Ci troviamo lungo uno dei tratti più impervi e frastagliati della Galizia, dove, anche se l’onda oceanica raramente dà tregua, uno studio accurato dei ridossi consente quasi sempre di scendere in acqua. Una volta imparato a conviverci, le belle catture non mancheranno
Alberto Martignani
Se studiamo, su una mappa satellitare, il tratto di costa a nord di Cabo Vilán, rimarremo stupiti dalla sua conformazione tormentata: una serie ravvicinata e quasi parallela di speroni rocciosi che si staccano perpendicolarmente da una ripida scogliera, simili agli artigli di una gigantesca belva pronta a ghermire lo sventurato navigante.
Non molto distante da questa località, una delle tante stradine polverose che attraversano i boschi di pini ed eucalipti consente di raggiungere un vecchio cimitero sul pendio scosceso che conduce all’oceano: è il cosiddetto “Cemiterio dos Ingleses” e ospita le spoglie delle 175 vittime del naufragio della cannoniera inglese HMS Serpent, scagliata da una tempesta a infrangersi su queste rocce nel novembre del 1890. Solo 3 furono i superstiti...
In realtà, numerosissimi risultano, lungo tutto il frastagliato profilo costiero, le croci votive, a memoria delle tante tragedie del mare di cui questo tratto centrale di costa galiziana, denominato non a caso, “Costa da Morte”, è stato testimone.
Una ventina di chilometri a nord di Cabo Vilán, la costa è interrotta da una di quelle profonde insenature che qui chiamano rias, molto simili, come morfologia e origine geologica, ai fiordi norvegesi. E' la cosiddetta Enseada de Laxe, teatro della nostra trasferta di pesca.
La logistica
Laxe, importante centro peschereccio, ma attualmente anche centro balneare di una certa rinomanza, è stata la seconda tappa di un tour estivo della Galizia effettuato ad agosto. In mancanza di voli diretti da Bologna, mi sono trovato nella necessità di fare scalo a Barcellona, da dove prendere poi un volo interno con destinazione La Coruña.
Prima tappa del viaggio è stata la località di Corcubion, presso Fisterra (di cui abbiamo parlato in un pregresso articolo). Da qui, ho successivamente raggiunto Laxe (circa un’ora di automobile), ove ho soggiornato presso un moderno complesso turistico (Apartamentos Vida Mar).
Il meteo
Nei primi giorni a Laxe (come del resto durante quasi tutto il periodo trascorso a Corcubion) le condizioni meteo non sono state particolarmente favorevoli, caratterizzate da cielo nuvoloso e da pioggia frequente, ma soprattutto da un persistente e gelido vento da nord-est, responsabile di un sensibile raffreddamento delle acque costiere (sino a 12 gradi nella zona di Corcubion, fortunatamente mai sotto ai 14, a causa della differente esposizione, a Laxe e dintorni). Poi la situazione è migliorata, essendo il vento a un certo punto girato da sud-ovest. Tale condizione si è mantenuta negli ultimi tre giorni, associandosi a un blando riscaldamento delle acque (15 gradi) e alla ricomparsa del sole, sebbene alternato a qualche fugace piovasco.
Per quanto concerne le condizioni dell’oceano, bisogna tenere conto del fatto che in Costa da Morte il mare calmo praticamente non esiste. La risacca atlantica si fa sempre sentire ovunque, ma il carattere particolarmente frastagliato del litorale fa sì che sia spesso possibile (tranne che in caso di tempesta) trovare un ridosso ove poter scendere in acqua in condizioni accettabili.
Le zone di pesca
Le condizioni migliori, corrispondenti al picco di alta marea, si configuravano inizialmente al mattino molto presto. Per evitare pertanto levatacce antelucane e lunghi spostamenti in automobile lungo le tortuose stradine costiere, ho effettuato le prime uscite nei dintorni di Laxe.
