Avere la punta ben acuminata, i fori che non abradano il sagolino sembra semplice, ma non lo è affatto. E infatti sono tanti gli appassionati che ci chiedono consigli
Michele Rubbini
Ciao Michele, visto che ormai tutti usano gli archetti in Dyneema come ogive, mi sono deciso pure io ad aggiornarmi. Il problema è che, nonostante abbia tentato diverse volte di predisporre il fucile in questo modo, gli archetti non resistono più di qualche minuto e poi si tranciano di netto. Ti aggiungo che uso Dyneema da 2 millimetri, che dovrebbe essere resistentissimo. [Carlo]
Ciao Carlo, la prima domanda che mi viene in mente è: “hai smussato accuratamente le tacche dell'asta del tuo fucile?” In alternativa, credo che il problema continuerà a verificarsi. Questo perché la sagola dell'archetto si troverà schiacciata (con una forza corrispondente alla forza esercitata dalle gomme del tuo fucile) sullo spigolo della tacca, quindi su una sorta di lama metallica. Basterà un infinitesimale slittamento della sagola sullo spigolo per innescare il taglio, e la trazione farà il resto.
Ecco perché devi assolutamente arrotondare i bordi di tutti gli spigoli. Usa una lima a coda di topo: è in metallo, di forma cilindrica o tronco-conica, con un diametro trasversale molto piccolo. Il diametro trasversale sottile consente di poterla efficacemente utilizzare per lavorare su ogni bordo dello spigolo: le operazioni dovranno essere svolte con cura, evitando di esercitare pressioni eccessive ed eseguendo un numero elevatissimo di passate. In questo modo non rischierai che una passata energica porti via troppo materiale, rischiando di generare un gradino.
Dovrai smussare ogni bordo della tacca, anche quelli opposti a quelli contro cui l'ogiva sarà forzata dall'azione delle gomme: potrebbe infatti accadere che un movimento eccessivo di trazione, in fase di caricamento, porti l'ogiva a strisciare sul bordo opposto e tale contatto accidentale potrebbe inciderne la superficie, indebolendola.
Se non disponi di una lima a cosa di topo, puoi usare altri metodi, un po' più scomodi ma altrettanto efficaci. Uno di questi è l'utilizzo di una lima per le unghie, preferibilmente quelle di cartone. Puoi anche prendere uno spezzone di filo di ferro o un ferro da calza e arrotolarci su un po' di carta vetrata fine: con un po' di pazienza e frequenti sostituzioni del pezzetto di carta vetrata riuscirai ad arrotondare bene i bordi della tacca.
Anche i cavi metallici intrecciati (generalmente in acciaio) sono validi per questo utilizzo: con un tratto di cavo assicurato a due oggetti che possano fungere da impugnatura, puoi esercitare un movimento alternato che porti il cavo a sfregare sul bordo della tacca (cambiando l'angolazione delle braccia mentre esegui la trazione riuscirai a raccordare ogni spigolo della tacca).
Con lo stesso principio puoi anche usare un codino da 3 o 4 millimetri di diametro, bagnarlo e tenere l'asta appoggiata al suolo e coperta di sabbia: il cordino bagnato tenderà a impregnarsi di sabbia e il movimento alternato trascinerà altra sabbia tra il cordino e i bordi della tacca, eliminando gli spigoli vivi. Ci vorrà un po' di tempo e sicuramente il cordino si romperà diverse volte, ma riuscirai a conseguire il risultato.
Spero che tu riesca a risolvere il problema... in alternativa torna alla vecchia ogiva metallica e rinuncia al tuo lato trendy!
Ciao Michele, ho scoperto, grazie a un’uscita a pesca con un conoscente, che è fondamentale curare la punta dell'asta. Gli ho visto trapassare un pesce (ero pochi metri dietro di lui, in superficie) lontanissimo, quando l'asta era praticamente a fine corsa.
