Questi predatori famelici hanno ormai invaso le acque del lago d’Iseo massacrando l’ecosistema e tutto fa presagire che nel giro di qualche anno facciamo lo stesso nel Garda. Occorre porre rimedio velocemente e una possibilità è rappresentata proprio dai subacquei
Stefano Govi
E’ arrivato il momento di approfondire uno dei più grandi problemi che stanno affliggendo le acque interne del nord. La sempre maggiore diffusione del siluro nelle nostre acque dolci costituisce infatti una vera e propria piaga, alla quale anche le varie Regioni stanno cercando di porre rimedio. Non è un caso se lo stesso Wwf indichi il silurus glanis come una delle più serie minacce per la biodiversità di fiumi e laghi nazionali.
Ne abbiamo voluto parlare con uno dei maggiori esperti di questo pesce, nonchè raffinato conoscitore del Sebino, uno dei regni del siluro europeo: Marco Porta.
Innanzitutto, come nasce la tua passione per la pesca vista soprattutto la grande difficoltà per praticarla in acque interne?
«Nasce quando ero piccolissimo. Già all'età di 5 anni accompagnavo mio papà a pescare con la canna, sia al lago che al mare. Durante le vacanze estive, che ho sempre passato a Chioggia, stavo più tempo in acqua che fuori nonostante la visibilità precaria di quei fondali. E cosí, a 16 anni, ricevo il mio primo fuciletto a elastico, lo collaudo il giorno stesso con una seppia, oggi sarebbe una cattura senza gloria, ma al ricordo di quella emozione sorrido e invidio l'immensa gioia che provai con quella prima cattura. Continuo come auto didatta sul lago di Iseo, che raggiungevo in motorino con qualunque condizione. La vera svolta avviene a 18 anni quando conosco l'Apnea Club Brescia. Frequento il corso di apnea e poi quello di pesca. Data la mia giovane età fui preso a mascotte del club (tanto che nonostante oggi abbia 42 anni ancora mi chiamano Marchino); in questo fantastico posto ho avuto molteplici maestri, da ognuno rubavo qualche segreto e lo facevo mio, lo modificavo e lo adattavo per cercare di migliorare sempre di più. Il lago è sì una scuola dura, non ci sono polpi o catture di ripiego per i neofiti: o hai il fuoco dentro e diventi molto bravo oppure molli. La via di mezzo non c'è, l'acqua è sovente torbida e fredda, devi dominare i tuoi istinti e le tue paure, però le condizioni difficili creano pescatori forti».
Ti ritieni più un esperto dell’Iseo o del Garda?
«Passami il termine, mi ritengo un pescatore opportunista, ovvero applico la tecnica sulla specie, nella stagione e nel posto che in quel dato momento ritengo essere la più gratificante e divertente, quindi frequento con alternanza entrambi i laghi. Ultimamente in verità, visti i tempi sempre più stretti imposti da lavoro e famiglia, vado più volentieri sull'Iseo, che dista pochi minuti di macchina da casa, mentre il Garda mi richiede parecchia strada in più. Devo dire che l'Iseo, snobbato da molti a causa della visibilità spesso ridotta, è il lago in cui ho qualche punto extra di vantaggio».
Quando ti sei reso conto che il siluro sarebbe stato un problema per il Sebino?
«Il primo siluro l’ho catturato almeno 20 anni fa, era un pescetto di un chilo appena, ai tempi una mosca bianca. In apnea non ricordo se ci fossero state catture antecedenti sul lago, non c'erano i telefonini per fare foto e nei primi tempi, quando dicevo di aver preso un siluro molti sorridevano e dicevano che non conoscevo le bottatrici (che a un primo e inesperto sguardo possono essere somiglianti). Da lì in avanti le catture da rare iniziarono a diventare occasionali, avevo notato come le mie tantissime tane, sempre popolate di tinche, bottatrici e anguille ogni tanto si svuotavano e dentro trovavo un siluro: quello è stato il primo campanello d'allarme. La cosa è andata sempre peggiorando, oramai le tane migliori, quelle buie e con cunicoli profondi, sono in determinati periodi abitate esclusivamente da siluri. I primi che catturavo avevano taglie medio piccole, sui 4, 5 chili massimo, e come detto li trovavo solo in tana, oggi la taglia media delle mie catture è sui 30 chili, esemplari che prendo in maniera metodica e regolare nella stagione che va da marzo fino ai primi di luglio circa, in base alla visibilità. Li sorprendo in caduta, all’agguato oppure stando nascosto tra le alghe. A seconda della giornata capisco abbastanza in fretta la tecnica migliore da applicare».