Dal centro del paese, pochi minuti di automobile sono sufficienti per raggiungere, sul versante occidentale del piccolo promontorio su cui sorge la cittadina, la cosiddetta Praia dos Cristais, così chiamata per le miriadi di frammenti vetrosi multicolori qui accumulatisi per l’azione della risacca. Questa spiaggetta costituisce una nota attrazione turistica, ma rappresenta anche un buon punto per scendere in mare, soprattutto in presenza di vento da nord-est, dal quale è ridossata.
Dirigendosi a sinistra, una volta tagliata la profonda insenatura che subito si incontra, si arriva a una parete di roccia, alla base della quale inizia un interessante bassofondo con massoni, tane e scogli affioranti.
Si pesca con una tecnica mista di agguato-aspetto, nella risacca, mantenendosi nella fascia, ampia una decina di metri, corrispondente all'escursione di marea, in cui l'alga laminaria non cresce. Sono presenti, 100, 150 metri al largo, anche alcuni gruppi di grossi scogli affioranti, che bisogna tuttavia individuare e mappare visivamente non oltre la prima metà della fase di marea crescente, in quanto successivamente vengono sommersi e scompaiono alla vista.
Il tratto di costa rocciosa prosegue, mantenendosi sempre interessante, con alternanza di piccole punte e rientranze, per oltre 800 metri, sino alla successiva grande Praia de Soesto.
Altrettanto, se non più interessante e ricco di pesce, il tratto a destra della spiaggia. In questo caso, considerando che si va verso la punta del promontorio, distante circa 600 metri, può accadere che onda e risacca si facciano sentire con maggiore intensità mano a mano che si avanza.
L'altezza e la potenza delle onde vanno sempre attentamente ponderate, dal momento che difficilmente risulteranno equivalenti in tutti i punti del nostro percorso. Dove il fondale si alza repentinamente, l'onda sollevata sarà maggiore, e potrà configurare un rischio per il sub, che dovrà tenersene alla larga, evitando di avvicinarsi troppo a terra. Lo stesso dicasi per la risacca che, seppur meno pericolosa, potrebbe “grattugiarci” sugli scogli in maniera tutt'altro che piacevole.
Dopo aver esplorato i fondali del promontorio di Laxe, partendo sempre a pinne dalla Praia dos Cristais, ho esteso il mio raggio d'azione sino a raggiungere il versante antistante dell'enseada, ove si trova la cittadina di O Porto de Corme.
Il progressivo spostarsi verso le ore centrali della giornata del picco di alta marea, mi consentiva infatti, a questo punto, di non dovermi sottoposte ad alzatacce per raggiungere la zona di pesca.
Per arrivare a O Porto de Corme, bisogna costeggiare il fondo dell'insenatura, caratterizzata dalla foce del fiume Anllòns e da estesi banchi sabbiosi coperti e scoperti dal gioco perenne delle maree.
Il percorso non richiede più di mezzora. Attraversata O Porto do Corme si può proseguire sino al cosiddetto Faro Roncudo, al vertice di un piccolo promontorio, dove scendere abbastanza agevolmente in acqua da almeno due punti, diversamente ridossati. Il primo è individuabile sul versante meridionale del promontorio, a neanche 300 metri dal faro. Si parcheggia l'auto in corrispondenza di uno spiazzo attrezzato per i pic-nic (merendeiro do Roncudo) e si prosegue a piedi, lungo un sentiero breve, ma abbastanza ripido, sino a toccare l'oceano in corrispondenza di una profonda insenatura triangolare, che consente di entrare in acqua da una posizione sicura e riparata.
Nell’insenatura l’acqua è sempre torbida e piena di frammenti sospesi di laminaria morta, ma deve essere un posto buono per le spigole perché, all’aspetto, ne ho attirate parecchie, seppur di piccole dimensioni. Una volta fuori dalla zona riparata si ritorna a essere in balia della risacca.