L’amico mi ha spiegato che gli succede spesso di tentare il tiro anche se il pesce è lontano e che, in tal caso, è fondamentale aiutare la fortuna con una punta perfettamente acuminata. Appena uscito dall'acqua ho acceso la mola che ho in cantina e ho affilato l'asta come uno spillo. Ero soddisfattissimo: uscito in mare, però, ho dovuto constatare che la punta non resisteva per l'intera giornata. Si appiattiva terribilmente ogni qual volta sfiorava uno scoglio.
Come posso risolvere il problema? [Roberto]
Ciao Roberto, la punta affilata è indubbiamente un accorgimento che può permetterci di mettere a segno qualche tiro azzardato. Quando raggiunge la preda, infatti, genera un’incisione in maniera abbastanza semplice, che poi viene allargata fino al completo ingresso del terminale dell'asta superando le alette. In questo modo non si verifica un urto tra la punta e la preda e quindi l'asta disperde poca energia al momento dell'impatto.
Una punta arrotondata, al contrario, quando l'energia dell'asta è ormai scarsa perché siamo a fine corsa, spesso non riesce a forare la pelle e le squame o, quantomeno, non permette alla freccia di penetrare fino all'aletta. La poca energia persa nell'impatto tra la punta arrotondata e il pesce, infatti, si va a sottrarre a quella cinetica residua, arrestandone la corsa.
Ecco perché occorre assolutamente avere una punta affilata, ma non devi sbagliare gli angoli dell'estremità acuminata: se affili la punta generando un cono (o una tricuspide) con un angolo eccessivamente acuto, l'urto contro una qualsiasi superficie dura (e purtroppo di scogli lo sono) la appiattirà irrimediabilmente.
Quindi, in primo luogo devi evitare di farti prendere la mano. Osserva come realizzano la punta i produttori di aste o dei chiodi dei cavetti portapesci: tra le generatrici del cono terminale difficilmente ci sarà un angolo inferiore a 75, 80 gradi. L'importante è che sia perfettamente acuminato all'estremità.
Un ulteriore problema è tipico di tutti quelli che usano la mola o il flessibile: affilate la punta al contrario. Rispetto al disco che ruota, l'asta deve essere avvicinata in modo che il materiale abraso sia staccato dalla punta verso la coda, e non viceversa. In questo modo un po' di materiale di riporto (che sarà trasferito lungo la superficie della punta) verrà spostato all'indietro. Tale materiale, avendo subito il surriscaldamento dovuto alla frizione con il disco della mola, avrà perso tutte le caratteristiche di durezza che contraddistinguono l'asta.
Se invece fai la punta al contrario, il materiale di riporto costituirà la parte più acuminata della punta, che diventerà facilmente deformabile (basterà un urto di scarsa entità per appiattirla).
Inoltre, è buona norma raffreddare continuamente il metallo durante l'affilatura, visto che non credo tu disponga di una mola ad acqua. Fare gocciolare un po' di acqua (o di alcool che, evaporando rapidamente, sottrae molto calore) sulla punta mentre la lavori, o immergerla frequentemente in acqua, evita che parti metalliche si surriscaldino perdendo le proprietà meccaniche originali. In linea generale, usare una lima ti imporrà di perdere un po' più di tempo ma non ti esporrà ai rischi descritti in precedenza.
Ciao Michele, ricordo che alcuni anni fa Emanuele Zara ha illustrato sulla rivista come modificare la punta delle aste per renderle particolarmente taglienti: purtroppo, non trovo più la copia di Pescasub in cui è stato pubblicato l'articolo. Ho letto che anche tu usi la sua tecnica di affilatura. Me la potresti spiegare brevemente? [Paolo]
Ciao Paolo, premetto che ti darò alcune indicazioni di massima, frutto della mia esperienza maturata dopo che Emanuele mi ha seguito passo passo nella prima realizzazione. Ovviamente, lui potrebbe darti decisamente più informazioni e sarebbe più preciso di me nell'elencare i passaggi, gli strumenti e le modalità operative, visto che è l'ideatore di questa particolare punta efficientissima.
