Nelle profondità oscure e misteriose del Mediterraneo, si cela uno dei predatori marini più affascinanti ed enigmatici. Con il suo corpo serpentino, il suo sguardo penetrante e la sua reputazione leggendaria, questo straordinario animale continua a catturare l'immaginazione di pescatori, biologi marini e appassionati del mare in tutto il mondo
Mirko Bruni
Il nome scientifico, Muraena helena, ha origini antiche e risale al periodo della Roma pre Cristiana. Fu l'illustre naturalista e filosofo romano Plinio il Vecchio a utilizzare per primo il termine "Muraena" per descrivere questi serpenti marini (che in realtà sono pesci) nel suo lavoro Naturalis Historia, un'enciclopedia che raccoglieva le conoscenze scientifiche del suo tempo.
Il termine Muraena deriva probabilmente dalla parola latina "murra", che indicava una specie di murena considerata prelibata in cucina nell'antica Roma. Questo suggerisce che il nome Muraena fosse originariamente associato alla murena come alimento piuttosto che come nome scientifico di una specie. Il termine helena nel nome scientifico Muraena helena è un riferimento a Elena di Troia, una figura della mitologia greca e romana. Questo nome potrebbe essere stato scelto per la sua associazione con la bellezza e la leggenda, poiché le murene erano considerate creature affascinanti e misteriose dagli antichi naturalisti.
Le murene erano molto apprezzate, al punto che ancora oggi ci si interroga se abbiano preso il nome dal primo romano che riuscì ad allevarle, Sergius Licinius Murena (I secolo a.C), a meno che non sia stato lui piuttosto a prendere il nome di Murena a causa dalla sua attività. Del resto, successe la stessa cosa a Caius Sergius Orata, che introdusse ovviamente l'allevamento dell'orata (Sparus aurata).
Questa specie può raggiungere dimensioni notevoli, con esemplari che superano il metro di lunghezza. Il suo corpo è lungo, snello e privo di squame, con una pelle liscia e mucosa che ricorda i riflessi delle onde del mare. La colorazione varia dal grigio al marrone scuro, spesso con sfumature più chiare o macchie più scure.
La Muraena helena è endemica delle acque del Mar Mediterraneo e dell'Oceano Atlantico orientale, dove si trova principalmente lungo le coste rocciose, nelle grotte e nei fondali sabbiosi o fangosi, fino a profondità di circa 40 metri. La sua capacità di mimetizzarsi tra le rocce e di nascondersi nei recessi sottomarini la rende una cacciatrice efficace e una maestra dell'ambiente marino.
E’ un predatore notturno, che si avventura fuori dal suo rifugio durante le ore buie per cacciare. Utilizza principalmente il suo senso dell'olfatto altamente sviluppato per individuare le prede, tra cui piccoli pesci, molluschi, crostacei e polpi. Una volta individuata, la murena si lancia con grande rapidità e precisione, catturandola con le sue forti mascelle piene di denti affilati, spesso rotolandosi su sè stessa per staccare parti della malcapitata preda.
L'apparato boccale è una delle sue caratteristiche più distintive e affascinanti, adattato al suo stile di vita predatorio e al suo ambiente. Le murene sono dotate di mascelle forti e robuste, armate di denti affilati e ricurvi, adatti per afferrare e trattenere le prede (sono presenti anche sul palato); tali denti hanno un rapido ricambio, prerogativa particolarmente utile poiché possono danneggiarsi durante la caccia o durante il consumo di prede con gusci duri. Grazie alla loro capacità di ricrescita, le murene mantengono sempre denti funzionali per cacciare e alimentarsi.
La vera peculiarità delle murene è la mascella faringea. Ebbene si, chi non ha tremato nel momento in cui Sigurney Weaver era faccia a faccia con l’Alien che, soffiando di rabbia, gli mostrava le mandibole aperte con un’ulteriore piccola bocca che usciva e cercava di morderla? La murena ha questo “dono diabolico”, ovvero un altro paio di mascelle che dall’interno della gola escono fuori e afferrano il cibo portandolo verso lo stomaco... nessuna via di scampo!