L’itinerario verso destra, ossia verso il vertice del promontorio, è più impegnativo in questo senso, anche per la conformazione più aspra del fondale, con lame di roccia e scogli affioranti ai quali occorre prestare attenzione.
Bello anche il percorso verso sinistra, dove incontreremo uno scoglio affiorante al largo di una corta punta e, subito dopo, una rientranza abbastanza ampia con un’interessante zona di bassofondo non “infestata” dalla laminaria.
Il secondo punto d'immersione, che ho sfruttato positivamente
l’ultimo giorno di vacanza, allorchè il vento e il mare erano virati decisamente da sud-ovest, si trova subito a destra del faro e del antistante parcheggio.
La discesa in acqua è abbastanza agevole e consente di accedere a un’alta e selvaggia costa rocciosa, priva di strade e senza altri accessi da terra. La pesca è molto divertente su questo tratto grazie, oltre che alla ricchezza di vita, anche all’estrema variabilità della morfologia del terreno, che consente di applicare tecniche diverse.
Ad esempio, in corrispondenza della punta che si incontra a circa 600 metri dalla zona di partenza, il fondale si alza a formare un'estesa piattaforma affiorante; al largo si trova una cigliata alla base della quale si può scendere leggermente più profondi, sino a 12, 15 metri, senza trovare laminaria sul fondale roccioso. Bisogna solo fare attenzione, giunti in prossimità della piattaforma, a non essere catturati dai cavalloni sollevati dall’improvviso innalzamento del terreno!
L’ esiguità del tempo a disposizione non ha consentito di esplorare altri posti. Tuttavia, nelle lunghe scorribande in automobile lungo la costa, ho potuto mappare tutta una serie di punti davvero invitanti. Ad esempio, a Cabo Vilán la baietta di grossi ciottoli rotondi che s'incontra sulla sinistra della strada circa 200 metri prima di arrivare al faro. E’ ridossata da nord-est e consente di accedere a tratti di costa di una bellezza imbarazzante.
Lo stesso tipo di ridosso, ma parecchio più a nord, presenta una quasi analoga baietta collocata a sinistra del promontorio di Punta Nariga, anche in questo caso poco prima di giungere al parcheggio sotto il faro.
In condizioni di mare estremo, infine, si potrà pressochè sempre entrare in acqua, a nord di Faro Roncudo, dalla Praia da Barda, una spiaggetta sabbiosa profondamente incassata sul fondo di una profonda e stretta insenatura, i cui due versanti rocciosi sono entrambi pescabili!
Le prede
Il sarago maggiore. E’ il “re” di questi fondali. Stiamo parlando dei grossi saraghi atlantici, spessi talora come un elenco telefonico, divertentissimi da cacciare nella “rompiente”, ossia nel frangente dell’onda, oppure sul fondo delle baie o delle piccole rientranze della costa, dove accorrono a raccogliere il cibo trasportato dall’onda oppure messo a disposizione dal risalire della marea. Si cacciano con un misto di agguato-aspetto strisciando, adeguatamente zavorrati, sul fondo, con soste strategiche nei punti topici. Ci vuole tempismo per riuscire a inquadrare il bersaglio e scoccare il tiro nel momento di stanca della risacca. In alcune circostanze, intravvederemo per un istante il bersaglio senza riuscire a collimarlo per l’azione della corrente sul fucile. L’arma più efficace, a mio avviso, è un arbalete da 90, con allestimento abbastanza leggero, in maniera da avere brandeggio e rapidità di tiro. Da non tralasciare le grosse spaccature alla base delle rocce. Talora i saragoni sono intanati lì, dove sarà possibile sorprenderli. Per inciso, nonostante il pesce atlantico abbia fama di essere meno buono di quello mediterraneo, ho trovato questi saraghi ottimi da mangiare. Inoltre, non “esplodono” mai durante la cottura, come purtroppo si vede fare sempre più spesso a quelli nostrani.