In primo luogo, dovrai realizzare una punta tricuspide. Valgono le considerazioni che ho dato in precedenza a Roberto: l'angolo terminale tra le facce della cuspide non deve essere eccessivamente acuto. In questo caso un angolo tra le facce addirittura vicino a 90 gradi potrebbe andare benissimo (meglio se leggermente inferiore, ma non di tanto). Le facce ti consiglio di realizzarle spianandole con una lima da ferro piatta (a taglio dolce o semi-dolce): con questo utensile dovrai lavorare un po' per ottenere le facce piane, ma non ci sono rischi di danneggiare l'estremità dell'asta a causa di un colpo di lima troppo forte.
Metti l'asta in una morsa in modo che sporga unicamente un pezzetto della punta, mantenendola inclinata in modo che tu possa eseguire le passate con la lima mantenendola in una posizione comoda, assicurando che ogni passata sia eseguita in maniera complanare a tutte le altre. Dovrai ruotare di 120 gradi l'asta ed eseguire nuovamente le operazioni con la lima fino ad aver creato tre facce identiche.
Questa prima operazione potrà essere svolta anche con una mola o con una levigatrice, oppure con una smerigliatrice angolare (il cosiddetto flessibile): in tal caso occorrerà prestare la massima attenzione a non commettere errori, asportando troppo materiale oppure surriscaldando il metallo o, ancora, eseguendo l'affilatura nella direzione opposta a quella opportuna. Il rischio di sbagliare è alto utilizzando elettro-utensili e quindi lo consiglio unicamente a chi ha una buona manualità e abitudine.
Avendo realizzato la tricuspide, si rende necessario praticare gli incavi sulle facce che trasformeranno gli spigoli della piramide in lame: occorre una lima tonda, a mio avviso a coda di topo. Si bloccherà nuovamente l'asta in una morsa con la sola punta sporgente, in modo che una faccia della tricuspide sia comoda per l'operatore. Si comincerà a eseguire delle passate di lima in direzione longitudinale, incavando la faccia della piramide. A ogni passata asporterai un po' di materiale dalla parte centrale della faccia: devi aver cura di non incidere in corrispondenza dell'apice della cuspide, cercando quindi di lavorare maggiormente sulla parte contrapposta alla cuspide della faccia. In pratica, tenere la lima inclinata (rispetto all'asse longitudinale dell'asta) con un angolo inferiore a quello che la faccia forma con l'asse dell'asta. In questo modo l'incavo trasformerà, come conseguenza, lo spigolo di confine tra la faccia su cui lavori e quelle contigue in una lama.
Quando avrai eseguito questa operazione su tutte e tre le facce, dalla punta partono 3 lame disposte a 120 gradi l'una dall'altra. Basterà poi prendere una freccia con la punta conica tradizionale e appoggiarle entrambe su una pila di fogli di carta per accorgersi dell'efficacia della “Punta Manu”: vedrai infatti che il solo peso dell'asta sarà tale da incidere diversi fogli facendo penetrare la punta di un paio di millimetri, a differenza di quella conica, che inciderà i fogli per uno spessore inferiore.
Ciao Michele, sul mio arbalete utilizzo aste tradizionali con i fori trasversali e le tacche, ma non sono ancora riuscito a trovare la maniera migliore per collegare il terminale connesso alla sagola del mulinello all'asta. Certi tipi di impiombatura impediscono alla freccia di stare nella posizione corretta quando il fucile è carico, con altri mi trovo ad avere il cappio davanti alla tacca con conseguente difficoltà di caricamento, e altre volte, addirittura, mi pare che il tiro risulti deviato. Senza parlare del fatto che spessissimo mi capita che il monofilo si tranci di netto in corrispondenza del foro in cui realizzo l'impiombatura.
