I fondali, le prede, le tecniche e anche dove dormire e mangiare. Facilmente raggiungibile da Roma, è caratterizzata da un mare sempre limpido, dove insidiare i grossi saraghi in pochi metri di fondo come i dentici e le cernie nell’abisso. Attenzione in estate al traffico caotico di imbarcazioni
di Emiliano Brasini
Ed eccoci di nuovo in partenza, sveglia presto e direzione Terracina: da Roma si raggiunge comodamente con la via consolare Pontina in circa un’ora e mezzo di viaggio. Arrivo nel porto giusto il tempo per un caffè con Ermanno Mori, del punto vendita Mori Mare. Biglietti e via, si parte per le isole pontine, dove andremo a trovare il forte atleta Sigal, Salvatore Sandolo, "Panzatuosta", soprannome ereditato dal nonno, anche lui bravissimo pescatore locale.
Un’ora di traghetto veloce e sono a Ponza ,la più grande delle isole ponziane, di cui fanno parte anche Gavi, Zannone, Ventotene, Palmarola e Santo Stefano. Famosa per le sue coste e la natura selvaggia, ma anche per essere stata prima il confino degli oppositori politici al regime fascista, poi il luogo dell'esilio di Mussolini stesso.
Il porto è il giusto biglietto da visita dell'isola e ne esprime subito i colori e, soprattutto, l'anima dei ponzesi, un luogo dove tutto sembra essere confusionario e caotico, dove il porto commerciale si fonde con quello turistico, dove i motorini ti sfiorano sul lungomare strettissimo mentre decine di armatori si apprestano a comprare ghiaccio per le calde giornate estive e le mogli pane caldo nei numerosi alimentari presenti in banchina... tutto però avviene in un’armonia unica!
Come metto piede a terra, prima tappa nel negozio del mio grande amico Marcello Mazzella, dove la birretta è un rito irrinunciabile, e poco importa che sia tarda mattinata, mica devo pescare oggi!
Qui mi viene a prendere Salvatore, super abbronzato e con un sorriso di chi la sa lunga, comincia l'avventura. Carichiamo l’apetta verde, eredità del nonno e ci dirigiamo verso casa, direzione le Forna. Il tragitto è mozzafiato, un paradiso incontaminato; si sale per una strada stretta circondata da arbusti di mirto e liquirizia e arrivati a Cala Feola lo spettacolo che ti si presenta è mozzafiato: Palmarola in tutta la sua bellezza, selvaggia e soprattutto disabitata.
Arrivati a casa ci sistemiamo e Salvatore, da abile cuoco, prepara il piatto forte della casa: spaghetti all'aragosta. Ponza è famosa per i professionisti della pesca a questo prelibato crostaceo, che ancora cacciano con le nasse fatte a mano.
Dopo pranzo, due chiacchiere davanti a un buon caffè su cosa ci aspetterà l’indomani. «A Ponza puoi fare tutti i tipi di pesca - mi spiega Salvatore -, ovviamente bisogna considerare il momento e, soprattutto, la presenza dei natanti, che in piena estate di certo non mancano! in inverno è possibile insidiare i grandi saraghi in acqua bassissima, in particolar modo nelle prossimità delle franate più importanti che caratterizzano la parte nord dell'isola, nei pressi del faro della guardia, Punta del Fieno oppure nelle vicinanze di Punta Capo Bianco, tutti posti accessibili esclusivamente con il gommone, a meno che non ti voglia arrampicare per i sentieri delle caprette di montagna! L'altro spot interessante è a Palmarola, il versante che guarda Ponza, soprattutto tra lo Scoglio della Forcina e Cala Brigantina, dove non è raro incontrare esemplari oltre il chilo nascosti sotto le difficilissime lastre di arenaria sparse tra la posidonia.
«In primavera e in autunno pesca quasi sempre all'aspetto dentici e barracuda - mi racconta ancora Salvatore -; vado principalmente sulla dorsale tra Ponza e Zannone, nei pressi della Secca del Varo, dove ci sono risalite repentine con cappelli tra i 15 e i 20 metri e dove, in giornate con condizioni ottimali di corrente e visibilità, è possibile imbattersi in branchi di centinaia di esemplari tra i 3 e i 5 chili di peso. Qui è poi possibile insidiare grosse corvine nei primi 25 metri di profondità. Accade allo Scoglio di Gavi, un posto caratterizzato da strisce di grotto avvolte da praterie di posidonia».
