Napoletano doc, ha iniziato ad andare sott’acqua grazie a suo nonno, un pioniere dell’epoca. E non ha più smesso, fino a guadagnare la maglia della nazionale e a far parte della squadra italiana all’ultimo Mondiale. Sogna di andare a vivere a Ponza e fa l’imprenditore: produce borse e ha una società di consulenza nel campo della moda
Emiliano Brasini
Ciao Alfonso, raccontaci qualcosa su di te! Quando nasce l’amore per la caccia subacquea e, soprattutto, dove?
«L’amore per questa disciplina mi è stato tramandato da mio nonno, che era uno dei pionieri. Da giovane si immergeva con il famoso maglione di lana in pieno inverno, e io, folgorato da questi avventurosi racconti ricchi di catture, ho iniziato a seguirlo nelle sue uscite da terra, e lì, mentre catturava spigole e cefali lungo la costa di Posillipo, mi sono completamente perso nella pesca in apnea. La mia grande fortuna è stata quella di avere il mare del golfo di Napoli a 500 metri in linea d’aria da casa mia. Ho quindi potuto dare sfogo a questa passione con costanza».
Ti ricordi il tuo primo pesce?
«Ricordo nitidamente il primo polpo, catturato a Procida proprio sotto lo sguardo vigile di mio nonno che, avendomelo indicato, lasciò a me l’onere della cattura. Ancora oggi ad amici e parenti racconta incessantemente la dinamica di quel tuffo, fregiandosi di avermi iniziato alla pesca. Devo dire che anche se la storia è stata raccontata centinaia di volte, resta sempre emozionante sentirla raccontata da lui».
Cosa ci dici della nuova avventura in casa Sigal?
«In realtà ci tengo a sottolineare che è stata una lotta tra me ed Emiliano durata anni. Io non volendo rovinare il rapporto di amicizia che abbiamo, ho sempre detto di no per evitare possibili incomprensioni e malumori, poi Emiliano per convincermi si è presentato con un’offerta economica a 4 zeri e quindi…. e quindi scherzo. Avevo deciso di prendermi un periodo di pausa dagli sponsor per le dinamiche che si instaurano, dinamiche che oramai tutti noi conosciamo. Parlando però con Emiliano mi sono reso conto che lui e la Sigal sono oramai uno dei pochi o, forse, l’ultimo brand che crede ancora veramente nell’agonismo, offrendo agli atleti un supporto totale, oltre che prodotti di una qualità credo a oggi imbattibile sul mercato. Posso quindi dire di aver accettato per le persone che ci sono dietro al marchio Sigal».
Due parole sull’esperienza Mondiale?
«Sapevamo che sarebbe stata dura sin dall’inizio, sia per quanto riguarda la preparazione sia per il risultato finale. Per questo motivo abbiamo lasciato libera la mente, siamo arrivati lì senza preconcetti, avendo studiato bene tutti i Campionati precedentemente svolti in quelle acque. Credo sia stato il segreto per il grande risultato finale che abbiamo ottenuto, giorno dopo giorno abbiamo incamerato informazioni dalla preparazione e abbiamo iniziato a plasmare un’idea di gara, studiando tutti nei particolari. Eravamo pronti a pescare in qualsiasi modo e per esclusione, alla fine, SI è optato per un misto che si è rivelata essere la scelta quasi vincente. Paradossalmente, le condizioni più penalizzanti per noi erano proprio quelle che poi si sono verificate in gara. Dopo aver passato 20 giorni nelle onde alte 2 metri con delle volte un solo metro di visibilità, non eravamo sicuri di quello che sarebbe accaduto con condizioni che non si erano mai verificate prima in preparazione. Il campionato è stato un susseguirsi di emozioni, veder macinare pesci rispettando alla scaletta fatta è stata una vera goduria».
Regolamenti: cambieresti qualcosa?
«Bisogna uniformarsi quanto più possibile ai regolamenti internazionali per avere atleti sempre più competitivi. Siamo riusciti, inoltre, a creare un precedente come Maratea sub, dopo lunghe discussioni con la capitaneria, per ottenere una deroga per i giorni di gara dell’Ordinanza balneare e quindi per far svolgere il Campionato senza limitazioni di distanze dalla costa, dando la possibilità a tutti di esprimersi. Questo mi sembra un primo passo importante».
Il tuo posto del cuore sott’acqua?
«Sono oramai 15 anni che pesco regolarmente a Ponza, isola che mi ha rapito il cuore, che mi ha cresciuto e plasmato facendomi fare il salto di qualità. Ogni parte del mio corpo freme e vibra prima di una trasferta sull’isola, che spero un giorno diventi la mia casa».
La preda preferita?
«Dentice»
Hobby oltre allo pesca?
«Per me pescare non è più un hobby, ma un’ossessione ormai da anni. Detto questo, mi piace nuotare in piscina, dove mi alleno costantemente durante l’inverno, sempre in via propedeutica alla pesca».
Cosa fai nella vita… oltre a pescare?
«Sono un imprenditore, ho delle aziende di produzione di borse in Cina e mi appoggio attraverso dei partner anche in Vietnam, Tunisia, Turchia e, ovviamente, made in Italy. Ho anche delle società di consulenza legate alla moda, che offrono servizi del settore e, a livello personale, investo in real estate. Ho investito anche in startup. Insomma, sono una persona che cerca sempre stimoli nuovi e sono abbastanza “Brava” nell’investire in qualsiasi cosa reputi interessante».