Come posso fare per risolvere il problema? [Valentino]
Ciao Valentino, purtroppo devo ammettere che una soluzione universale che elimini tutti i problemi non esiste. O, meglio, non esiste una soluzione che vada bene su tutti i fucili, con tutti i tipi di impiombatura e con tutti i tipi di asta.
In linea generale, credo sia necessario controllare gli spigoli del foro in cui fai passare la sagola (o il monofilo) per l'impiombatura dell'asta. Non è infatti raro che i bordi siano a spigolo vivo e che quindi possano incidere il calamento. In questo caso, con un po' di sottile sagola bagnata inserita nel foro dell'asta a sua volta tenuto sotto la sabbia, basteranno poche passate alternate del cordino per arrotondare gli spigoli e minimizzare il problema.
Per quanto riguarda, invece, la tipologia di impiombatura da adottare occorre analizzare innanzitutto che tipo di pesca intendi fare. Se bazzichi in tana, è certamente preferibile che l'asta sia impiombata nel forellino terminale presente sul codolo: in questo modo, se dovrai estrarre la freccia da uno spacco sarai certo che il codolo non si impunti in una direzione diversa rispetto a quella da cui eserciti la trazione e quindi potrai liberarlo muovendo la sagola che stai trazionando.
Per il fissaggio puoi prevedere un cappio o un semplice nodo. Il cappio è la versione più frequentemente adottata. Per essere certo che sia eseguito bene dovrai prendere la misura quando l'asta è impegnata sul fucile, così da essere certo che ci sia lo spazio per incoccare l'ogiva nella tacca senza l'interferenza di porzioni del cappio. Generalmente, è preferibile evitare cappi troppo piccoli, in quanto una maggiore lunghezza degli stessi consente di spostarli agevolmente, consentendo di non interferire con le operazioni di caricamento.
Nel caso in cui, invece, preferisca usare il nodo, la soluzione potrebbe essere ancora più semplice: inserisci il monofilo (o un trecciato sufficientemente tenace) nel foro e realizzi un nodo all'estremo in modo che non possa più essere sfilato dal foro. E' buona norma bloccare il nodo con una goccia di Attak (o di altra colla equivalente) così da avere la certezza che non possa aprirsi accidentalmente. Per evitare che sul nodo possa esercitarsi una trazione eccessiva (ad esempio, quando cerchi di estrarre l'asta da una tana tirando il monofilo), è possibile prevedere un doppio passaggio dello stesso nei fori.
Inserisci il terminale del monofilo nel foro terminale dell'asta e poi anche nel foro immediatamente più avanzato, realizzando il nodo solo dopo questo secondo passaggio. In questo modo il monofilo sarà soggetto a due deviazioni di 90 gradi nel passaggio tra lo spezzone sporgente dall'asta e il nodo: in corrispondenza degli spigoli in cui il monofilo cambia di direzione, si verificherà una distribuzione del carico che, quindi, arriverà al nodo particolarmente ridotto. E’ fondamentale che il nodo sia molto piccolo e che venga eliminato lo spezzone terminale sporgente del monofilo: altrimenti c’è il rischio di perdere precisione nel tiro.
Se invece non peschi in tana, allora puoi realizzare l'impiombatura in corrispondenza del foro più avanzato: se riuscirai a passare il pesce in sagola, l’asta si comporterà come un’aletta gigante e impedirà alla preda di sfilarsi. In questo caso il cappio deve essere grande, per garantire (quando possibile) che al momento del tiro si disponga in coda all'asta (attorniando il codolo della stessa).
Ci sono diverse correnti di pensiero, ma credo che per fermare il cappio la soluzione migliore siano gli sleeves metallici, che consentono di mantenere le due parti della sagola in condizioni di parallelismo reciproco e, per di più, una volta serrati sono anche idrodinamici.