L'estate è, nonostante l'enorme affluenza di turisti, sicuramente la stagione migliore. «Purtroppo le profondità aumentano notevolmente e sono costretto a pescare a quote importanti per poter insidiare i grandi dentici, Uso il piombo mobile e nonostante la mia giovanissima età vanto prede da sogno, con la cattura di diversi esemplari oltre gli 8 chili.
«Quando di questi predatori non si vede l'ombra, mi dedico alla pesca in tana ai grossi serranidi, che sono ancora ben presenti ma che ogni anno aumentano le profondità delle proprie abitazioni. A differenza di tutto il Lazio, dove si tende a far intanare la cernia, qui l'azione va a buon fine solo praticando lunghi agguati in prossimità del terreno; occorre essere quasi invisibile fino ad arrivare in prossimità della tana: se si riesce a sparare al pesce in prossimità dell'entrata, c’è qualche possibilità di aver ragione del serranide, altrimenti diventa praticamente im possibile in quanto si tratta sempre di tane inaccessibili».
Un luogo segreto?
«Adesso mi chiedi troppo! Diciamo che nei pressi dello Scoglio della Botte ci sono alcune risalite non segnate nelle carte nautiche commerciali. Sono cinque per l'esattezza, le ho chiamate la "corona" perchè sono posizionate in una maniera tale da formare proprio il regal cappello. Risalgono da oltre 100 metri di profondità, dolcemente, fino ai 60, creando queste punte sul filo dei 50 metri! Un vero paradiso, dove la mangianza difficilmente manca, un’oasi dove tra settembre e novembre la presenza di pelagici è costante, soprattutto al calar del sole. Certo, data la profondità è un posto riservato a pochi, ma con tanta dedizione e sacrifici, metro dopo metro e con allenamenti specifici, sono ormai quote che sento mie. Qui, in autunno inoltrato ho avuto la fortuna di incontrare diverse ricciole di mole e ho avvistato un tonno enorme, per fortuna fuori tiro!».
Dove consiglieresti di dormire a Ponza?
«Sicuramente mi affiderei all’Azzurra Residence, che soddisfa qualsiasi tipo di esigenza dei pescatori, oppure al B/B Casa Giulia; si trova in località San Antonio ed è facilmente raggiungibile dal mare o dal porto turistico».
E per mangiare?
«Sull'isola si mangia bene ovunque. Certamente un posto da visitare per chi è allenato o ha una barca è La Marina, a Cala Feola, proprio sotto casa mia. Vi si accede tramite 300 gradini in discesa e si smaltisce la mangiata con 300 gradini per risalire. In alternativa si ba in barca all'approdo naturale di Cala Feola, che è proprio davanti al ristorante. Consiglio la parmigiana di pale di fico, una specialità locale cucinata con le pale di fico d'india giovani, una bontà. Un altro ristorante dove si sta davvero bene è AcquaPazza, famoso per le specialità di mare. Altro locale degno di nota, che propone una cucina locale ma rivisitata con un tocco gourmet, è Gamberi e capperi, situato nei pressi di San Antonio dove mi sento di consigliare il piatto principale, appunto gamberi e capperi sfumati al brandy; oltre che scenografici sono veramente buoni! Per una colazione tipica ponzese, dove tutto viene fatto in casa, dai dolci ai pasticcini, andate alla pasticceria Gildo, in piazza Vitiello, sul corso principale dell'isola».
Se mi servisse affittare un’imbarcazione?
«Sull'isola ci sono tante persone che organizzano gite per turisti, ma nel caso nostro mi sento di consigliare il noleggio Da Luisa, dove è possibile affittare gommoni già con Gps ed ecoscandaglio di ultima generazione. Ovviamente, nel punto vendita di Marcello Mazzella è possibile trovare tutti gli articoli che possano servire a un pescasub. Si trova sulla banchina di Fazio, proprio vicino al traghetto».
Ti ringrazio per le dritte! E' giunta l'ora di affilare le punte e preparare le attrezzature per l’indomani. Dopo tutti questi racconti non vedo l'ora di immergermi in queste acque cristalline, dove testeremo i nuovissimi fucili di casa Sigal. Ma questa è un'altra storia...