Per quanto riguarda la trasferta azzurra ne abbiamo parlato con il Ct Michele Tomasi, che non è ovviamente contento del solo argento in medagliere di Linda Paganelli ma che, però, ha visto segnali incoraggianti, come il quarto posto, con record italiano, di Antonio Mogavero nella rana
Stefano Tovaglieri
Dal 19 al 27 di agosto si è svolto in Honduras, a Roatan, il Campionato Mondiale di apnea outdoor che, con i regolamenti Cmas, prevedeva la disputa di 4 gare maschili e femminile in assetto costante con la monopinna (CWT), immersione libera (FI), assetto costante senza attrezzi (CNF) e assetto costante con le due pinne (CWT BP).
Sei gli atleti convocati dalla nostra federazione: Davide Carrera, Vincenzo ferri e Antonio Mogavero Simona Auteri, Martina Binda e Linda Paganelli.
Nella categoria Master 50/54 ha inoltre partecipato Stefano Maghelli, unico in gara per l’Italia, con risultati davvero lusinghieri. E come è andata? Decisamente bene, con tre medaglie d’oro e un nuovo record mondiale di categoria.
Grandi assenti per il team italiano Alessia Zecchini che, di recente, si è sottoposta a un intervento chirurgico per ridurre un’ernia discale e Chiara Obino che, come comunicato sui social, ha scelto di non partecipare alla trasferta oltre oceano per meglio conciliare gli impegni di lavoro e famiglia.
Davvero inaspettata è stata la piccola epidemia di covid che ha coinvolto diversi atleti, italiani e di altre nazioni. Un evento anacronistico, si potrebbe dire, in un momento in cui sembrava sparito, ma che per fortuna ha toccato in forma lieve la salute dei concorrenti coinvolti, che però hanno dovuto rinunciare alla programmazione degli ultimi allenamenti per incrementare le quote prima delle competizioni.
La squadra italiana è stata guidata ancora una volta dal Ct Michele Tomasi, che ci racconta questa avventura: «Il bilancio, se guardiamo il medagliere, è il più basso di sempre perché portiamo a casa solo un argento di Linda Paganelli, nella immersione libera (FI). Di per sé la sola medaglia della Paganelli potrebbe passare come una resa dell’apnea italiana, se confrontata con il passato. A una attenta analisi, però, non posso che rilevare diverse note positive che tengono, anzi rilanciano, le attese per il prossimo futuro. Abbiamo avuto tre quarti posti, a un soffio dal podio. Una spiegazione può essere che quasi tutti i nostri atleti prima del mondiale si sono fatti il covid, con l’inevitabile debilitazione e l’impossibilità a proseguire il tappering programmato. Dieci giorni fuori dall’acqua non sono certo pochi. Carrera, inoltre, ha avuto un Taravana durante la preparazione e questo non lo ha aiutato certamente a presentarsi al top, dichiarando una profondità decisamente conservativa (rispetto ai 130 che aveva messo a segno in occasione del Vertical Blue), che poi non ha chiuso mancando il protocollo di superficie per un soffio. Tutto questo, assieme all’assenza della Zecchini e della Obino, spiegano in parte la debacle azzurra. Ciò nonostante, sono soddisfatto dei ragazzi. L’atteggiamento di ogni atleta nel gruppo è sempre stato positivo, nonostante le difficoltà, e molto collaborativo.
«Tutti si sono ben integrati. Dalla new entry Martina Binda, appena ventenne, alla cinquantenne Linda Paganelli, passando per Carrera, Ferri, Mogavero e Auteri; ognuno ha condiviso ogni momento di questo Mondiale nonostante la diversità di età e, soprattutto, del modo di intendere e vivere l’apnea profonda. Stili di pensiero, filosofie di vita e modi di vivere lo sport e gareggiare concretamente diversi gli uni dagli altri, che hanno messo in evidenza, però, la grande capacità di fare squadra.
«Martina e Linda, in particolare, si sono integrate bene e hanno gareggiato dando prova delle loro potenzialità. Peccato per il bronzo perso da Linda nella gara di rana, nella quale per pochissimo non ha chiuso il protocollo di superficie. Una piccola sconfitta che ha poi condizionato la sua ultima prova, quella in cui si sentiva più forte: l’assetto costante con le due pinne. Aveva dichiarato 97 metri, che le sarebbe valso il terzo posto, ma a 83 ha girato. Insomma, le è mancato quel pizzico di fortuna che nei momenti clou può aiutare! Martina è giovanissima; ha tutta una vita davanti a sé e sono sicuro che ci darà ancora grandi soddisfazioni, se saprà tenere alte le motivazioni sportive.
