Campione di nuoto pinnato, questo ragazzo piemontese si è da poco avvicinato alle gare di pesca e sta già bruciando le tappe. L’anno prossimo lo vedremo infatti all’Assoluto di Porto Scuso. Appena entrato a far parte dei Vigili del Fuoco, gli piace la ricerca in tana, anche in profondità
Gherardo Zei
Stefano Konjedic ha fatto un percorso eccezionale nel nostro mondo del mare. Ha iniziato come grandissimo campione di nuoto pinnato, ha proseguito come apneista e palombaro della Marina Militare e oggi continua come agonista della pesca in apnea nel prestigioso Team Cressi Sub. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia di vita e di sport e per scoprire qualche anticipazione sui suoi programmi futuri.
Ciao Stefano, puoi raccontarci come si è sviluppata una storia come la tua partendo da un piccolo paese vicino a Torino?
«Sono nato a Villastellone, alle porte di Torino, dove ho effettuato i miei studi e seguito il mio percorso agonistico nel nuoto pinnato fino ai 21 anni di età. Quando poi ho chiuso con le gare di pinnato, non avevo più niente che mi legasse a Torino e quindi ho deciso di andare in Sardegna. Infatti, quando ero piccolo ci andavo in vacanza con i miei parenti perché una zia vive sull’isola ed è stato lì che ho cominciato a prendere i primi pesci. Mentre successivamente, nel periodo in cui vivevo a Torino, andavo in Liguria con mio fratello gemello Davide, mio papà e il nostro amico Silvio, che è stato il mio primo istruttore, soprattutto per la pesca all’aspetto. Ci recavamo a Ventimiglia, più spesso a Capo Noli, partendo la mattina presto e tornando la sera. Adesso invece mi sono trasferito definitivamente in Sardegna e vivo a Cagliari.
«Sono stato Campione europeo di nuoto pinnato e la passione per la piscina non è sparita, ma è subentrata - ancora più forte - quella per il mare. Fino a vent’anni, infatti, il mare era solo una passione amatoriale e, tuttavia, ho sempre desiderato trasformare in un lavoro il nuoto e l’apnea. Non per niente all’epoca speravo di entrare nella squadra delle Fiamme Oro. Ma alla fine questa idea non è andata in porto e quindi ho preferito fare domanda per la Marina militare».
Ci racconti come è successo?
«L’incontro fondamentale è stato con Bruno De Silvestri. Il 4 gennaio del 2018 sono stato a pescare con lui è ho intravvisto un nuovo orizzonte di vita. Ho quindi deciso di modificare il mio futuro e di spostarlo sul mare. Mi sono iscritto al concorso in Marina per cercare di entrare nel “comando subacquei e incursori", che ha sede a La Spezia. Occorre compilare un format online e poi comincia la trafila delle visite mediche e delle prove, che sono estremamente impegnative. Dopo, inizia il corso, che dura un anno di base più alcuni mesi di prove integrative. Insomma, una selezione durissima. Ma adesso mi sono congedato dalla Marina miliare perché sono entrato nella grande famiglia dei Vigili del Fuoco, con l’idea di poter essere inserito il prima possibile tra i loro sommozzatori. E’ stata per me una scelta difficile, ma ci credo molto e spero che mi dia stabilità di vita».
Che pescatore sei?
«Al momento sono impegnato con la formazione come Vigile del Fuoco e sto completando gli studi universitari; per questo esco a pescare non più di un paio di volte a settimana, sempre con il gommone. Lo preferisco perché mi piace di più essere in compagnia e vedere molti posti. Ma alcune volte sono dovuto partire da terra, in occasione della preparazione e della disputa delle gare selettive. Ho due compagni di avventure, un ragazzo che si chiama Stefano e Angelo, il fratello di De Silvestri. Angelo possiede il gommone di Bruno e intorno a questo simbolo continua la magia dell’amicizia con Bruno, anche dopo la sua scomparsa. Era un professionista, era una persona molto intelligente, preparata e sensibile, un vero maestro sotto moltissimi aspetti. Lui mi ha insegnato tanto, era un uomo completo. In pratica, Silvio è stato il mio maestro per la pesca all’aspetto e Bruno mi ha insegnato la ricerca in tana».
Quindi da aspettista oggi sei diventato un grande tanista come vediamo sul tuo canale you tube. Ce ne vuoi parlare?
«Si infatti. Prima di conoscere Bruno ero un aspettista e il primo giorno mi sono presentato sul gommone portando un 130 ad aria. Ma grazie a lui ho scoperto il piacere della caccia in tana. Tranne quando c’è pesce in movimento e si deve scendere all’aspetto, oggi mi piace il classico buco buco. Mi sento competitivo in tana e trovo questa tecnica essenziale per l’agonismo perché in gara è troppo importante ritrovare il pesce dopo averlo individuato in preparazione. Se serve scendo anche profondo. Negli ultimi anni si è diffusa la tecnica a sgancio, che aumenta la sicurezza, ma bisogna ricordarsi di non usarla per aumentare le quote operative. Del resto, lo “sgancio” si è diffuso perché il pesce nel sottocosta è crollato come quantità».