Secondo te il Garda subirà la stessa sorte dell’Iseo?
«Secondo me il Garda subirà una sorte ancora peggiore. I motivi sono prresto detti. Acqua mediamente di 2 gradi più calda, enormi distese di fango e di alghe, grandi disponibilità di pesce di cui nutrirsi. Sono certo che si incontreranno nel giro di meno di un decennio pesci di dimensioni enormi. Già il boom demografico di questa specie è in atto, con frequenti catture di esemplari di media e piccola taglia, spesso pieni di uova. È solo questione di qualche anno; è un film che ho già visto».
Che ruolo può avere in tutto ciò il pescatore in apnea?
«Ogni tecnica di pesca (spinning, vertical, traina, subacquea) interessa prede su cui è ininfluente e altre su cui può essere altamente impattante. La pesca in apnea sul siluro è la tecnica che, fra tutte, può considerarsi la più redditizia in bacini di piccole dimensioni come cave, laghetti e fiumi. I siluri amano passare le ore diurne in tana, ben nascosti tra le alghe, al riparo tra radici di alberi o tronchi e ostacoli sommersi. Ecco che la nostra tecnica ci permette di esplorare ogni angolo, anche quelli in profondità, dove durante i contenimenti di superficie l'elettropesca si rivela inefficace. Le reti come sappiamo, anche se a maglie larghe, non fanno selezione, carpe e grossi lucci ci finiscono dentro e muoiono soffocati. Nel lago valgono gli stessi ragionamenti di cui sopra, con una alternanza, però, di periodi estremamente redditizi e periodi in cui non si prende niente. Questo a causa del suo comportamento, che lo porta in mezzo al lago anche a grandi profondità, dall'estate e per tutto l'inverno, rendendo vani i nostri sforzi. Io da solo, in 3 mesi, quest’anno ne ho presi più di 6 quintali; se ci fossero consentite altre zone ben più redditizie di quelle attualmente a nostra disposizione, potremmo essere la vera chiave di svolta nel loro contenimento, senza costi per le regioni e con danni da catture collaterali pari a 0».
Come sai non tutti la pensano allo stesso modo sulla presenza del siluro, una minoranza tende a difenderlo. Tu come la vedi?
«Appunto, una minoranza. Ci sarà un perché, non credi? Sarcasmo a parte, ho avuto molte discussioni con i sostenitori del siluro. Tra loro una parte è costituita da persone informate superficialmente e con poche battute, ma supportate da studi, riesci a farle ricredere. Altre sono chi ha interessi economici in gioco e gli conviene diffondere l’assurda dottrina del c&r su questo animale (leggesi guide a pagamento, waller camp sul Po e via dicendo); altri ancora, invece, sono quelli che si dedicano con frequenza e assiduità nella pesca di questo grosso Glanide. Generalmente le loro obiezioni sono: eh, ma i bracconieri... eh, ma l' inquinamento.... Ok, sono indubbiamente elementi di assoluta rilevanza se vogliamo aiutare il nostro patrimonio ittico, ma non è che se ho la polmonite e anche il braccio rotto, mi ingesso e spero di guarire trascurando di prendere pure l'antibiotico. Posso capire che se ti tocco il giochino e ti elimino buona parte del divertimento tu, pescatore specializzato su questo super predatore, ti puoi anche risentire, però contro l'ipocrisia c'è poco da discutere».
Quali sono le azioni dirette e di immediata attuazione che si possono mettere in campo?
