Il portacolori del team Cressi si è imposto nel Campionato italiano di Qualificazione, svoltosi a fine settembre in quel di Casal Velino. La sua idea di agonismo, i regolamenti e i suoi posti preferiti
Emiliano Brasini
Angelo Ascione ha vinto il campionato italiano di Qualificazione svoltosi a Casal Velino, in provincia di Salerno. Una prestazione notevole, a dimostrazione delle grandi potenzialità e dell’esperienza di questo atleta, che ha accettato di buon grado di raccontarci come è andata la gara, e non solo.
Come nasce la tua passione per la pesca?
«Penso sia nata quando mia zia mi regalò la prima maschera; ero piccolissimo e non sapevo neanche nuotare. Ricordo solo che la maschera era larghissima ed entrava anche dell'acqua... Cercavo con i miei cugini di catturare granchi e qualche pesciolino con il retino. Poi, dopo qualche anno, la svolta: un giorno mi recai in cerca di cozze in un porticciolo poco lontano da casa e li catturai il mio primo polpo con le mani, grazie ai consigli di colui che per quell'estate divenne il mio guru della pesca, il mio amico Luciano».
I tuoi posti preferiti?
«Metterei al primo posto Maratea, che purtroppo negli ultimi anni frequento pochissimo, poi sicuramente vengono le coste cilentane, ma anche queste sono lontane da casa e riesco ad andarci meno rispetto alla costiera Amalfitana, che pur essendo stupenda risulta troppo trafficata dai natanti».
La tua esperienza in Cressi…
«Nasce circa 10 anni fa, doppo che decisi di chiudere l'attività di produzione di mute e fucili. Avevo bisogno di un’azienda che potesse supportare la mia attività agonistica con attrezzature che fossero al top tra quelle di serie e un catalogo completo tra mute, maschere, fucili, pinne e accessori. E ho trovato il meglio, l’azienda italiana che ha fatto la storia della subacquea. E che ha creduto in me».
Raccontaci qualcosa del Campionato: preparazione, strategia e quando ti sei reso conto di aver vinto.
«Premetto che questo campionato è stato quasi come disputarlo a casa. Infatti, sono zone che frequento con costanza durante l'anno, si trovano a un centinaio di chilometri da casa e negli anni ci sono venuto spesso, anche se il tipo di prede che normalmente vado a insidiare poco si sposano con la pesca che si fa in gara. Poi, purtroppo, nell'ultimo anno non sono riuscito a venire neanche una volta, se non per pochi giorni spezzettati prima del Campionato; ovviamente sapevo che sarebbe stato necessario prendere una cernia bianca nel campo a sud per poter chiudere bene la prima giornata, e infatti ho concentrato i miei sforzi su quelle, trovandone diverse, tanto da avere la certezza di riuscire a catturarne una a coefficiente. Peccato che per estrala ci ho messo un bel po’ di tempo e ciò mi ha rallentato la tabella di marcia per la successiva ricerca di pesce bianco. Risultato: sono finito quarto di giornata con comunque la consapevolezza della qualificazione in tasca.
«Nella seconda giornata ero convinto che sarebbe stato difficile avere certezza di prendere una cernia bianca, ragion per cui mi son o dedicato al pesce bianco, conscio del fatto che chiudere una specie sarebbe stato il valore aggiunto. Avevo molti segnali disseminati qua e là a quote dove poter pescare a ritmo serrato e un paio a 40 metri, dove prendere corvine. Uno di questi mi dava la certezza quasi matematica di chiuderle, ovviamente l'incognita era solo sulla possibilità che dovessi condividerle, cosa che per fortuna non è accaduta. Così, ho catturato per primo un sarago altrove, poi sono andato sulle corvine, che non erano presenti come in preparazione. Infatti, al primo tuffo non sono riuscito a sparare perché i pesci non erano fuori, sul grotto e le ho dovute cercare con il 65 e la fiocinetta. Ne ho prese quattro di fila, poi per due tuffi non ne ho trovate e ho deciso di spostarmi, catturando altri saraghi e una murena, per poi tornare quando mancava un'ora: dopo il terzo tuffo ho portato in barca la quinta. A quel punto sentivo di poter vincere o, comunque, di aver fatto una prestazione maiuscola. Della vittoria certa ne sono stato consapevole dopo aver visto il carniere di Giulio, che era rimasto, dopo la debacle di Roberto e Diego, l'unico mio diretto concorrente».
Come ti sei preparato i mesi prima della gara?
«Riguardo alla preparazione fisica, i mesi antecedenti alla gara non ho per nulla dedicato tempo, se non quello che riservo alle uscite in mare. Non ho infatti avuto energie e stimoli mentali per dedicarmi a una preparazione mirata.
Cosa ti ha colpito di più di questi campionati?
«Bella domanda. Dopo oltre dieci anni di gare penso ci siano poche cose che possano colpirmi... Una sicuramente è stata l'organizzazione, che anche se pur fatta da un circolo abbastanza giovane rispetto a questo tipo di competizioni, è stata più che ottima, soprattutto conoscendo le difficoltà che si trovano a dover imbastire questo tipo di manifestazioni».
Cosa è per te l’agonismo?
« È un modo per avere un confronto con altri pescatori, ma non un’ossessione per la vittoria! Vedo atleti che vivono e strutturano la loro vita in funzione delle competizioni, ma purtroppo, essendo questo uno sport che non ti permette di vivere con i risultati ottenuti, è appannaggio di chi ha le possibilità economiche e il tempo necessario, oppurr chi fa scelte di vita particolari. Il resto è solo un conciliare l'esigenze di vita con le gare».
Qual è il tipo di pesca che prediligi?
«In realtà non esiste, se non quello che nel posto in cui vado mi dà i massimi risultati... Sicuramente, invece, quella che più mi affascina è l'aspetto ai dentici al tramonto, quella che però più pratico quando le condizioni lo permettono è la ricerca delle grosse cernie».
Il posto più bello che hai visto sott’acqua?
«Avendo avuto modo di girarne tanti, posso affermare che ci sono posti bellissimi un po' ovunque, ovviamente quelli che riesci ad apprezzare maggiormente sono quelli in cui trovi la maggiore visibilità, perché riesci ad avere idea della zona nella sua totalità. Per questo posso dire che le isole solitamente sono le più suggestive, ma anche i posti che frequento abitualmente sono bellissimi sotto il punto di vista morfologico».
Cosa ne pensi degli attuali regolamenti?
«Rispetto a qualche anno i regolamenti hanno fatto passi da gigante, ovviamente si può sempre migliorare. Il fatto di consentire la pesca anche in una spanna d'acqua la vedo cosa dovuta: infatti, come può vincere un profondista, deve poter vincere anche chi scende in poca acqua».
E del fatto che si scende sempre più profondi?
«E’ sinonimo di evoluzione, un’evoluzione giusta, ma che comunque non deve essere forzata, cosa che purtroppo a volte accade quando alcuni campi gara non danno possibilità di praticare tutti i tipi di pesca».
Parlaci dei tuoi hobby?
«Pesca a parte, hanno a che fare con tutto ciò che è il fai da te ei lavori manuali e il modellismo. Disegno cose che hanno a che fare con la tecnologia in genere. Purtroppo mi manche il tempo per coltivarli tutti...».