Raccontaci come la metti in pratica…
«Dipende dalla zona e dallo spot. Per i dentici, ad esempio, mi preparo molto e cerco di rilassarmi e capire già dalla superficie come posizionarmi dopo essere sceso. Di solito con i miei compagni arriviamo sul punto del tuffo trainati, attaccati alla maniglia del tubolare. Personalmente, in questa fase chiudo gli occhi per rilassarmi e se mi passa qualche pesce vicino in superficie non lo vedo per niente. Poi, il barcaiolo avverte quando si arriva a cinque metri dalla verticale della tana e, appena sento che mette in folle, lascio la maniglia e inizio il tuffo. Che dura mediamente un paio di minuti. In tana, nella pesca profonda, non serve di più. Se invece tento aspetti nel bassofondo, tiro maggiormente. Inoltre, per ogni discesa profonda prevedo almeno 10 minuti di recupero. Uso di base fucili ad aria, ma qualche volta anche arbalete. Non esiste l’arma perfetta. Dipende dalle situazioni».
Qual è secondo te la situazione del pesce nelle zone che frequenti?
«In Sardegna il 2023 è stato un anno buono per le lecce. Ma ho letto anche notizie di parecchie catture un po’ in tutta Italia, nel senso che potrebbe essere stata un’annata buona per le lecce in generale. Per i saraghi sto notando che sono sempre più fondi e in quantità sempre inferiore. Le tane vergini non si trovano più. Invece, ho notato un enorme aumento di pesci pappagallo, specialmente al sud. Fino a due anni fa non c’erano, mentre adesso è pieno e di grandi dimensioni. Non vorrei che il loro proliferare abbia in qualche modo influito sulla diminuzione di saraghi e corvine».
Raccontaci un episodio particolare.
«Un fatto quasi incredibile mi è successo tre anni fa. Ero nel Golfo di Cagliari, davanti al Poetto. Eravamo in inverno, a novembre e mi trovavo in gommone con due amici su un fondale di 24 metri. Ho catturato una corvina e proprio in quel momento ho sentito il “beep” che mi diceva che si era scaricata la telecamera. Stavo recuperando il pesce tranquillamente dalla superficie quando, dal fondo, è arrivato puntandomi uno squalo grigio in frenesia alimentare. Mi ha azzannato la corvina e si deve essere punzecchiato con l’asta, perché si è spaventato e ha dato una scodata mostruosa, tanto che quasi mi strappava la maschera. Poi, si è ributtato verso il fondo con in bocca il pesce mezzo tagliato».
Parlaci della tua carriera agonistica.
«Sono contentissimo di essere passato quest’anno al Campionato italiano di qualificazione dopo la mia prima stagione di selettive. Che, va detto, rappresentano un impegno notevole (nel 2023 erano 8 e io partecipato a 7). Quest’anno ero libero e le ho potute disputare, ma non credo che avrei potuto ripetere un tour de force di questo tipo. Per fortuna mi sono qualificato per il Campionato italiano di qualificazione, nel quale sono arrivato settimo grazie soprattutto a un ottimo secondo posto di giornata. Pertanto, ho staccato il biglietto per il prossimo Assoluto, che si terrà a Porto Scuso. E’ stata una bella fortuna perché, avendo vinto il concorso nei Vigili del fuoco (dove sono entrato in forza il 16 di ottobre) sto andando a lavorare un po’ a Roma per la formazione e un po’ a Cagliari e non sarei riuscito a prendere parte alle selettive nel nuovo anno. Ci tengo a ben figurare a Porto Scuso e coltivare il sogno di vincere un titolo assoluto anche nella pesca in apnea, dopo quelli che ho già conquistato nel nuoto pinnato e nell’hockey subacqueo».
Che ci dici del tuo sponsor, la Cressi Sub?
«Entrare a far parte del team Cressi era un sogno che avevo nel cassetto da tanti anni. La reputo un colosso del settore subacqueo. Stimo le persone che ci lavorano e l’attrezzatura è eccellente. Per questo, seppur a malincuore, ho lasciato i miei vecchi sponsor. Ma credo che per la Cressi ne valeva la pena. Utilizzo i fucili Comanche perché sono semplici e non danno mai problemi. Funzionano sempre e difficilmente ci sbaglio i pesci. Adesso devo provare il Cherokee e per la fiocina i Sioux. Tutto è iniziato quando Francesco Diversi, che è già in Cressi da tanto tempo, mi ha chiesto di fargli da barcaiolo a Mola di Bari. Sicuramente l’amicizia con lui mi ha dato una mano. Il prossimo anno saremo avversari a Porto Scuso perché si è qualificato anche lui. Un’ultima cosa. Sono tesserato per la squadra di Cagliari Asd Sub Cagliari con Danila e Laura, una bellissima squadra che fa apnea, nuoto pinnato e hockey».