A seguito dell’approvazione da parte della Camera dei Deputati, subito dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, diventerà efficace la legge che introduce nell'ordinamento il reato di omicidio nautico e di lesioni personali nautiche
Gherardo Zei
Il testo porta la firma dei senatori di FdI Alberto Balboni e di Guido Quintino Liris. Il senatore Balboni, in particolare, è un nostro “collega” pescatore subacqueo e da anni ha portato avanti questa battaglia di giustizia a noi molto cara.
In Aula, in occasione del voto alla Camera, sono stati ricordati Greta Nedrotti e Umberto Garzarella che nel 2021 furono travolti e uccisi da un motoscafo che viaggiava ad alta velocità sul lago di Garda. Ma da sempre le prime vittime di questo genere di investimenti con mezzi nautici sono proprio i pescatori in apnea e ognuno di noi ha perduto qualche amico in questa maniera tragica. A me personalmente sembra doveroso ricordare Giulio Balestrieri, travolto da un grosso motoscafo nella baia del Marangone, al confine tra Santa Marinella e Civitavecchia, ormai tanti anni fa.
Il Senatore Balboni, al quale facciamo un grande applauso per questo fondamentale risultato e atto di giustizia, ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.
Senatore, innanzitutto i nostri lettori sono curiosi di conoscerla come pescatore in apnea. Non è cosa di tutti giorni avere un Senatore della Repubblica come “collega”. Lei in quale zona pesca e quali sono le sue tecniche preferite?
«Innanzitutto, grazie dell'ospitalità. Per me è un onore essere intervistato dalla vostra rivista, che seguo da tantissimi anni. Pesco fin da ragazzo, ho cominciato a Favignana e Marettimo. Poi, quando è stato istituito il Parco mi sono spostato a Pantelleria. Mi piace l'aspetto e l'agguato. Meno andare in tana. In primavera e in autunno mi immergo davanti alle scogliere dell'Adriatico, prendendo soprattutto spigole. Ma quel che mi piace di più è stare in mare, non è importante quel che pesco, ma come lo pesco».
Immaginiamo che, come tutti, noi lei abbia avuto qualche incontro ravvicinato con imbarcazioni condotte da diportisti poco attenti. Le chiediamo se può raccontarci qualche episodio e di come queste esperienze l’hanno determinata a intraprendere questa battaglia politica per l’estensione della fattispecie di reato della strada anche alla nautica.
«Esperienze traumatiche ne ho vissute tante. Ricordo qualche anno fa un gommone che, passando a pochi metri da me, ha tranciato la cima del pallone che avevo attaccato alla cintura. Un'altra volta una barca mi è passata proprio sopra la testa mentre risalivo. In pratica, le eliche sono passate circa due metri sopra la mia testa. Da allora lego la cima del pallone a un piombo che lascio sul fondo in modo da risalire in perpendicolare. L'indisciplina e l'ignoranza di chi va per mare con un mezzo nautico è incredibile. Pilotare un'imbarcazione fino a 40 cavalli senza alcuna abilitazione è come dare un'auto di media cilindrata a chi è senza patente. C'è gente che affitta una barca e si lancia a tutta velocità senza nemmeno sapere cos'è un pallone e a quanti metri di distanza deve navigare. Per questo mi sono determinato a presentare questo disegno di legge quando ho constatato la disparità di trattamento con l'omicidio stradale. Non era accettabile che nei casi più gravi di omicidio in violazione delle regole sulla circolazione stradale la pena potesse arrivare fino a 20 anni di reclusione (giustamente) e per l'omicidio in violazione delle regole della navigazione si applicasse la pena dell'omicidio colposo semplice (fino a 5 anni). Era una questione di giustizia. È chiaro che questa misura avrà un’efficacia deterrente, ma non basterà. Bisogna lavorare molto su prevenzione ed educazione alle regole, come sempre è prima di tutto un fatto culturale. Però questa legge può aiutare a maturare questa consapevolezza».
Sicuramente i lettori sono curiosi di sapere se ha incontrato difficoltà, e nel caso di che genere, nel promuovere questo iter parlamentare che ha portato, alla fine, ad avere l’approvazione della nuova legge quasi all’unanimità.
«Devo riconoscere che ho avuto da subito il sostegno di tutti i gruppi. In questo mi ha aiutato l'aver ricordato che inizialmente la riforma del Codice Penale del 2016, che ha istituito l'omicidio stradale, comprendeva anche l'omicidio nautico. Poi fu stralciato perché alcuni sostennero fosse più logico inserirlo nel Codice della Nautica, cosa che però non è stata più ma fatta. La scorsa legislatura il mio DdlL era già stato approvato al Senato ed era in calendario alla Camera per l'approvazione definitiva quando il giorno prima, proprio il giorno prima, cadde il governo e si andò a elezioni anticipate. Una bella sfortuna, ma questa volta ce l'abbiamo fatta in tempo record».
Le siamo grati se poi, in conclusione, vuole farci qualche considerazione sulla pesca in apnea e sul suo futuro.
«La pesca in apnea è uno sport meraviglioso, ogni volta che ho un po' di tempo scappo al mare perché è una passione davvero irresistibile. Gode di cattiva fama perché la gente non sa che noi effettuiamo un prelievo ultraselettivo e che uccidiamo soltanto pesci che hanno già raggiunto dimensioni accettabili. Altre forme di prelievo sportivo, per non parlare di quello professionale o industriale, non sono nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra attività quanto a selettività del prelievo. Anche se devo dire che ogni tanto incontro pseudosub con cerniotti di mezzo chilo o saraghetti di cento grammi, e questo mi provoca ogni volta una gran rabbia e un immenso dolore. A questa gente dobbiamo far capire che la pesca che noi pratichiamo è un'arte nobile e che il loro comportamento reca danno a tutta la categoria. Il nostro futuro passa anche da questo».
Grazie mille Senatore. Sono certo che ognuno dei nostri lettori vorrebbe ringraziarla personalmente perché - da domani - l’esercizio della pesca in apnea sarà un po’ più sicuro grazie a lei che - certamente - con questa norma ha salvato delle vite umane.