«Simona Auteri è al suo secondo anno di gare ad alto livello. Ha mostrato di essere ancora in crescita, migliorando i suoi personal best. Come sempre dico, è importante che i miglioramenti in profondità siano costanti e progressivi; senza fare salti nel “buio”, che rischierebbero di bruciare l’apneista.
«E poi Tonino! Antonio Mogavero, che nonostante ce l’abbia messa tutta nella gara a rana, nella quale ha ottenuto il record nazionale con uno strepitoso 81 metri, si è dovuto accontentare della medaglia di legno, del quarto posto! Peccato, se consideriamo che in passato, nella gara di costante senza attrezzi (CNF), tra i primi tre più profondi c’è sempre stata qualche defaiances; qualche cartellino rosso. Questa volta tutti e tre i più profondi hanno avuto il cartellino bianco e sono andati diretti a medaglia. Resta per Mogavero una grandissima misura e il nuovo record italiano di specialità.
«Carrera mi è piaciuto, sicuramente condizionato dal Taravana appena avuto, nonostante abbia sbagliato la sua gara preferita con la monopinna, perché dopo ha saputo mettersi a disposizione della squadra, ha partecipato alla prova di CNF e ha gareggiato pure con le due pinne, piazzandosi al quarto posto. Credo che con questo Mondiale anche i più restii si siano convinti che i profondisti, oltre alle specialità preferite, debbano completare la loro preparazione con l’obiettivo della polivalenza.
Per concludere, due considerazioni. Una sull’organizzazione, che è stata precisa e completa in ogni aspetto. In particolare, la squadra di assistenza ha lavorato molto bene e le performance degli atleti, nonostante le prestazioni si siano alzate e non di poco. Poche brutte uscite e blackout! L’altra, sulle vicende doping, che hanno sporcato le gare del Vertical Blue. Sottile ma sempre presente in questi giorni la tensione e le discussioni sui fatti che hanno coinvolto alcuni apneisti che avrebbero partecipato al Vertical Blue. L’augurio è che tutto rientri presto e che questo ambiente torni a essere pulito.
«Infine, un doveroso e sentito ringraziamento alla Fipsas, che mi ha dato ancora una volta fiducia per condurre gli atleti in questa avventura e per il sostegno economico e organizzativo agli atleti che hanno fatto parte della spedizione».
Vediamo adesso, in sintesi, cosa è accaduto a Roatan. La prima gara in programma è stata quella con la monopinna; il regolamento Cmas prevede la possibilità, per gli atleti che lo volessero, di gareggiare anche con le due pinne. Ho seguito la diretta in streaming: non ci si capiva nulla. Tipica è la vicenda della fortissima Alenka Artnik che ha gareggiato, vincendo, con le due pinne, e alla quale poi le viene attribuita una medaglia per aver vinto la gara con la monopinna. Notizia rimbalzata su tutti i social.
Nulla toglie al valore della sua gara, anzi! Ma la Cmas probabilmente farebbe bene a rivedere questo aspetto del regolamento. Nella gara CWT monopinna si gareggia con la monopinna, punto. È come se la Fin ammettesse nella finale dei 200 stile libero una ranista in preparazione alla sua gara più importante.
Partenza con il botto del campionato, comunque, perché in campo maschile gli atleti russi, che gareggiano come Cmas per le note vicende di politica internazionale, si danno battaglia, è proprio il caso di dirlo, a suon di record mondiali. Dopo che il francese Arnaud Jerald aveva messo a segno i suoi 126 metri, era Andrey Matvenko che riemergeva dall’abisso, dove aveva strappato il cartellino a 134 metri e chiudeva il protocollo con un bel cartellino bianco. Prova valida per lui e nuovo record del mondo assoluto. Aveva battuto il precedente primato di Alexey Molchanov, di 133 metri, realizzato lo scorso mese di luglio alle Bahamas in occasione del Vertical Blue. Pochi attimi. Solo pochi attimi; il tempo – oltre 4’30” – che Alexey riemergesse con il cartellino dal suo tuffo, a 136 metri, per mostrare al mondo che il re degli abissi è sempre lui. Fortissimo, soprattutto per la freschezza dell’uscita!
Al femminile, al netto della polemica di cui sopra, ha vinto con 107 metri Alenka Artnik. Come detto, ha gareggiato con le due pinne.
Posto d’onore per la francese Alice Modolo, con 100 metri e bronzo per l’americana Enchante Gallardo, con 96 metri. Ottima, come abbiamo già detto, la gara di Martina Binda che a soli 20 anni, insieme con Simona Auteri, si piazza quarta con un tuffo a 91 metri, evidenziando un bel margine di miglioramento.