Presta attenzione al fatto che il cappio, quando l'asta è inserita nel fucile, stia sopra e non sotto: in molti fucili dotati di guida integrale, o di una testata con il bordino guida asta, accade infatti che il cappio posto sotto si frapponga tra la freccia e la guida (modificandone la traiettoria ideale), oppure vada a urtare contro il bordino della testata, danneggiandosi.
Ciao Michele, sono un nuovo appassionato. La prossima estate ho intenzione di andare in vacanza in un campeggio in Corsica e, come di consueto, ci andrò in moto. Vorrei portare anche l'attrezzatura da pesca, ma quello che mi crea maggiori problemi è l'asta (e anche quella di riserva) che temo si potrebbe storcere durante il viaggio. Come posso fare, evitando gli ingombranti contenitori rigidi per il mio Darkside 85? [Gianluca]
Ciao Gianluca, sicuramente il fatto che tu stia utilizzando uno pneumatico è un enorme vantaggio: infatti, se al posto dell’85 (che monta un'asta di 97 centimetri) avessi portato con te un 90 monoelastico (più o meno equivalente come tipologia di utilizzo) ti saresti ritrovato con aste di 30 centimetri più lunghe da gestire.
Le frecce di uno pneumatico, inoltre, a parità di diametro, essendo più corte presentano una snellezza inferiore a quelle di un arbalete equivalente per prestazioni, e quindi sono anche più rigide e meno delicate. Probabilmente, già legando assieme le due aste (quella del fucile e quella di riserva) con del nastro isolante, raggiungerai la rigidità sufficiente a proteggerle durante il viaggio.
Se vuoi aumentare il livello di sicurezza, puoi utilizzare una stecca di legno lunga quanto le aste con uno spessore di almeno 1,5 centimetri su cui legarle affiancate. In alternativa, anche una pezzo di tubo che possa contenere le aste andrà altrettanto bene: ovviamente, se lo prendi in Pvc non sarà particolarmente rigido (ma sarà molto leggero), se invece tu decidessi di utilizzare un tubo metallico avresti maggiori garanzie di protezione, sebbene con un aggravio di peso.
Ciao Michele, mi si è incastrata un'asta a doppia aletta in una tana e per estrarla ho piegato un’aletta. Per rimettere tutto a posto, ho tagliato il perno e con un paio di pinze sono riuscito a riportarla alla forma originale. Il problema è che ora non so più come fissarle perchè non saprei proprio cosa utilizzare come perno per fermarle.
Suggerimenti? [Fosco]
Ciao Fosco, hai un approccio al “problem solving” simile al mio. Risolvi il problema, creandone un altro più grande! Infatti, avresti potuto rompere l'aletta storta e tenere l'asta con una sola aletta, invece hai pensato di ripristinare completamente il tutto, senza sapere come rimontarle.
La soluzione più semplice è acquistare un set di perni per quel particolare diametro di asta, adatti a trattenere le due alette: a quel punto basterà rimontare il tutto in appoggio su una base metallica e ribattere la punta sporgente del perno fino ad allargarla a sufficienza da non permettere più la fuoriuscita dal foro dell'aletta.
Se vuoi essere certo che il perno sia più facilmente deformabile, puoi prima scaldarlo con una fiamma. Per ribatterlo usa una piastrina metallica in appoggio sul perno che colpirai a ripetizione con un martello leggero (senza esercitare una forza esagerata). Questa tipologia di perni è normalmente chiamata “ribattino” proprio per la tipologia d'uso cui sono destinati.
Se hai un po' di manualità, e bazzichi negozi di hobbystica e ferramenta, puoi anche comprare ribattini destinati ad altri utilizzi e adattarli allo scopo. Ricorda che però i perni sostitutivi dedicati hanno il vantaggio di non temere l'ambiente salino (non saranno oggetto di una rapida corrosione), mentre quelli che acquisti in ferramenta potrebbero non essere altrettanto validi.