È importante ricordare che il sangue della murena contiene una proteina, nota come emoittiotossina, che quando interagisce con il sangue animale ha un'azione emolitica, cioè rompe le membrane dei globuli rossi e li distrugge. La paralisi sensoriale e motoria, il blocco della respirazione e, infine, la morte sono le conseguenze per l'organismo colpito. Le tossine sono invece completamente innocue quando vengono ingerite, poiché proteiche. E’ comunque termolabile e viene inattivata dopo la cottura. La saliva è anch’essa piena di batteri e può causare infezioni. Ecco perchè è sempre necessario ricevere un trattamento antibiotico in caso di morsi accidentali.
Mitologia e leggende
La murena del Mediterraneo ha una lunga storia legata alla mitologia e alle leggende marine. Nell'antica Grecia veniva associata a divinità come Poseidone e Afrodite e spesso era considerata un simbolo di protezione o di buon auspicio per i marinai. Allo stesso tempo, la sua apparizione sinistra e il suo aspetto serpentino hanno alimentato racconti di mostri marini e creature mitologiche, aggiungendo un tocco di mistero alle acque profonde del Mediterraneo.
Si narra che Antonia, nipote di Tiberio, volle che una murena, alla quale era affezionata, fosse abbellita con degli orecchini d’oro posizionati negli opercoli branchiali. C’è una storia (non sappiamo se verità o leggenda) che ha per protagonista il ricco patrizio romano Publio Vedio Pollione, proprietario della splendida villa del Pausilypon, un luogo che “allontana dagli affanni” ma che pare fosse teatro di efferati omicidi. Eppure, il ricco Publio Vedio Pollione si attira le inimicizie dei suoi contemporanei anche per il terribile modo che aveva di punire gli schiavi, magari per colpe minime: pare che li facesse gettare, vivi, in pasto alle murene, allevate nelle piscine della sua bellissima villa di Posillipo, l’incantevole promontorio che prende il nome proprio da quella villa, chiamata dal suo proprietario Pausilypon, termine greco che sta per “sollievo dal dolore”.
In alcune tradizioni, la carne della murena è stata considerata un afrodisiaco potente. Si credeva che consumarla potesse aumentare la virilità e migliorare la libido. Questa credenza potrebbe essere nata dalla forma allungata e sinuosa del pesce, che veniva associata a simboli di fertilità e desiderio.
Un falso mito più recente è quello diffuso tra i pescatori, ovvero che la murena prima di poter essere cucinata deve essere "munta" per privarla delle spine. La "mungitura", o "spremitura", consiste nell'appendere l’animale verticalmente a testa in su e con le mani stringere il corpo, a partire dalla testa, e scivolare verso il basso. Dopo varie manovre di questo tipo, le spine tendono a "scendere" verso la coda. Dopodichè, eliminata la testa e la parte finale (verso la coda), il pesce sarebbe pronto per essere mangiato. Nulla di più falso: e spine sono lo scheletro dell’animale, sarebbe come appendere una mucca e spremerla per far arrivare tutte le ossa verso il basso. Semplicemente fantasia!
Conservazione e sostenibilità
Nonostante la sua reputazione di predatore feroce, la murena del Mediterraneo non è attualmente considerata una specie in pericolo. Tuttavia, le minacce come la perdita dell'habitat, il prelievo eccessivo e l'inquinamento marino possono influenzare le popolazioni locali. È importante adottare pratiche di pesca sostenibili, e qui arriviamo finalmente al nostro compito!
La murena si riproduce proprio in estate, il periodo più gettonato da tutti per andare in mare. Come possiamo evitare una strage proprio nel periodo riproduttivo? Semplice... diamogli respiro. Tutti sappiamo che le sue carni sono gradevoli (dai tempi dei romani), quindi cerchiamo di evitare di insidiarla in estate, l’autunno sarebbe il periodo migliore, ma la primavera può andare bene, e considerati i numerosi “pescatori della domenica” e i neofiti che spuntano in estate, cerchiamo, noi più esperti e consapevoli, di garantire la sopravvivenza di questa affascinante creatura marina per le generazioni future.