Chilometri di fondale pazzamente fessurati tra i Grottini e le secche di Macchia Tonda, nel Lazio. Posti dove è ancora possibile realizzare carnieri di saraghi e corvine, ma dove a volte capita anche qualche bel dentice e qualche cernia, a patto di indovinare le giornate di acqua chiara
Emiliano Brasini
Eccoci insieme per un nuovo itinerario. Ci eravamo lasciati nel giugno del 2022 con Santa Marinella, dove avevo spiegato come interpretare i fondali davanti alla punta di Capo Linaro in base alle batimetriche, alle condizioni meteo e ai periodi dell’anno. Oggi voglio portarvi a sud di Santa Marinella e più precisamente nel tratto di mare antistante l’abitato di Santa Severa, nella zona di mare chiamata Grottini e, ancora più a sud, sulle Secche di Macchia Tonda, un posto al quale sono molto legato e affezionato.
Ma andiamo con ordine. Lasciato il porto di Santa Marinella, il fondale al largo è una distesa di sabbia e fango per circa due miglia fino ad arrivare di fronte a Santa Severa, dove ricomincia il classico grotto presente nel Lazio del nord. In verità, il grotto ha una morfologia diversa a distanza di poche miglia rispetto ad alcune località limitrofe, come Ladispoli, a sud, o Tarquinia, a nord. Nel nostro caso a terra troveremo la classica fungaia bassa, habitat che da sempre viene scelto dai saraghi, il pesce con probabilmente più sta soffrendo l’asfissiante prelievo professionale.
Solo una decina di anni fa era abbondante e permetteva di effettuare bellissime pescate a scorrere nel periodo estivo trovando grossi esemplari immobili. Oggi le cose sono parecchio cambiate e riuscire a fare carniere di sparidi è diventato tutt’altro che semplice.
Il tratto di mare che va dal castello di Santa Severa fino alle “terre rosse” è caratterizzato da grotto chiaro molto lavorato, dove insidiare saraghi e tordi sulla batimetrica tra i 5 e i 10 metri. Si pesca in tana, ovviamente cercando il grotto “cariato” e lavorato con la base di sabbia poiché, inevitabilmente, il coralligeno non è tutto uguale e i saraghi hanno le loro abitudini. Le stesse zone di mare possono riservare belle sorprese anche all’aspetto, soprattutto per quanto riguarda le spigola, in inverno, mentre le orate arriveranno a tiro nel periodo estivo, a patto di alzarsi molto presto, al fine di evitare l’intenso traffico nautico della zona che, inevitabilmente, allontana questi bellissimi e scaltrissimi pesci.
Il grotto continua compatto fino alla batimetrica dei 12 metri circa, dove iniziano cigliate più o meno compatte. Qui non è raro, nei punti di mangianza, imbattersi nei dentici in primavera e con qualche occasionale leccia.
Continuando ancora più fuori, il grotto cambia morfologia per arrivare al massimo sui 25 metri, dove inizia a diradarsi mantenendo qualche chiazza nella sabbia e nel fango. Inutile dire che ci troviamo al cospetto dell’habitat ideale della corvina.
A riguardo voglio raccontarvi un aneddoto. La parte più fonda dei grottini veniva spesso snobbata un po’ da tutti i pescatori locali, almeno fino al 2006/2008, anni in cui si svolsero i Campionati di qualificazione. In quell’occasione la fortuna volle che nei giorni di preparazione una corrente provvidenziale portò acqua pulita sul fondo e furono trovati posti vergini pieni di corvine.
Oggi è possibile ancora realizzare carnieri stupendi di corvi, a patto però di saper leggere con estrema attenzione le correnti e le condizioni meteo marine per poter tentare una battuta sulle batimetriche dei 20 metri perché le giornate in cui ciò è possibile si contano veramente sulle dita di una mano!
Nel resto del tempo questo tratto di mare è perennemente avvolto da una coltre di fango, e anche quando si ha l’occasione di pescarci la visibilità può cambiare da un tuffo all’altro, nel giro di pochi minuti, rendendo impossibile proseguire a quelle quote. Allora, sarà meglio ripiegare sulla falda rocciosa di terra, a batimetriche meno impegnative e dunque ancora accessibili.
L’intera zona, tuttavia, viene influenzata dal fiume Tevere, motivo per il quale con i venti del secondo e terzo quadrante potrebbe risultare impossibile mettere la maschera in acqua.
Nella zona dei Grottini e delle secche di Macchia Tonda il fondale finisce sul fango sui 25 metri di profondità. A mio avviso questo è il motivo per il quale l’incontro con qualche cernia, sempre possibile nel grotto, non avverrà mai con esemplari superiori ai 4/5 chili.
Proseguendo sempre verso sud si arriva alle secche di Macchia Tonda, cosi chiamate per la loro forma circolare, visibile su qualsiasi cartografia. La parte a terra tra le due secche è la più bella, sia morfologicamente che per l’aspetto venatorio. Qui il padrone indiscusso della scena è il sarago, che è ancora presente in grande quantità. Ciò dipende dal fatto che l’intera zona è interdetta a causa della presenza del poligono militare, a terra e a mare, dove si esercitano le forze armate quotidianamente. Consiglio quindi di contattare la Capitaneria di Porto sulle eventuali restrizioni al fine di non incappare in salatissimi verbali. Generalmente è consentito pescare nei week end e nei canonici mesi estivi.
Nella zona a terra, in estate, capita di trovare acqua pulita; nelle giornate in cui si vede fino a 10, 12 metri è divertentissimo insidiare saraghi, tordi e orate in tana.
Pescando all’aspetto non è raro, all’alba, imbattersi in orate di generose dimensioni. Sono pesci davvero difficile poiche il fondale a terra è completamente pianeggiante ed è difficile curare l’appostamento.
I cappelli delle due secche sono formati da una fungaia molto estesa sui 10 metri, dove l’acqua è sempre molto bella ma fanno però poco pesce poiché la fungaia è molto compatta. Meglio allora concentrarsi sulle cigliate, dove nelle stagioni intermedie è frequente l’incontro con dentici anche di grosse dimensioni, palamite e lecce.
I cigli sia interni verso terra che esterni sono interessanti e nei punti in cui rompe è facile imbattersi in grosse corvine e in qualche cernia sui 4, 5 chili al massimo.
Il fondale oltre i 15 metri è caratterizzato da grotto basso, con tanta sabbia e bisogna raggiungere il secondo ciglio, tra i 20 e i 25 metri, per ritrovare porzioni interessanti, molto fessurate, dove insidiare corvine e cernie. C’è però un problema. Dopo i 24 metri, sui cigli esterni, c’è parecchio fango e sarà dunque davvero difficile riuscire a pescarci.