Martedì 22 è la volta della Free Immersion: gli atleti scendono e risalgono tirandosi con le braccia sul cavo in assetto costante; non possono indossare pinne o altri attrezzi propulsivi.
Molchanov è il grande assente. Scelta sicuramente strategica per recuperare un giorno in più e proseguire la corsa ai record. Alla fine, in campo maschile, è il francese Abdelatif Alquach, con 118 metri, ad avere la meglio sul connazionale Guillaume Bourdila, che si aggiudica la piazza d’onore con 113 metri davanti al russo Andrey Matvenko, terzo con 111 metri.
Tra le donne, è l’Ucraina Kateryna Sadurska ad aggiudicarsi la medaglia d’oro con 97 metri, davanti alla nostra Linda Paganelli, seconda per un solo metro! Il bronzo è andato all’ungherese Fatima Korok, con 94 metri. Anche in questo caso una gara pulita, senza brutti episodi, blackout, sambe importanti. Indice della progressiva maturità degli atleti e della loro preparazione atletica e tecnica, sempre più completa ed efficace.
Mercoledì è il giorno del riposo per tutti; non si gareggia ma ci si prepara per il gran finale. Due ancora le prove in programma: la rana subacquea e l’assetto costante con le due pinne.
Giovedì è il giorno dei “ranocchi”! E’ certamente la gara più dura tra le quattro discipline in programma, la prova più fisica dove, oltre la preparazione tecnica, è la preparazione fisica che fa la differenza.
Torna in gara Molchanov, e le sorprese non mancano. Alexey è reduce da una brutta esperienza al Vertical Blue, dove aveva cercato di stabilire il nuovo record mondiale staccando il cartellino a 103 metri. Impresa mancata, una delle poche…
Ha dichiarato 100 metri; profondità che, se realizzata, gli varrebbe il primato mondiale Cmas di specialità. Per lui il secondo dall’inizio di questa manifestazione. La giornata si annuncia ideale. Mare calmo, niente corrente e ottima visibilità.
Alla fine, in campo femminile, sarà ancora l’Ucraina Sadurska ad aggiudicarsi la medaglia d’oro con 78 metri, strappando il record alla nostra Zecchini e bissando il risultato della gara di FI. Argento per la croata Sanda Delija, con 71 metri e terza l’americana Enchante Gallardo con 63 metri.
Ma torniamo agli uomini. E’ ancora lui a svettare nell’elenco. Molchanov conquista la seconda medaglia d’oro realizzando il nuovo record del mondo: 100 metri con il sorriso sulla faccia all’uscita! Seconda posizione, con 83 metri, il francese Alquach, che si conferma, dopo l’oro vinto nella gara di FI, uno tra gli atleti più rappresentativi del “circo blu”. Bronzo per lo sloveno Samo Jeranko, staccato di un solo metro, così come, staccato di un solo metro in questa gara, è stato il nostro Antonio Mogavero che con 81 metri si aggiudica il quarto posto e registra il nuovo record italiano di specialità.
Un tuffo, per il nostro azzurro, che assume un significato sportivo importante proprio per la difficoltà della prova e perché si è posizionato a soli due metri dal secondo gradino del podio, lasciando intendere, come ci riferisce Tomasi dopo l’analisi del video, che Antonio ha ancora margine di miglioramento.
L’ultima gara in programma è quella dell’assetto costante con le due pinne. Venerdì 25 agosto si chiudono i giochi. E’ la slovena Artnik che, con 101 metri, sale sul gradino più alto del podio. Una misura certamente conservativa se si considera che nella gara di apertura aveva già gareggiato con le due pinne mettendo a segno un bel 107 metri.
Seconda classificata la francese Marianne Gillespine, con 100 metri e bronzo alla turca Sahika Ercumen, con 91 metri; Simona Auteri si piazza al quinto posto e Martina Binda al settimo.
Nella classifica maschile ancora una volta c’è Molchanov a svettare sul gradino più alto del podio. Medaglia d’oro per lui, la terza di questo mondiale, ma soprattutto un nuovo record del mondo di specialità con 124 metri. E ancora una volta sul podio il francese Alquach, che con 119 metri si aggiudica la terza medaglia, la seconda d’argento, davanti al connazionale Arnaud Jerald, con 118 metri.
Quarto classificato, con 106 metri e una prestazione di qualità, il nostro Carrera.
Fantastica la prestazione di Stefano Maghelli, nella categoria Master 50/54 anni, che con 93 metri e world record di categoria si aggiudica la terza medaglia d’oro in questo campionato.