Arrivare sul fondo con un assetto esatto per la quota operativa, appostarsi ed attendere. La tecnica dell’Aspetto è tutta qui. Ma nessun pescatore si limita ad eseguire questa successione di atti come un automa. Ci sono infatti molti fattori tecnici sui quali vale la pena di riflettere nel corso dell’azione. L’appostamento, ad esempio, è fondamentale. E’ necessario essere appostati nel punto giusto, al momento giusto, nascosti in maniera corretta e orientati nell’esatta direzione. Se si conosce bene il luogo dove si sta pescando le cose sono più facili. La conoscenza del posto è fondamentale e per questo il pescatore esperto non manca mai memorizzare i migliori spot di tutti i siti di pesca dove è stato e di utilizzarli per scegliere la serie (e le modalità) degli appostamenti tutte le volte che ci torna. Ma se il posto è sconosciuto cosa fare? Quali sono le regole fondamentali?
Si dice che è meglio avere il sole alle spalle ed è vero. Con il sole alle spalle noi scorgiamo meglio le prede e le prede vedono peggio noi. Dobbiamo pertanto privilegiare un percorso che tenga conto di questa esigenza, non assoluta ma abbastanza importante. L’unica eccezione è costituita dal torbido fortissimo. Infatti quando c’è una visibilità inferiore ai due metri l’appostamento in controsole ci garantisce un minimo di visibilità aggiuntiva, in quanto guardando controluce ci si può giovare del gioco delle ombre. Si dice che pescare nel torbido significa “sparare alle ombre” e in questo caso è la verità proprio in senso letterale. E’ quasi un dogma che l’appostamento classico debba essere operato in favore di corrente (cioè con la corrente che proviene dalle nostre spalle), perché i grossi predatori nuotano contro corrente. A mio avviso non si tratta di una regola che trova sempre riscontro nel comportamento dei pesci e tuttavia, in mancanza di altri indizi contrastanti, mi sembra giusto appostarsi in favore di corrente. E’ quasi inutile aggiungere che si tratta di un precetto che ha senso se vi è una corrente apprezzabile, in mancanza della quale il metodo perde quasi completamente di significato.
Non avendo, come i mammiferi marini, apnee di trenta minuti che ci consentano di restare a lungo nascosti nel fondo e di scomparire letteralmente al sistema sensoriale dei pesci, dobbiamo cercare di utilizzare al meglio il nostro tempo disponibile, di norma inferiore ai due minuti. Con questo risicato “budget” di tempo, il principale problema tecnico è quello di gestire le numerose fasi di discesa e successivo distacco dal fondo, senza far fuggire tutto il pesce. Alla luce di questo dato vi propongo un’analisi sul metodo per scegliere il punto in cui effettuare il tuffo, basata su un apparente paradosso. Infatti a mio avviso, specie in basso fondale, piuttosto che chiederci quale sia il punto migliore per appostarci sul fondo, dovremmo chiederci quale sia il punto migliore dove possiamo permetterci di risalire in superficie e restare a galla a recuperare, senza terrorizzare i pesci che sono in zona. Infatti in aree di mare battute, oggi come oggi, il pesce è presente, ogni anno di più, con concentrazioni temporanee e brevi in areali ristretti. Una volta trovata una di queste zonette, per riuscire a “tenere fermo” il pesce è fondamentale procedere avanzando (tra un appostamento e l’altro) esclusivamente all’agguato sul fondo e risalendo sempre sulla verticale o, anzi, leggermente a ritroso, per poi rituffarsi ogni volta a partire dall’ultimo punto già raggiunto sul fondo in precedenza. Non aggiungo niente su quali siano i migliori tipi di formazione rocciosa da scegliere per un appostamento perché non ci credo. Per la mia esperienza il pesce può localizzarsi anche su un fondale insignificante e quasi piatto. E’ il pescatore subacqueo che deve scendere ad appostarsi là dove ha localizzato il pesce, quale che sia il tipo di fondale. Le cose importanti sono 1) trovare la zonetta con il pesce 2) curare la posizione rispetto al grosso del pesce della zonetta, privilegiando prima le catture ai margini e solo da ultimo inoltrandosi al centro 3) curare le discese e, soprattutto, le risalite e le soste in superficie, in modo da non spaventare il pesce.
Quella che il pescatore deve cercare tra le asperità del fondale è la “copertura” riguardo al sistema sensoriale dei pesci. Bisogna perseguire l’occultamento alla vista dei pinnuti ma soprattutto è necessario ottenere la dissimulazione nei confronti del sistema sonar della “linea laterale”. All’atto pratico può risultare, a seconda dei casi, più utile nascondersi completamente, ovvero più spesso riuscire a celarsi parzialmente in maniera tale da effondere nei dintorni la percezione di una presenza molto più piccola e innocua, che possa addirittura servire da elemento di curiosità per i pinnuti nelle vicinanze. Essenziale è riuscire ad avere un ottimo appiglio per la mano libera e, possibilmente, un incastro per i gomiti e le ginocchia, in modo da ottenere il massimo controllo dell’immobilità delle parti periferiche del corpo. L’unica porzione del corpo che si dovrà muovere sarà il capo, ripetutamente a destra ed a sinistra, pendolarmente e lentissimamente, per ampliare il campo visivo verso tutte le possibili direzioni di arrivo delle prede. Ma anche questo movimento dovrà essere, oltre che particolarmente lento, affinato di volta in volta secondo necessità ed opportunità. Sarà sempre utile prestare attenzione alla posizione delle pinne per evitare che siano involontariamente sollevate a “bandiera” e fare in modo che il fucile, se possibile, sia occultato da alghe o da massi ma sempre calcolando che ci sia spazio sufficiente per l’eventuale necessario brandeggio nella direzione di arrivo del pesce.
Il fattore più importante dell’appostamento ovviamente è la posizione rispetto alla direzione presunta di arrivo dei pesci. Molto spesso le esigenze (prevalenti) di questo fattore contrastano con quelle della posizione rispetto al fondale (copertura e occultamento) imponendoci delle rapide decisioni. Di norma se vediamo i pesci piccoli arrivare da un certo lato, dalla stessa direzione arriverà la bella preda, ma non è sempre così semplice. E nemmeno è facile isolare poche chiare regole che ci aiutino a capire l’interazione della biodiversità che dobbiamo imparare a “leggere” per interpretare correttamente la direttrice di avvicinamento degli esemplari grossi delle specie che stiamo insidiando. Possiamo partire dal concetto per il quale, se non vedete pesce intorno a voi, sarà molto difficile che arrivi qualche preda di taglia. Per carità tutto può succedere ma sarebbe davvero un caso statistico raro. Di solito l’entrata in scena di un pesce è sempre connessa, in qualche modo, con il comportamento delle altre specie che al momento si trovano in zona. La deduzione che ne deriva è che dovrebbe essere possibile capire da quale direzione sta arrivando un certo pesce in funzione del comportamento di tutti gli altri che stiamo osservando. In gran parte è vero ma non è mai facile. Comunque vale la pena di provarci e quindi, trovato l’appostamento, bisogna sempre impegnarsi a ragionare per interpretare le ragioni del comportamento di tutti gli animali che ci circondano. Alla luce delle conclusioni che trarremo dalle nostre osservazioni bisogna essere pronti a correggere la direzione di appostamento o a prepararsi al tiro nella direzione più probabile.