«Le azioni di contenimento vanno fatte con cadenza regolare e non quando i vari Enti riescono ad accedere a qualche contributo regionale. Un grosso aiuto potrebbe arrivare proprio dalla nostra categoria, basterebbe istituire la figura del sele-controllore in apnea, persona che dopo aver frequentato un corso sia abilitato al prelievo solo ed esclusivo del siluro, in qualunque zona si raduni in abbondanza ma che a noi sono precluse da vari divieti. Ad esempio nei canneti quando vanno in frega; lì si potrebbe essere veramente incisivi».
Quali sono le specie autoctone più a rischio con l’aumento della presenza del siluro?
«E’ risaputo che purtroppo l'anguilla (tra l'altro in fortissimo declino e vietata su tutto il territorio nazionale) è tra le sue prede preferite. Ho notato sul Sebino, negli ultimi 15 anni, un calo impressionante delle tinche, che per via della loro natura tendono a rimanere ferme tra le alghe quando si sentono in pericolo, diventando una facile preda per il siluro. A questo proposito, qualche anno fa, mentre pescavo tinche tra le alghe, vidi quella che credevo essere la sagoma del mio socio, pinna in su a ondeggiare e testa a filo alghe per la ricerca. Era invece un siluro che stava cacciando come me con la stessa tecnica. Rimasi impressionato, ma anche il siluro rimase "sorpreso". Ho imparato che dove c'è una qualsiasi frega ci sono i siluri che si radunano nei dintorni per approfittarne. Iniziando con la frega dei lucci (che ho ritrovato nei loro stomaci) per poi continuare con la frega delle tinche, delle carpe e per finire con gli agoni. In buona sostanza, non si salva niente se consideriamo che mangia tra il 2 e il 3 per cento del suo peso giornalmente. Significa che un pesce da 50 chili si divora 1 tinca al giorno. Moltiplichiamo il tutto per le migliaia di esemplari e abbiamo un enorme problema. Un importante studio condotto nella riserva delle Lamette (attigua al Sebino) visionabile al seguente indirizzo https://neobiota.pensoft.net/article/80500/ indica come oltre il 12 per cento della loro dieta sia basata su pulcini di specie acquatiche protette e di rilevanza faunistica.
Non credi che l’aumento della presenza del siluro nei nostri laghi, specialmente di esemplari di grosse dimensioni, possa diventare un problema anche per il turismo?
«Beh, generalmente quando qualche amico non pescatore vede le mie prede, o qualcuno in porto vede gli esemplari grossi stesi sul pagliolato del gommone, la prima domanda è: ma li hai presi davvero qui? Alla mia risposta affermativa, il 90 per cento di loro risponde sempre: “io il bagno qui non lo faccio più”. Al che mi metto a ridere e gli spiego che pericoli non ce ne sono e possono restare serenamente in acqua con i loro bambini, ma non sempre ne restano particolarmente entusiasti. Detto questo, non credo che i turisti stranieri possano arrivare a cancellare le prenotazioni a causa del siluro».
So che ami molto anche pescare al mare, specialmente in quello di Chioggia, dove hai una casa. Vuoi parlarcene?
«Chioggia è la mia seconda casa, è un posto che amo particolarmente. Il centro storico è meraviglioso, la laguna è piena di angoli fantastici sia sopra che sotto, la varietà di vita si manifesta in posti che visti da sopra non paiono essere promettenti. Cavallucci di mare, danzatrici spagnole, spugne e stelle marine, ovviamente non mancano le prede di tutto rispetto. Ho catturato lecce e branzini fantastici, i cefali generalmente non mancano mai, serra e ultimamente corvine che mi danno molta soddisfazione anche in cucina. Tutto ciò, però, non è mai frutto di fortuna, qui è essenziale una metodica conoscenza delle maree, che hanno escursioni veramente importanti generando a volte correnti che ti fanno rotolare sul fondo se non sei ben piombato; e poi bisogna conoscere bene i posti e i momenti propizi in cui buttarsi. L'acqua può essere veramente sporca. Mi ci trovo perfettamente a mio agio, al punto che trovo più naturale pescare nel torbido che nel limpido, ma ammetto che quando non vedo oltre il polso un pò mi scoraggio».