Sono un fenomeno in costante crescita. Oltre a Y-40 ne sono state realizzate di recente a Dubai (con la buca a 60 metri), in Polonia, in Corea. Strutture molto diverse tra loro, come ci racconta il campione lombardo
Gianluca Genoni
Negli ultimi 10 anni il numero delle piscine “profonde” dedicate esclusivamente all’attività subacquea è cresciuto parecchio. Si sono diffuse un po’ ovunque e ormai sono presenti in tutto il mondo, ma se per chi si immerge con autorespiratore rappresentano un’esperienza o una formazione alternativa al mare, più o meno interessante, per chi pratica apnea sono una vera e propria palestra dove affinare la tecnica e allenarsi in vista della stagione estiva, oppure per farsi trovare pronti per qualche viaggio fuori stagione in Mediterraneo.
Anch’io grazie a queste piscine mi sono un po’ “viziato” e ho accorciato la stagione del mare. Non nascondo che trovare sempre condizioni ottimali dove potersi allenare o fare attività didattica è un grosso vantaggio. Aule comode e confortevoli, acqua calda, profonda, limpida e senza corrente; condizioni non sempre facili da trovare in mare.
In questi ultimi mesi ho avuto la fortuna di immergermi di alcune di queste strutture e ho notato pregi e difetti di ognuna. Vediamo queste piscine una per una.
In Italia il riferimento è sicuramente Y-40, che ha appena compiuto 10 anni e che tutti gli apneisti italiani hanno frequentato almeno una volta o, comunque, che tutti conoscono. Con i suoi 42 metri è la piscina più profonda al mondo con acqua termale; la temperatura di 34 gradi consente di immergersi anche senza muta. Dispone di differenti quote, dai 6 metri fino ai 42 della buca e consente di potersi esercitare a seconda del proprio livello.
Durante la stagione invernale è un vero e proprio punto di incontro per gli appassionati provenienti da ogni angolo d’Italia, e non solo.
Simile a Y-40 per dimensioni e profondità è la Deep Spot in Polonia, situata a circa 50 chilometri da Varsavia. Con i suoi 45 metri di profondità, la temperatura di 30 gradi e l’acqua molto chiara è perfetta per ogni tipo di attività subacquea.
Ma oggi, la piscina più profonda in assoluto è la Deep dive di Dubai, con i suoi 60 metri. Per dimensioni, in superficie è simile a Y-40, la buca è un po’ più grande e ha meno livelli per esercitarsi. Adatta per apneisti esperti attratti dalla grande profondità, con una temperatura dell’acqua di 28 gradi scarsi richiede una muta di 2 o 3 millimetri. Alle diverse quote è possibile trovare moto, macchine, una scacchiera, un canestro, tutti posti dove scattare una foto ricordo. Nel tubo che porta al fondo è possibile ammirare dei murales, che sono reali e non un effetto dalla narcosi... Si può entrare solo se accompagnati da una loro guida, qualunque sia il tuo brevetto e il tuo livello di esperienza. E’ una piscina bella, elegante ed esclusiva, con l’unica controindicazione del prezzo: a partire da 270 € a sessione da un’ora e mezza!
Mi sono reso conto di quanto il fenomeno delle piscine profonde sia diffuso nel mio recente viaggio in Corea. Sono stato infatti a Seul per fare della formazione all’utilizzo dello scooter subacqueo e ho scoperto che in città ci sono ben 3 piscine profonde: 2 di 35 metri e una di 27. Tutti impianti usati esclusivamente per le attività subacquee. Per il nostro corso ci siamo immersi nella Paradive, non grandissima e profonda 35 metri. Devo dire che sono rimasto un po’ stupito della gestione degli spazi, con noi che usavamo gli scooter c’erano in acqua sirene che si muovevano con i relativi fotografi, un corso di “Bubble ring” (gli anelli di bolle), oltre a “normali” apneisti che si esercitavano sui cavi, tanti cavi, posizionati uno vicino all’altro.
La pratica dell’apnea si sta sviluppando molto in Corea grazie a queste piscine profonde, ma la cosa strana è che nella maggior parte dei casi è finalizzata alla piscina, non all’uscita in mare; da quelle parti non hanno la curiosità di esplorare oceani, visitare fondali o relitti: troppo lontani e costosi. Si accontentano dell’apnea pura lungo un cavo in queste piscine. Gli appassionati coreani sono mediamente giovani e hanno una visione della disciplina un po’ diversa dalla mia… non mi sento ancora pronto per vedere corsi Marmeid, sirene in posa davanti alle macchine fotografiche, ragazzi impegnati a fare anelli di bolle!
Sicuramente con questi impianti la diffusione e la pratica dell’apnea è cresciuta tanto in tutto il mondo, come quantità e come qualità. In Italia il limite dei 42 metri, la profondità di Y-40, è diventato un obiettivo e un riferimento per molti. Speriamo che questo movimento continui a crescere e che sempre più ragazzi si avvicinino alla disciplina. L’importante è vivere questa esperienza nella giusta maniera, dando spazio in egual maniera all’allenamento fisico e a quello mentale, senza focalizzarsi solo sui metri da raggiungere.
In bocca al lupo a tutti gli amanti del grande blu e non solo delle piastrelle profonde.
Y- 40: Marco Mardollo by Matt Evans