo di pelle scoperto era completamente rivestito di zanzare.
Fortunatamente avevo l'Autan in auto e mi sono cosparso la faccia per liberarmi dall'assalto e decidere come fare per cambiarmi: avendo una muta foderata era impensabile mettermi al volante senza toglierla prima.
Ho sistemato i pesci, accompagnati da qualche vespa (perchè anche quelle hanno pensato di passare per un saluto), nella sacca termica, le pinne e il fucile nella borsa. Poi sono cominciati i problemi veri: dovevo togliere la muta.
Come prima cosa ho pensato di spruzzarci sopra un po' di Autan per allontanare un minimo le zanzare, ma ero ancora immerso in una nube di insetti. Siccome non faceva freddo ho pensato che, probabilmente, la scelta migliore sarebbe stata quella di spogliarmi in movimento evitando di sciacquarmi (avrei poi fatto una doccia a casa, con calma).
Quindi, ho sistemato un telo su un albero a circa 10 metri dalla macchina e ho lasciato t-shirt e felpa sul tettuccio. E sono partito per sfuggire dai maledetti ematofagi!
Mentre correvo e saltellavo, spostandomi dall'auto all'albero, mi sono tolto la giacca, che ho appoggiato su un ramo prendendo il telo per asciugarmi, poi correvo di nuovo verso l'auto per indossare maglietta e felpa. A quel punto una spruzzata di Autan ed ero pronto per la seconda manche.
Neanche da dire: dopo aver messo a posto il telo sull'albero e recuperato la giacca, ho cominciato a saltellare togliendo i pantaloni e... sono caduto rovinosamente a terra. La caduta per fortuna è stata indolore, ma la conseguenza, invece, è stata pessima. Mi sono completamente insabbiato e, come se non bastasse, sono caduto su un formicaio e le padrone di casa sono state ben felici di complimentarsi con me salendomi addosso. Mi sono allora alzato in piedi con i pantaloni della muta abbassati ai polpacci, con cosce e sedere insabbiati, completamente rivestito di piccole formiche e assalito da una nube di zanzare. Era ormai buio pesto.
Ho finalmente tolto i pantaloni, lanciandoli dove capitava, vicino all'albero. Mi sono asciugato in maniera approssimativa cercando di togliere anche un po' di sabbia e di formiche. Le ultime formiche credo di averle debellate al risciacquo, dopo essermi insaponato, fatto nella doccia di casa almeno un'ora più tardi.
Dopo aver rinnovato lo strato di Autan (che non le faceva desistere dal dissanguarmi, ma quantomeno ne riduceva il numero) sono andato a recuperare i pantaloni della muta (usando la torcia del cellulare per individuarli). Le zanzare del luogo devono aver preso l'accensione della torcia del cellulare come una sorta di sfida e, fino a che non l'ho spenta, anche l'Autan ha potuto davvero poco.
Sono salito in auto e sono partito in fuga, con i finestrini abbassati perchè, ovviamente, l'auto era piena di zanzare. Dopo 20 minuti di viaggio, finalmente, ero solo in auto e sono potuto arrivare a casa.
Fatta la doccia mi sono guardato allo specchio: sembrava che mi fossi rotolato nudo nelle ortiche. Ero completamente ricoperto di punture. Ho dovuto chiamare la guardia medica e il dottore di turno che mi ha consigliato di prendere immediatamente un antistaminico e di mettermi una pomata dopo-puntura.
La notte non ho dormito per il fastidio derivante dalle centinaia di punture di zanzara. Per fortuna, il mattino dopo era tutto passato, tranne un paio di bubboni sulla coscia destra che mi hanno imposto di ricorrere a una crema antibiotica per alcuni giorni.
Non ci crederai ma quello è stato il mio ultimo calasole da ottobre e, se devo essere sincero, non so se tornerò a pescare in quegli orari, quantomeno in quei posti! [Luca – Rovigo]
Che dire, Luca, uno splendido racconto. Un’esperienza allucinante. Non serve aggiungere altro.