La spigola. Era la grande speranza di questa trasferta, ed è un po’ mancata… Il mese di agosto non era certamente il periodo più promettente per trovarne, e anche il vento da nord-est, che ha raffreddato e reso eccessivamente limpide le acque, ha fatto il suo. Non a caso, l’unico grosso esemplare (stimato circa 3 chili) l’ho incontrato il penultimo giorno, con vento già virato da sud-ovest: purtroppo il branzino, perfettamente centrato, è andato perduto a causa la rottura della sagola dopo il tiro (colpa mia che, evidentemente, non l’avevo controllata a dovere). Qualche cattura isolata non è mancata, ma solo esemplari di piccola taglia.
Il cefalo. In Galizia rappresenta una specie quasi infestante. Sono dappertutto, e parlo di esemplari spesso vicini ai due chili! Tuttavia, proprio questa abbondanza e la facilità con cui possono essere portati a tiro, fa sì che non rappresentino una preda appetibile dal punto di vista sportivo.
Il tordo. Si tratta dei grossi tordi atlantici (Labrus Bergylta), grosso modo analoghi, come aspetto e qualità delle carni, ai nostri marvizzi, ma di dimensioni medie molto maggiori. Vivono sempre a stretto contatto con la laminaria e, almeno i più grossi e scafati, non sono poi così banali da portare a tiro. Essendo però numerosi, non stimolano particolarmente lo spirito venatorio.
Il pesce balestra. E’ altrettanto poco sportivo, un po’ come il cefalo, però è più raro da incontrare e, per sua somma sfortuna, è squisito da mangiare. Per cui, allorchè lo si incontri, spesso in branco, oppure in coppia, raramente sfuggirà alla cattura.
Il grongo. E’ una delle specie più tipiche della zona, ove conserva un certo valore commerciale (a O Porto do Corme, sino a pochi lustri fa, esistevano ben tre stabilimenti per l’essicazione di questo pesce). L’ unico esemplare intravvisto me lo sono trovato sotto che strisciava tra i detriti trasportati dalla risacca. L’ ho catturato e non me ne sono pentito in quanto i grossi tranci ottenuti sezionandolo, dopo aver scartato la parte, eccessivamente liscosa, situata oltre l’apertura anale, si sono rilevati ottimi preparati in umido.
I percebes. Si tratta di un singolare crostaceo sessile, che vive in piccole colonie attaccato alle scogliere più impervie, nella fascia di escursione della marea. Costituisce un cibo prelibato e costoso, e la raccolta è riservata per legge alla potente corporazione dei Percebeiros. Lo stesso dicasi per i mariscos, i grossi mitili locali, la cui raccolta è vietata ai non professionisti.
Il polpo. Ogni tanto capita d’incontrarne, e non potrebbe essere altrimenti, visto che il piatto più tipico e conosciuto della Galizia è proprio il Purpo a feira. Contrariamente a percebes e mariscos la sua cattura è consentita al pescatore dilettante.
Cosa vedere...
La Costa da Morte è interessante e i momenti della giornata lasciati libere dalla pesca non andranno sprecati. Ad esempio, da provare le escursioni lungo la cosiddetta Ruta dos faros, un sistema di sentieri costieri che consente di accedere ai tratti più selvaggi e panoramici del litorale. Ci si potrà poi rilassare passeggiando nelle piccole cittadine portuali lungo la costa, come Malpica, Arou, Camelle e Camariñas, quest’ultima celebre per l’artigianato dei merletti.
Consiglio di provare l’ottima cucina galiziana, di cui si può approfittare a prezzi vantaggiosi per i nostri standard.
Siti interessanti da visitare, non lontano da Laxe, sono il grande Dolmen de Dombate e la cittadella fortificata di O Castro de Borneiro, monumentali testimonianze delle antiche civiltà che hanno dominato la zona dal Neolitico sino alla conquista romana.